Su il sipario al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino per la prima di “Lo sposo di tre, e marito di nessuna“, di Luigi Cherubini. E’ un’opera mai rappresentata a Firenze, già programmata nel 2020 ma poi cancellata con tutto il festival per la pandemia. Il Covid-19 ha colpito ancora, in verità, facendo saltare per la positività di alcuni artisti della compagnia, sia la prima rappresentazione del 22 gennaio, che la seconda del 24 gennaio. Le recite successive dell’opera in programma il 4 febbraio alle ore 20, il 6 febbraio alle ore 15.30 e l’8 febbraio alle ore 20, nella Sala Zubin Mehta, al momento sono confermate.
Approda finalmente sul palco del nuovo auditorium “Zubin Mehta”, sotto la regia di Diego Fasolis al suo debutto al Teatro del Maggio. La regia è di Cesare Lievi, il suo un gradito ritorno al Maggio dopo le recite di Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti dello scorso settembre 2021.
Nel cast figurano Sara Blanch che è Donna Lisetta, Ruzil Gatin che interpreta Don Martino, Fabio Capitanucci nel ruolo di Don Pistacchio, Arianna Vendittelli in quello di Donna Rosa, Alessio Arduini come Don Simone, Benedetta Torre come Bettina e Giulio Mastrototaro come Folletto. In questa nuova produzione scene e costumi sono firmati da Luigi Perego e le luci sono curate da Luigi Saccomandi.
“Lo sposo di tre, e marito di nessuna” è l’unica opera buffa di Luigi Cherubini e fu composta per Venezia dove debuttò al Teatro San Samuele nel novembre del 1783: a dispetto del successo iniziale l’opera non ebbe fortuna. Per Cherubini, al tempo poco più che ventenne, fu un modo per avvicinarsi a un genere per lui inconsueto.
Di quel lavoro venne recuperata la Sinfonia iniziale che venne riciclata da Cherubini nel suo primo opéra-comique parigino (L’hôtellerie portugaise, 1798). Ci troviamo di fronte a un divertissement che paga il giusto tributo alla tradizione di scuola napoletana. La trama è un susseguirsi di inganni, equivoci, burle e mascheramenti secondo il costume della commedia dell’arte.
Don Pistacchio, promesso sposo di Donna Rosa viene ingannato da Don Martino fratello di Lisetta, finendo per corteggiare la sorella di quest’ultimo e al tempo stesso la popolana Bettina. Alla fine, come già il titolo dell’opera anticipa, non riesce a portare a termine alcun matrimonio.
Per Firenze si tratta di una prima rappresentazione assoluta. La storia dell’opera, dopo il debutto veneziano, la vede tornare in auge ma con un nuovo allestimento in tedesco a Dresda nel 1926, sotto il titolo di “Don Pistacchio, der dreifach Verlobte“. Altra rielaborazione fu presentata a Weimar nel 2000. Solo con l’allestimento del 2005 al XXXI Festival di Martina Franca possiamo assistere alla “prima rappresentazione in tempi moderni”, ora riproposta anche a Firenze.
Soddisfatto il maestro Diego Fasolis per il lavoro svolto: “Tra le difficoltà che quest’opera pone c’è sicuramente un approccio di un’orchestra che non è un’orchestra sinfonica ma da camera: la disponibilità dei professori dell’Orchestra del Maggio è straordinaria sia nel lavorare sui dettagli e sulle articolazioni sia sulla sincronizzazione con attori e cantanti”.
Sul grande lavoro svolto insieme al regista Cesare Lievi, ha aggiunto: “Non sempre capita di avere una relazione fra la direzione musicale e quella di scena come quella che si è creata con Cesare Lievi. Essere qui per la prima volta al Maggio, è un’emozione. Esibirsi in una sala come il nuovo Auditorium, che porta il nome di uno dei miei miti musicali è davvero una doppia gioia, anche nell’eseguire qui a Firenze quest’opera per la prima volta, che inoltre è stata scritta da un fiorentino”.
Anche Cesare Lievi ha sottolineato l’importanza della collaborazione con il maestro Fasolis: “E’ stata molto bella, viene alle prove e guarda cosa succede, cerca di dare suggerimenti musicali a quanto regista e attori propongono: questo è molto proficuo e spero che si potrà comprendere in scena il significato di questo lavoro svolto assieme: del resto il teatro d’opera è il teatro in musica; quindi, azioni e musica devono andare con lo stesso passo“.
Lievi ha poi concluso con un’analisi del lavoro fatto insieme al cast di questa nuova produzione: “Ci siamo posti come primo impegno di rendere estremamente piacevole lo spettacolo, districando l’intrigo di quella drammaturgia. Poi abbiamo cercato di tramutare l’opera buffa in una fantasmagorica girandola surreale in cui vengono mostrati il cinismo e la perfidia dei rapporti umani, soprattutto nei rapporti sentimentali. Ne è venuto fuori, a mio avviso, uno spettacolo molto gradevole, intelligente, fine e che può far pensare, nonostante questa sia un’opera buffa”.