E’ una ex bimba di Chernobyl, fuggita dal suo paese dopo il disastro nucleare è arrivata nel 1993 a Pontedera per la prima volta. Oggi a distanza di quasi 30 anni Alina Biatets è scappata ancora dall’Ucraina e questa volta dalla guerra per trovare di nuovo accoglienza nel centro toscano. In quella cittadina aveva trascorso le estati fino al 2002.
Trent’anni fa ad accogliere l’allora bambina di neanche dieci anni c’era una famiglia di Pontedera, oggi a spalancare le porte per l’arrivo di Alina, quasi quarantenne, e dei suoi congiunti: due figli, la cognata, i nipoti e la mamma, il Comune di Pontedera e la locale Misericordia.
La storia è stata pubblicata sul quotidiano Il Tirreno e ha avuto subito una vasta eco sui media locali e nazionali. La donna aveva contattato la famiglia di Pontedera che l’aveva ospitata bambina e con cui aveva mantenuto buoni rapporti. A loro aveva raccontato l’inferno che stava vivendo con i suoi cari: tutti nascosti in una cantina per salvarsi dai bombardamenti.
L’ex bimba di Chernobyl torna a casa
Alla fine aveva deciso per la fuga in auto: un estenuante viaggio di circa due giorni. Oltre 2mila chilometri per tornare in Toscana. Qui il lieto fine: Alina e i suoi familiari sono arrivati in città e sono stati accolti dalla Misericordia di Pontedera che ha messo a disposizione dei profughi un appartamento attrezzato a tempo di record.
“Se fossi rimasta in Ucraina non so che futuro avrei avuto. Mi sento a casa“, ha raccontato la donna. Dopo gli ultimi terribili giorni un po’ di tranquillità per Alina e la sua famiglia grazie alla catena di solidarietà che si è subito mobilitata dopo l’appello rilanciato dalla famiglia di Pontedera che conosceva l’ex bimba di Chernobyl.
L’impegno della Misericordia
Da parte sua la Misericordia di Pontedera ha fatto una scelta importante per accogliere i cittadini ucraini in fuga dalla guerra. “Questa guerra improvvisa ha preso tutti di sorpresa, soprattutto noi che siamo cresciuti in un paese che da 80 anni vive in pace. Questo evento ha sconvolto la nostra normalità e ci impone di pensare concretamente alla popolazione ucraina e all’aiuto che possiamo offrire” spiegano i volontari.
Invece di ristrutturare la sede hanno deciso di “offrire alcune stanze per l’accoglienza dei profughi ucraini. Già da ieri ospitiamo nei nostri locali tre donne e quattro bambini e abbiamo ancora a disposizione altrettanti posti. Crediamo che i nostri soci condividano questa scelta di amore fraterno verso mamme e bambini” concludono.