Agriturismi falcidiati dalla pandemia. Il valore della produzione in Italia è stato dimezzato pur restando invariato il numero delle attività. La Toscana ha accusato il colpo ma le aziende agricole hanno saputo reagire puntando sulle filiere locali e multifunzionalità e diversificando l’offerta con turismo del vino e dell’olio.
Al crollo di arrivi e presenze straniere ha risposto ad esempio puntando sul turismo interno. Si è assistito a un ribaltamento delle percentuali in termini di arrivi e presenze. I dati sono stati diffusi in occasione del convegno ‘Agriturismo e multifunzionalità. Scenario e prospettive future del settore’, organizzato da Ismea a Firenze.
Agriturismi, il quadro a livello nazionale
“Il Covid ha ridotto alla metà il valore della produzione, cioè si è passati da circa 1,56 miliardi a circa 800milioni di valore complessivo prodotto. E il numero degli agriturismi è rimasto lo stesso, circa 25mila, quindi anche il valore prodotto da ogni singolo agriturismo è passato da circa 63mila euro a circa 32mila euro” così Fabio Del Bravo, dirigente dei servizi per lo sviluppo rurale dell’Ismea, ha spiegato l’andamento a livello nazionale. In termini di pernottamenti, con il Covid “si è fatto un passo indietro di dieci anni” con un calo del 34%.
Agriturismi, il calo minore
“È il minore arretramento tra tutte le forme di pernottamento in Italia – ha aggiunto Del Bravo -. È l’impatto minore registrato nei vari segmenti, perché i fattori di vantaggio competitivo degli agriturismi sono la connessione con l’attività agricola, la continuità operativa delle 25mila imprese, le dimensioni piccole quindi una gestione familiare, e la distribuzione capillare tutto il territorio” ha ribadito Del Bravo a proposito del Rapporto Agriturismo 2021 di Ismea.
La situazione in Toscana
Gli ultimi due anni si sono fatti sentire in Toscana. L’impatto della crisi pandemica ha avuto ripercussioni sull’economia agricola tra il 2019 e il 2020: tra le perdite maggiori Bolzano (-17%) e Trento (-10,2%), poi Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta (-9,5% e -9,3%), Toscana (-8,2%) e Lombardia (-0,6%). Tracollo delle attività secondarie, in particolare agrituristiche. Si registrano le perdite a Bolzano e Trento (-42,5%), in Toscana (-44%) e in Valle d’Aosta (-46,6%).
Un quinto degli agriturismi in Toscana
Al 23 novembre 2021, l’Italia contava 24.515 agriturismi, distribuiti per oltre un quinto in Toscana (5424). I territori con il maggior numero di agriturismi con alloggio sono la Toscana (4.962 con alloggi su 19.850), la P.A. di Bolzano e l’Umbria. Complessivamente, in queste aree risulta allocato il 45% delle aziende con offerta di alloggio.
Circa la ristorazione, oltre alla Toscana (1.880 unità su 12.033), le regioni con maggior numero di agriturismi risultano essere la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia-Romagna, il Veneto e il Lazio. La Toscana detiene anche il primato per le aziende in rosa.
Girasoli, il peso della Toscana
Continua a crescere gradualmente anche il numero di aziende che adottano il marchio “Agriturismo Italia” e aderiscono al sistema di classificazione nazionale. Attualmente le aziende con girasoli operanti nelle regioni in cui la classificazione è attiva sono quasi 5.000, circa il 40% delle aziende interessate. Sono 2249 le strutture presenti in Toscana.
Il quadro della distribuzione della domanda per regione vede la Toscana (25% degli arrivi e 27,5% delle presenze) e la Provincia di Bolzano (15% degli arrivi e 23% delle presenze) che insieme detengono complessivamente il 40% degli arrivi e il 51% delle presenze.
Arrivi e presenze, solo un terzo di stranieri
Il crollo della domanda estera ha determinato un cambiamento nella composizione del mercato con la quota di ospiti italiani che è cresciuta di circa 30 punti percentuali in Calabria, nel Lazio, in Toscana (nel 2020 61,9% italiani, 38,1% stranieri in Sicilia). In termini di arrivi assoluti in Toscana si è passati da 1.015.424 unità (2019) a 548.441 (2020) con una differenza del -466.983. Ancora più accentuato il calo di presenze assolute: dai 4.314.947 (2019) si è scesi a 2.538.667 (2020) con una differenza di -1.776.280 in Toscana.
L’impegno della Regione Toscana
Se le aziende agricole sono riuscite a sopravvivere è stato anche grazie all’agriturismo e all’ospitalità. I danni sono stati più limitati. “Il Covid non è stato facile per le aziende agrituristiche, noi come Regione Toscana abbiamo attivato una misura di sostegno per gli agriturismi, ci abbiamo messo 14,5 milioni di euro e abbiamo dato risposte a 4.500 aziende agrituristiche, oltre 80% del totale del nostro territorio” ha sottolineato l’assessore regionale all’agricoltura, Stefania Saccardi.
“Appena ha riaperto – ha aggiunto Saccardi – il settore ha ripreso molto rapidamente. Il Covid ha fatto riscoprire a tanti turisti la bellezza di trovare una struttura all’aria aperta, dove si può fare un’esperienza in maggiore sicurezza rispetto alle grandi città. Il settore ha avuto un grande rilancio, i dati sono positivi e anche quelli di prospettiva, perché le prenotazioni sono già molto avanzate“.
Dal rapporto emerge che “l’alloggio e la ristorazione restano punti di forza, ma si consolidano le attività di degustazione come il turismo del vino e dell’olio così come la domanda da parte di clienti di prossimità” ha ricordato Saccardi. Una risposta adattativa che ha fatto la differenza insieme a varietà e qualità dei prodotti offerti.
L’analisi del sottosegretario
“Per il turismo il 2001, con le torri Gemelle, e il 2020, con il Covid, sono stati due momenti nei quali si diceva che il settore fosse finito. E tutte le volte la ripartenza è iniziata dal turismo di vicinato, dalle aree rurali. Non solo in Italia. Questo è il momento di ripartenza e speriamo di esserci lasciati alle spalle il periodo del Covid. Nel complesso il turismo rurale ha avuto una nuova primavera” ha chiosato il sottosegretario all’Agricoltura Gian Marco Centinaio.
“Nonostante la pandemia abbia ridotto in modo importante il fatturato di molte aziende – ha poi aggiunto Centinaio – l’agriturismo si è confermato come uno dei comparti più vivaci e dinamici dell’agricoltura italiana e del turismo, sia in termini di offerta che di potenzialità”.
L’importanza dell’enogastronomia
Lo confermano i dati del 2021, che fanno registrare segnali di ripresa per le imprese del settore. “Sono sempre stato convinto che il turismo legato ai nostri prodotti di eccellenza, come il vino e anche l’olio, e in generale al ricco patrimonio enogastronomico possa essere uno strumento per valorizzare i territori e contribuire a integrare il valore complessivo della nostra agricoltura” ha sottolineato.
Per Centinaio, “tipicità, benessere, natura, educazione, attenzione al sociale sono tutti elementi che rendono il modello italiano di multifunzionalità un caso di successo e dal grande potenziale“.