La moda si scopre green, attenta all’ambiente. Oggi per le fashion victim “la sostenibilità è un fattore chiave nelle decisioni d’acquisto” e il cliente è disposto anche a pagare di più. E’ quanto emerge dall’analisi presentata a Firenze in occasione di Pitti Uomo dall’Ufficio Studi PwC Italia insieme alla Fondazione Edison.
Secondo Erika Andreetta (PwC Italia) “la sostenibilità non è un trend di breve periodo: a partire dal 1 gennaio 2022 la raccolta differenziata dei rifiuti tessili diventerà obbligatoria in Italia e fenomeni come il second-hand e il resale, ma anche l’introduzione di modalità di smaltimento e riciclo dei tessuti sempre più efficaci, saranno al centro dei modelli operativi e di business della moda italiana. I brand del mondo fashion dovranno farsi trovare preparati di fronte ai nuovi paradigmi e ai comportamenti d’acquisto dei consumatori: ragionare non più in base al numero di capi venduti, ma al numero di volte che sono utilizzati per estenderne il ciclo di vita e facilitarne lo smaltimento“.
L’appuntamento fiorentino con la moda quest’anno è molto attento alle tematiche ecofriendly. Ecco quindi che Cuoio di Toscana punta su un progetto ideato con l’artista-artigiano Simone Cecchetto di Augusta 1923: a Pitti Uomo è in mostra un manifesto per raccontare i valori della sua esclusiva collezione di calzature e accessori. Ecco quindi lo slogan ‘Do not handle with care‘ (non maneggiatele con cura) per sottolineare il valore del cuoio toscano, fatto di imperfezioni naturali come le lievi venature che impreziosiscono ulteriormente la materia. Sulle suole di alcune scarpe si legge la scritta ‘less waste’, l’invito al consumo responsabile e alla riduzione degli sprechi.
“Con questa originale installazione di Augusta 1923 puntiamo a esprimere in modo conciso, diretto e inequivocabile il nostro mantra di sempre – spiega Antonio Quirici, presidente e Ceo di Cuoio di Toscana – il cuoio non solo è materia pregiata, duttile e altamente green, resa unica dai suoi difetti originari come avviene a ognuno di noi, ma è anche assolutamente longevo; più infatti lo stressiamo nell’arco del tempo con l’uso e più acquista risalto e valore in bellezza e qualità“.
Tra le proposte in Fiera spiccano il filato che nasce dal mare di Ecoalf e Pauls&Shark che realizzano capi con le bottiglie di plastica recuperate e il nylon rigenerato dagli scarti di produzione come Colmar e Maxime, i campioni di vecchi tessuti che diventano patchwork per giacche e camicie e i coloranti derivati da terra e piante.
Capi di abbigliamento realizzati con materiali ed equipaggiamenti militari non più in uso e dismessi, dopo essere stati utilizzati nelle missioni nazionali e all’estero, “secondo una filosofia ecocompatibile, in linea con la svolta green della Forza armata“.
“Esercito Sportswear“, il marchio commerciale dell’Esercito italiano per la produzione e la distribuzione di capi di abbigliamento e accessori, prodotti da Officina Italia srl, propone giacche realizzate con il paracadute in materiale sintetico e le coperte, opportunamente trattate, e altri materiali destinati a essere accantonati, trasformati in cappotti, acquisendo un elevato valore rispetto all’originale.
Il marchio, nella sua semplicità è stilisticamente coerente e d’impatto”. Si compone infatti della stella a 5 punte e dalla scritta ‘Esercito’. Oltre alla parte abbigliamento c’è anche la nuova linea di accessori firmata dalla Forza armata in co-branding con il marchio italiano di valigeria Ciak Roncato, per borsoni, zaini, trolley e accessori.
La svolta green riguarda anche le scarpe: quelle di Umoja sono al 100% vegetali, totalmente ecologiche. Niente materiali sintetici o plastica riciclata, prodotti chimici o metalli, solo cotone biologico, lino, canapa e latte di hevea derivato dalla pianta della gomma, e tinture a base di piante e minerali. Il brand Dis invece lancia ‘Terra’, la sneaker biodegradabile all’80% in 180 giorni, Junk presenta invece la prima collezione eyewear eco-responsabile realizzata al 100% in nylon rigenerato da scarti.