Dopo lo stop dovuto alla pandemia, Bibbiena torna a festeggiare il suo Carnevale storico nonché a rievocare la leggenda della Mea. Quest’anno, infatti, si rinnova la tradizione dell’abbruciamento dell’albero di ginepro noto come “Bello Pomo”. L’evento è in programma martedì 1° marzo alle ore 17 in piazza Tarlati per poi procedere nelle taverne con la restituzione della giovane lavandaia Bartolomea, detta Mea appunto, al popolo del Fondaccio.
Il Carnevale storico di Bibbiena
Le origini di questa festa risalgono ai primi anni del Trecento, quando Bibbiena era abitata dalla potente famiglia dei Tarlati. Da allora, in occasione del martedì grasso, i due rioni vanno nelle vie del paese a cantare, raccogliendo cibo e vino.
Nel pomeriggio, intorno alle 17, al suono del campanone della torre principale del castello, i Piazzolini (vestiti di bianco e celeste) e i Fondaccini (giallo e rosso) si ritrovano nella piccola piazza che divide i quartieri, chiamata “Piazzolina”. Qui si dà fuoco al ginepro detto “Bello Pomo” e la rievocazione continua poi tra musica, balli ed abbondanti libagioni.
La leggenda della Mea
Per l’edizione 2022 è Laura Falsini a dare il volto alla popolana: la ragazza che veste i panni della più bella della città è stata presentata al “popolo di Bibbiena” domenica 13 febbraio presso la Propositura.
“Penso che la leggenda della Mea e il Carnevale storico – commenta Falsini – siano un pezzo della storia di Bibbiena, tradizioni importanti da coltivare e portare avanti, poiché creano anche bei momenti di condivisione a cui partecipo sempre con piacere”.
La leggenda nasce al tempo di Marco Tarlati, figlio dell’omonimo Conte. Questi si innamora immediatamente di Bartolomea, una splendida fanciulla conosciuta anche come Mea, e la rapisce, portandola nel suo palazzo.
Dopo le numerose rivolte paesane, capeggiate dal promesso sposo Cecco il tessitore, la bella Mea viene riportata a casa, vestita con abiti nobili e sontuosi.
La tradizione del Bello Pomo
Dopo aver “restituito” la dama alla sua famiglia, il Conte ordina l’accensione del ginepro, simbolo della ritrovata unione tra i borghi. Il fuoco e il fumo del Bello Pomo diventano presto anche un avviso di buona o cattiva sorte per Bibbiena e il suo raccolto.
È usanza, a falò spento, raccoglierne un rametto da portare nelle abitazioni come segno di abbondanza.