Il regionalismo e l’autonomia differenziata possono essere una concreta opportunità di crescita per i territorio, ma con paletti precisi e un perimetro ben delineato. “Senza che ci sia una Regione privilegiata e dunque all’interno di una legge quadro, evitando una trattativa e in un’intesa tra Stato e singola Regione”. Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, sintetizza così la richiesta che da più parti di Italia si muove verso un regionalismo più accentuato. Riprendendo quindi la lezione di uno dei grandi toscani, Pietro Calamandrei che, come ricorda Giani, è “uno dei padri del regionalismo”.
Una sfida per un futuro non tanto lontano, che non crei regioni di seria e di serie b, ma che porti semplificazione e meno burocrazia. Un tema di costante attualità – se ne parla da lameno cinque anni – ma che in Toscana diventa approfondimento con la Festa della Regione che ritorna dopo mezzo secolo per celebrare quel 7 e 8 giugno che ne sancì la nascita, rispettando così i dettati costituzionali. A Palazzo Strozzi Sacrati, la sede della Regione, una mostra sulla prima elezione e un convegno sull’autonomia differenziata celebrano questa importante ricorrenza.
Il regionalismo differenziato per una maggiore autonomia su alcune materie
Il convegno sull’autonomia differenziata, martedì 7 giugno, ha approfondito questioni e tempi. Insieme al presidente Giani è intervenuta la ministra per gli affari regionali, Mariastella Gelmini, e Vannino Chiti, presidente della Tosvana dal 1992 al 2000. Ma di autonomia differenziata se ne parla in Italia da almeno il 2017, da quando tre regioni – Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – hanno avviato un percorso che ha portato alla firma, a febbraio del 2018, di altrettanti accordi preliminari di regionalismo differenziato. Oggi sono nove le regioni che hanno avanzato richiesta: tra queste, oltre a Piemonte, Liguria, Marche, Umbria e Campania, anche la Toscana, che ha avviato il negoziato con il Governo. Ora l’idea comune di Regioni e Governo è quella di inserire il tutto all’interno di una legge quadro. “Speriamo – si augura Giani – che possa essere approvata dal Parlamento entro la fine della legislatura”.
“Non tutte le Regioni sono uguali e ci sono caratteristiche e peculiarità che con una maggiore autonomia possono essere meglio valorizzate”, spiega il presidente e come esempio cita i beni culturali e la geotermia: “In Toscana abbiamo il 20-25% dei beni culturali di tutta Italia – spiega – e la geotermia l’abbiamo solo noi e garantisce il 30% dell’energia che consumiamo in tutta la regione: oltre il 50% con idroelettrico e fotovoltaico”.
In generale, le materie d’autonomia su cui la Toscana nel 2018 aveva chiesto maggiori spazi sono: l’ambiente – prima in capo alle Province e ora alla Regione -, il lavoro, il coordinamento della finanza pubblica e delle autonomie locali, assieme all’istruzione tecnica professionale e la formazione, i porti (comprese le concessioni demaniali), l’accoglienza e assistenza ai rifugiati e la sanità, dove la richiesta di particolare autonomia riguardava allora l’organizzazione, la gestione delle risorse professionali e l’intramoenia, la formazione specialistica, le tariffe e la compartecipazione alla spesa, il patrimonio edilizio e l’equivalenza terapeutica dei farmaci.
“Stiamo definendo i contenuti della legge-quadro e ci auguriamo che prima del termine della legislatura ci sia la possibilità di approvare questo testo in Consiglio dei ministri per poi portarlo all’esame del Parlamento”, rassicura la ministra Gelmini.In particolare, l’attenzione si sofferma sui livelli essenziali di prestazione “che devono essere garantiti a tutti sull’intero territorio nazionale, come dispone l’art. 117 della Costituzione. Il testo della legge quadro di attuazione dell’art. 116 a cui stiamo lavorando parte dall’incontestabile dato di fatto che l’autonomia differenziata è un accordo bilaterale tra lo Stato e la Regione che la chiede. Pertanto, la legge quadro sarà rispettosa dei livelli essenziali di prestazione, prevedendo che l’autonomia non potrà essere data per quelle materie e funzioni già definite, sebbene possa costituire anche occasione per un nuovo impulso al loro processo di definizione assieme ai relativi costi e ai fabbisogni standard”.