Il progetto “Giunti – Odeon”, capitolo secondo: dopo la conferenza stampa, l’incontro aperto alla cittadinanza
“Sacrificare la platea per offrire alla città uno spazio nuovo, una libreria con un cinema, aperta anche all’arte, alla musica, alle esposizioni, alle letture dal vivo e al teatro”: questa, in estrema sintesi, la descrizione di come sarà il cinema Odeon il prossimo anno, quando diventerà lo spazio polifunzionale “Giunti-Odeon”, in base alla descrizione che ne ha fatto l’amministratore delegato di Giunti Editore, Martino Montanarini. Il progetto, nel dettaglio, è stato presentato il 24 maggio presso la sede di Giunti, nel corso di un incontro aperto alla stampa e alla cittadinanza, dopo che una conferenza stampa, svoltatasi all’Odeon lo scorso 13 maggio, aveva lasciato tutti con molti (troppi) punti interrogativi, e in seguito alla quale il critico d’arte e organizzatore culturale fiorentino, Leonardo Bigazzi, aveva lanciato una petizione sulla piattaforma change.org, che in pochi giorni ha totalizzato oltre 5000 firme, di persone comuni e molti nomi noti della cultura italiana e internazionale, tra cui Mario Martone, Shirin Neshat, Ferzan Özpetek, Volker Schlöndorff, Alessio Boni, Cristiana Capotondi, Pierfrancesco Favino, Luigi Lo Cascio, Fabrizio Gifuni, Vittoria Puccini, Dacia Maraini, Virgilio Sieni e Sandro Veronesi.
Odeon, un “sacrario del cinema”, di ieri e di oggi
Perché l’Odeon non è un cinema qualunque: è una delle ultime sale aperte nel centro storico fiorentino; è un presidio culturale nel cuore della capoluogo toscano; è un capolavoro di art déco, essendo stato realizzato nel 1922 dai noti architetti Coppedé e Piacentini, all’interno di un palazzo di epoca rinascimentale; è stato il cuore pulsante degli eventi cinematografici fiorentini, con rassegna “50 Giorni di Cinema Internazionale a Firenze”, e lo è ancora, grazie ai tanti film che propone; è per antonomasia il luogo dove si proiettano film in lingua originale; è un cinema dalla lunghissima tradizione, dove si sono svolte anteprime, rassegne, presentazioni, dove sono passati registi del calibro di Paolo e Vittorio Taviani, Bertrand Tavernier, Nanni Moretti, gli attori James Ivory, Ralph Fiennes, Isabella Rosselllini (solo per citarne alcuni) e tanti altri nomi noti del cinema internazionale; è la sala immortalata dalla pellicola Good Morining Babilonia dei Taviani; in suo onore, il festival del cinema francese di Firenze è stato chiamato “France Odeon”; in poche parole, è una sorta di “sacrario del cinema”, di ieri e di oggi.
Tutti i dettagli del progetto “Giunti – Odeon”
La principale preoccupazione, dei firmatari della petizione – e non solo – era che la nuova configurazione della storica sala seguisse le orme di un altro cinema (tra l’altro facente capo, come l’Odeon, sempre alla famiglia Germani), il Gambrinus, oggi diventato un ristorante per turisti, di proprietà di una nota catena di ristorazione internazionale. “Un altro “mangificio” a Firenze?” – si sono domandati in molti. Nel corso dell’incontro, al quale ha partecipato, oltre a Martino Montanarini, Gloria Germani (che rimarrà la direttrice della parte cinema di “Giunti-Odeon”), sono stati chiariti molti punti e anche fugate le principali preoccupazioni.
Il nuovo spazio polifunzionale “Giunti Odeon” – ha spiegato Martino Montanarini – vedrà nascere una libreria nell’attuale platea, andando ad occupare i 450 mq a disposizione, su una superficie totale del cinema di 1500 mq (rispettando così il vincolo imposto Comune di Firenze, che consente di destinare il 40 percento delle sale ad attività commerciali, per sostenerne i costi); conserverà il cinema nell’attuale galleria dell’Odeon; i film saranno proiettati con il buio in sala, come da tradizione, quando la libreria sarà chiusa, esclusivamente la sera, prevendendo una proiezione al giorno. Durante il giorno, invece, oltre alla libreria, si terranno sul palco letture dal vivo, concerti – in collaborazione con le scuole di musica – esposizioni d’arte e letture dal vivo. L’attuale spazio al primo piano, la cosiddetta “Sala degli specchi”, diventerà un luogo di studio, lettura, socialità; alla ristorazione sarà destinato uno spazio limitato, di circa 70 mq, attualmente sotto-utilizzato, prospiciente via De’ Vecchietti, avvalendosi del punto bar già esistente (mentre la cucina sarà in spazi esterni al cinema); sarà realizzato un “monta-persone”, che consentirà a chi ha mobilità ridotta di poter salire al primo piano. La galleria sarà ristrutturata e vi verranno posizionate 185 nuove sedute, più confortevoli rispetto a quelle attuali. Lo schermo cinema sarà sempre lo stesso: in più, durante il giorno, ci sarà uno schermo mobile Ledwall, per la visione di documentari a flusso continuo, visibili liberamente e udibili con cuffie Bluetooth. La platea tornerà ad essere a raso terra (come era in origine), senza il rialzo e i tre scalini (creato per dare pendenza alla platea) che ne limitano l’accessibilità per chi ha problemi di mobilità. Il nuovo progetto – ha proseguito nella descrizione Martino Montanarini – prevederà la conservazione degli attuali posti di lavoro e in più verranno assunte altre 35 persone.
Le sale cinematografiche a confronto con una crisi senza precedenti
A motivare la trasformazione del cinema Odeon in una “libreria con un cinema, aperta alle altre arti”, è stata Gloria Germani, esercente di lunga esperienza, che ha messo l’accento sulle ingenti perdite di spettatori (ha registrato, nel periodo post-pandemia un – 65% di presenze); la mancanza di film adatti a riempire la sala (i migliori film, ha detto, sono oggi destinati alle piattaforme in streaming, diventati dei veri colossi); la difficoltà rappresentata dall’essere una mono-sala, a differenza di altri cinema a Firenze, che hanno avuto la possibilità di realizzare due o più sale nelle loro strutture. Tutto ciò a fronte di aiuti pubblici, come il tax credit, a suo dire del tutto insufficienti a far fronte alla crisi.
L’Odeon, a cento anni dalla sua creazione, non sarà più lo stesso
Resta il fatto che l’Odeon, proprio nell’anno del suo centenario, non sarà più un cinema, ma sarà, appunto, come è stata descritta, una libreria con un cinema e spazi aperti alle altre arti. Se è quindi da una parte vero che quel famoso 40 percento che le sale possono destinare ad attività commerciali, per finanziare la propria sopravvivenza, sarebbe potuto andare ad attività non culturali, molto più strindenti con il cinema rispetto ad una libreria (moda o telefonia ad esempio?), dall’altra è anche vero che forse si sarebbero potute tentare altre strade, per far rimanere l’Odeon solo e “semplicemente” un Cinema. E’ lo stesso Leonardo Bigazzi, promotore della petizione per conservare e tutelare il cinema Odeon, ad affermarlo: “avere solo 185 posti in galleria è una fortissima riduzione, con tutte le conseguenze che questa comporta” – afferma. “Facendo poi un breve calcolo, se oggi si svolgono quattro proiezioni al giorno e invece, con il progetto “Giunti – Odeon”, se ne svolgerà solo una al giorno, è evidente che la programmazione cinematografica si ridurrà del 75 percento. Allora perché non pensare di lasciare il cinema Odeon così com’è e dedicare alcuni giorni della settimana ad affitti-sala, per sostenere il cinema? Alla presentazione di oggi è stato affermato che l’Odeon ha già svolto molti affitti-sala per sostenersi, come eventi privati, convegni, meeting, ma questa non è stata considerata una strada percorribile per salvare il cinema”. “Per quale motivo?” – si domanda Bigazzi – “visto che gli affitti-sala avrebbero lasciato l’Odeon nell’attuale fisionomia e configurazione di cinema?“. Inoltre, “Perché non è stata tentata fino in fondo la strada del finanziamento pubblico?”. “A questo punto – scrive Bigazzi sul suo profilo Facebook – il nostro appello non può che essere rivolto alle istituzioni pubbliche perché facciano tutto il possibile perché questa trasformazione non avvenga e si trovino soluzioni alternative“.
Insomma, la presentazione del progetto “Giunti – Odeon”, seppur dettagliata e descrittiva di caratteristiche interessanti e positive (se si andassero a realizzare, ad esempio, in uno spazio di nuova costruzione), non basta a placare le critiche e non soddisfa quanti vedono in questa trasformazione uno snaturamento, la perdita di uno spazio prezioso per il cinema, di una sala storica nel centro di Firenze. Il tutto in attesa del nuovo capitolo della saga: il parere della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, che potrebbe portare a rivedere, anche solo in parte, la configuarzione del progetto.