Il boom di iscrizioni al liceo artistico di Porta Romana con tutte le conseguenze del caso (dislocazione, aumento di prime classi e aspiranti costretti a dover rinunciare alla loro prima scelta) non deve meravigliare più di tanto. Quella strada considerata da sempre un po’ snob, idealista se non addirittura fuori dal tempo, in realtà il tempo se lo è riconquistato spinta da un presente claustrofobico, impaurito, da un momento che spinge i ragazzi alla fuga verso la luce, perché l’ombra è nemica dei sogni e della felicità.
Creare, costruire con le proprie mani seguendo i percorsi dell’immaginazione, studiare le regole razionali su cui far vivere di vita propria la fantasia: tutti effetti di due anni (purtroppo) indimenticabili, per cui cercare la via d’uscita è un ottimo sistema per riprendere fiato e tornare a correre sulla strada di un domani tutto da costruire.
Da tempo si parla del bisogno di allargare i confini della nostra mente oltrepassando il recinto di un mondo formattizzato, quello dove la tecnologia è padrona e noi gli umani sottomessi a regole non sempre facili da comprendere: tanto spazio per contenuti spesso carenti, padronanza dei mezzi ma poche idee su cosa farsene. Ciò che veniva vissuto come qualcosa di poco utile al mondo due punto zero oggi diventa fondamentale. Così come è già avvenuto per il grande ritorno dei licei classici, quelli che passati dal “ma che te ne fai delle lingue morte?” al valore della conoscenza della storia, dell’umanesimo e dei suoi elementi linguistici e filosofici, arrivando al beneficio di affrontare il mondo con una valigia piena di strumenti, di valori e conoscenze utili a sviluppare la capacità età di selezione e di creare quei contenuti senza i quali il mondo digitale resta solo un gelido feticcio della contemporaneità.
Perché meravigliarsi se l’arte come alta espressione umana oggi torna ad affascinare i ragazzi?
Quindi perché meravigliarsi se l’arte come alta espressione umana oggi torna ad affascinare i ragazzi?Gli stessi che hanno fatto i conti con la solitudine in anni di Dad e di costrizione informatica e quindi di distanza dal dialogo diretto, dal confronto, dalla crescita collettiva? La creatività è destinata a rinascere perché è attraverso di lei che possiamo dare forma al futuro. Anche a quello della tecnologia, che ha bisogno di idee per farsi bella, attrattiva e, diciamolo, utile alla crescita del genere umano, senza che quest’ultimo ne sia solo un devoto più per forza che per sua volontà. Sì, niente di tutto questo può sorprenderci. Tanto più che coloro che dividevano il mondo in pragmatici e idealisti, immaginando i primi pronti al lavoro e gli altri a vagare senza meta sulle strade del mondo, oggi devono fare i conti con un sistema che ha bisogno anche di cervelli capaci di scappare da quel maledetto format dentro il quale la parola futuro (lavoro) è spesso solo un grande punto interrogativo.
Già, Il vecchio usurato clichè dell’artista illuso dai suoi sogni impossibili oggi può finire in cantina.
creare, è ciò che ti rimette nel serbatoio il carburante per scappare dall’ovvio,
Fotografare, dipingere, scolpire, disegnare. Insomma: creare, è ciò che ti rimette nel serbatoio il carburante per scappare dall’ovvio, dal banale, dal grigiore. Anche scrivere e suonare, ovvio, verbi che è sempre bene tener vivi, anche se fanno parte di percorsi didattici diversi. Alla fine, quindi, il ritorno dei licei artistici oggi non è una stranezza o una casualità distante dalla realtà ma qualcosa di estremamente naturale, proprio perchè può servire a plasmare la realtà stessa. Quella che così com’è, tra l’altro, non ci sembra esattamente un granchè.