“Disgraziato di un domani” è il nuovo album di Stefano Pomponi in arte Effenberg, uscito per Sound To Be su tutte le piattaforme digitali.
C’è un filo conduttore che tiene uniti i brani di questo intenso album di Effenberg; è la voglia di raccontare storie sulla nostra società, sull’amicizia, sull’amore e anche sulla morte.
Disgraziato di un domani tratteggia le figure di una serie di personaggi a volte reali, altre volte immaginari. Vivono tra le canzoni, in bilico tra realtà e spiritualità, consistenza e astrattezza.
La poetica e la sottile ironia di Effenberg non sono mai forzate o ridondanti ma sanno essere pungenti e offrono diversi spunti di riflessione.
Effenberg presenterà il suo nuovo album il 5 maggio al Daccapo-Sistema di riuso solidale di Lucca e l’11 maggio all’Arci Bellezza di Milano.
Ecco la nostra intervista
Ciao Stefano! “Disgraziato di un domani” è un titolo un po’ forte, come mai l’hai scelto?
Il titolo per me è ironico, se avessi voluto calcare la mano su un aspetto negativo avrei usato un’altra parola, ho usato la parola “disgraziato” perchè mi ricorda quando me la dicevano le nonne, ha una sorta di leggerezza, come “mascalzone”. Effettivamente all’interno del disco c’è un forte critica alla società, in tanti pezzi viene fuori un pensiero un po’ amaro perchè è quello che sento e quello che vedo tra pandemia e guerre.
Nella canzone “Ciccio” dici “siamo ostaggi di un cretino” a me viene in mente una persona in particolare di cui non dirò il nome…
Sai che la cosa buffa di quel pezzo è che l’ho scritto due o tre anni fa, ma ogni volta che è cambiato il Governo ci stava sempre bene. Spero che quel pezzo non funzioni all’infinito e che qualcosa cambi davvero. Però al momento ha sempre funzionato.
C’è una canzone che immagino tu abbia scritto prima della guerra in Ucraina e che però ora suona diversamente “Carro armato” in cui tu parli di relazioni tra le persone, non di guerra
Sì, l’ho scritta prima, con Carro armato alludevo al carattere di una persona che andava avanti su tutto, proprio come un carro armato. E’ una canzone che parla di relazioni che finiscono, dei rapporti che si instaurano quando le storie finiscono e della mia voglia di scappare.
C’è una canzone del disco che mi è piaciuta particolarmente che è “Bucato” in cui tu parli della tua nonna che ora non c’è più. Mi ha commossa perchè parli del dolore della perdita senza però mai dire che eri triste o che stavi male però si percepisce molto bene
Per me quella è una canzone allegra, perchè parla di un argomento che per la nostra società non è allegro, ma succede tutti i giorni e nasconderlo e non parlarne è proprio quello che rende certi argomenti tristi. In realtà per me è allegra perchè parla di un trapasso che da come l’ho vissuto io e da come credo l’abbia vissuto mia nonna è stato davvero naturale. Tutti avremo un po’ di paura in quel momento ma in questa canzone ci si concentra sugli aspetti eterni del carattere e dell’anima.
Musicalmente “Disgraziato di un domani” mi ha ricordato molto un altro disco, “Un meraviglioso declino” di Colapesce, per il sound e la malinconia
Sai che nelle prime recensioni del disco due parlavano proprio di Colapesce. Io quel disco lo conosco ma non lo ascolto da anni, può darsi che ci sia questa similitudine perchè forse mi è rimasto un po’ dentro. Colapesce è un autore che mi è sempre piaciuto.
Come hai lavorato al disco?
L’ho scritto a Lucca, ci ho messo circa tre anni. Ci sono anche altri pezzi che poi non sono entrati nel disco, forse un giorno usciranno. L’ho registrato e prodotto a Milano. Ironia e amarezza convivono in questo disco.
Stai per tornare in tour, cosa ti aspetti?
Di solito non vivo benissimo le prime date, solo dopo un po’ mi godo il momento in cui suono. Stavolta vorrei divertirmi con tutti quelli che verranno a vederci.