Le serie tv, sempre più regine del piccolo schermo, continuano ad ispirarsi a storie ambientate nelle corsie degli ospedali. Ad aprire la strada è stata la famosa serie (che ha dato grandissima notorietà al giovane George Clooney), E.R. medici in prima linea, in onda negli Stati Uniti nel canale NBS, dal 1994 al 2009. E da lì le storie in camice bianco, le corse per salvare casi disperati, gli amori sbocciati tra siringhe e flebo, le rivalità e gli intrighi più impensabili sorti tra barelle e sale operatorie, hanno continuato a fiorire nelle serie, sempre più seguite e amate. Altro titolo di grande successo, che ha superato per durata e pubblico perfino la prima E.R, è Grey’s Anatomy, ma si potrebbero citare ancora Doctor House – Medical division, The good doctor e la recentissima Doc – Nelle tue mani, serie tv amatissima, che vede protagonista, nei panni di un medico che ha perso la memoria, Luca Argentero, la cui seconda serie sta andando in onda proprio in questi giorni nei canali Rai.
E sempre su Rai 1 arriva un nuovo “medical drama”, dal titolo Lea, un nuovo giorno, che vede protagonista Anna Valle e Giorgio Pasotti. Nella fiction, Lea è un’infermiera specializzata che, dopo un anno di aspettativa, torna al lavoro nel reparto di pediatria dell’ospedale di Ferrara. Ha attraversato un periodo difficile – la perdita del bimbo che portava in grembo e la fine del suo matrimonio – ma è riuscita a superarlo e adesso si butta anima e corpo nel curare i suoi piccoli pazienti. Ma le difficoltà non sono finite: Lea si troverà costretta a lavorare insieme all’ex marito (Giorgio Pasotti), appena rientrato dagli Stati Uniti e diventato primario di pediatria. Ma l’incontro con un affascinante musicista (Mehmet Günsür) le farà scoprire la possibilità di una nuova vita, e le aprirà uno spiraglio verso la felicità. Lea, un nuovo giorno andrà in onda in 4 serate, in prima visione su Rai1, da martedì 8 febbraio alle 21.25, con Anna Valle, Giorgio Pasotti e Mehmet Günsür, per la regia di Isabella Leoni.
Nel cast di Lea, un nuovo giorno, anche la toscanissima Daniela Morozzi. Dopo l’esordio, nel 1988, in teatro, con gli spettacoli della Lega italiana Improvvisazione Teatrale, dove è stata anche insegnante, è approdata al cinema, dove ha lavorato, tra gli altri, con Paolo Virzì, Roan Johanson, Andrea Muzzi e alle produzioni per il piccolo schermo, diventando uno dei personaggi più amati della serie Distretto di polizia, nel ruolo di Vittoria Guerra e partecipando al Commissario Manara. Sorridente, simpatica, anti-diva, dalla spieccata comicità e con un carattere aperto e dolce, Daniela Morozzi è una delle attrici toscane più amate.
Daniela, che personaggio è il suo in “Lea, un nuovo giorno”?
Il mio personaggio si chiama Rosa, ed è caposala nell’ospedale pediatrico, oltre ad essere la migliore amica della protagonista, Lea. E’ un personaggio divertente, che mi assomiglia: è una donna con una vita tranquilla, ha tre figli, ed è molto posata e per questo riesce ad aiutare e consigliare sempre con il cuore la sua migliore amica, interpretata da Anna Valle, che invece ha alle spalle una vita molto complessa. La cosa bella è che è nata una vera amicizia tra Daniela Morozzi e Anna Valle: trovo che Anna sia una donna eccezionale, la sua bellezza fisica non è il suo pregio più importante, è infatti una grande professionista e una bellissima persona.
Daniela Morozzi non smette di affascinare il pubblico nelle serie tv. A cosa deve il suo successo?
Ho avuto una fase della mia vita nella quale le serie sono state molto importanti: il successo di Distretto di polizia non finisce mai: è stata vista per 10 stagioni e continua ad essere vista, grazie alle repliche. E’ stato bellissimo parteciparvi anche se poi è stato un po’ difficile uscirne, mi sono sentita un po’ come Fonzie di Happy Days, nel senso che tutti ormai mi identificavano con il personaggio di Vittoria. Ma penso di esserci riuscita. Anche fare Il Commissario Manara mi è piaciuto molto. E anche lì, ironia della sorte, davo consigli ad amici belli ma tristi… ma non dovrebbe essere il contrario? Non è che per caso qualcuno dovrebbe aiutare e sostenere me, dal momento che i belli dovrebbero essere anche felici? (ride) Evidentemente non funziona così…
Quanto è lontano oggi il mondo dell’improvvisazione teatrale, che ha vissuto i primi anni della sua carriera?
E’ un mondo che mi porto sempre dietro, è un patrimonio che mi appartiene. L’improvvisazione prevede un lavoro propedeutico, per arrivare poi alla rappresentazione spettacolare, che è eccezionale: corale, in gruppo, di interazione. E’ stata un’esperienza bellissima. Il lavoro nell’improvvisazione è fatto di ascolto, di fantasia, di capacità creativa, di fare insieme. Quello dell’attore è una mestiere collettivo, anche se sei da solo sul palco, quindi l’improvvisazione è una scuola importantissima, per imparare l’ascolto e la capacità di lavorare e stare insieme agli altri. Io lo consiglio a tutti. E’ diventato per me un modo di vivere il teatro e il mio lavoro. Anche nella fiction Lea, un nuovo giorno, io sento di continuare a fare squadra, mi sembra l’unica possibilità per offrire dei progetti belli: e credo che i miei colleghi e anche il pubblico, lo sentano.
Sente di rappresentare dei valori positivi, nei suoi spettacoli e nelle ficition che interpreta?
I miei personaggi sono in effetti scritti così, ma sono fatta in questo modo anche io nella vita. Cerco, quando posso – anche se non è facile, perché la vita è complessa – di far arrivare un messaggio positivo al pubblico, che non vuol dire “andrà tutto bene”, ma sta a significare che se ci connettiamo, come diceva Gramsci, è più probabile e forse possibile far funzionare le cose. Nei miei personaggi mi piace che arrivi un messaggio in questo senso, anche se racconto storie tristi e complesse, cerco di far trasparire sempre un senso di umanità, che fa emozionare e riflettere.
Oltre alla fiction, quando sarà possibile vederla dal vivo?
Sto facendo molto teatro in questo periodo, pandemia permettendo. Dal vivo sarà possibile vedermi il 4 marzo, al teatro Politeama di Prato, con lo spettacolo Da consumarsi preferibilmente in equilibrio, un’occasione per rincontrare il pubblico toscano.