Un’opera degli Uffizi sottratta alle razzie dell’esercito nazista e alle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale sarà esposta da domani all’8 gennaio 2023 al museo di Arte Sacra di San Piero in Mercato a Montespertoli , nell’ambito del progetto Terre degli Uffizi, realizzato dalle Gallerie insieme alla Fondazione CR Firenze, all’interno dei rispettivi progetti Uffizi Diffusi e Piccoli Grandi Musei.
Si tratta di una predella di bottega fiorentina quattrocentesca, un gradino dipinto che stava alla base di una pala quadra rinascimentale, dove sono raffigurate storie di San Pier Martire e, nel riquadro centrale, Cristo in pietà. Nell’ambito della mostra, la tavola si connette armonicamente con le opere coeve già presenti nel museo e provenienti dal territorio.
Il “viaggio” della predella
La predella, requisita da un convento durante le soppressioni napoleoniche degli edifici religiosi del 1808–1810, si trovava a metà Ottocento nella Galleria dei Quadri Antichi e Moderni dell’Accademia di Belle Arti, antesignana dell’attuale Galleria dell’Accademia. Durante la Seconda Guerra Mondiale trovò riparo nel vicino Castello di Montegufoni, antica rocca medievale della famiglia Acciaioli che ai primi del Novecento fu acquisita dalla famiglia dei nobili inglesi Sitwell e eletto dalla Soprintendenza di allora a rifugio per le opere d’arte. Quando i pericoli delle incursioni aeree costrinsero a mettere in salvo il patrimonio artistico fiorentino, Montegufoni accolse tra le tante opere in arrivo dagli Uffizi, anche veri e propri capolavori quali la Maestà di Giotto e i dipinti di Botticelli.
Oggi la predella, ritornando vicino al luogo del suo salvataggio, si fa testimone di un pezzo importante della storia del Novecento . Vengono alla mente le parole pronunciate in un celebre discorso del 1951 Piero Calamandrei:
“Le opere d’arte riguardano l’Essere, la Civiltà, lo spirito di un popolo. Sono vita, sono parte della nostra vita, del nostro spirito: non si possono perdere senza sentirsi mutilati, menomati nello spirito. Se un capolavoro d’arte si distrugge, è una zona della nostra memoria che si oscura […] Lo stesso durante la guerra: stavamo in pensiero per le persone care che erano lontane, ma anche per queste opere, disperse nel grande campo di battaglia, delle quali non avevamo notizia. Forse anche più, perché gli uomini son destinati a passare, ma le opere d’arte sono fatte per restare, per sopravvivere, per testimoniare la continuità della civiltà e per segnarne il punto d’arrivo, e la potenziale eternità”
Eike Schmidt: “Tanti interrogativi ancora aperti”
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Una predella senza la pala a cui era connessa, di una bottega fiorentina del Quattrocento ancora misteriosa: mettere temporaneamente questa opera nel Museo di Montespertoli la sottopone allo scrutinio degli studiosi e dei curiosi, nella speranza che qualcuno risolva i molti interrogativi che l’opera lascia ancora aperti. Si tratta di un’operazione insolita, perché non propone soluzioni dall’alto ma intende, al contrario, stimolare la curiosità e la partecipazione dei visitatori. Le ‘Terre degli Uffizi’ diventano, così, anche un’occasione di dibattito scientifico”.
sfoglia la galleryIl castello di Montegufoni, rifugio delle opere d’arte
Appena fuori dal paese di Montespertoli, il castello di Montegufoni è antico edificio medievale del quale fu proprietaria una famiglia fiorentina di ricchi banchieri, gli Acciaioli. Pare vi sia nato Niccolò Acciaioli, amico di Petrarca e Boccaccio. Intorno alla metà del Seicento, anche su sollecitazione di Cosimo II de’ Medici, fu radicalmente ammodernato diventando un punto di incontro per la nobiltà fiorentina fino a tutto il Settecento. Dopo numerosi passaggi di proprietà avvenuti nel corso dell’Ottocento, nel 1909 la rocca fu acquistata dall’inglese Sir George Sitwell, per il figlio Sir Osbert. I Sitwell elessero a stabile dimora il castello solo nel 1966, ma anche in precedenza vi soggiornarono a lungo, invitandovi artisti e letterati e investendo in lavori di abbellimento e arricchimento fra i quali, nel 1922, le decorazioni con maschere e Arlecchini eseguite da Gino Severini. Durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo la requisizione dei beni ai Sitwell che in quanto britannici erano per l’Italia nel novero dei nemici, il castello fu eletto dalla Soprintendenza di allora a rifugio per le opere d’arte, in quanto lontano dal passaggio della linea del fronte. In più consegne le opere arrivarono a Montegufoni nel novembre del 1942 per rimanervi fino al 1945; ne fu custode Guido Masti, poi per questo insignito del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica
durante la Seconda Guerra Mondiale fu nascosta insieme alla Venere, alla Primavera, alla Maestà di Giotto e tante altre opere nella rocca di Montegufoni, dove l’arte trovò rifugio dalle distruzioni e dai saccheggi