Si intitola “L’alta fantasia” l’ultimo romanzo di Pupi Avati che sarà presentato dall’autore martedì 23 novembre alle 18.30, presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze nell’ambito del ciclo di incontri letterari firmato La città dei lettori.
Pupi Avati, all’anagrafe Giuseppe, già collaboratore di Pasolini, è uno dei maestri riconosciuti del cinema italiano, con all’attivo film iconici e di culto tra cui “La casa dalle finestre che ridono”, “Tutti defunti… tranne i morti”, “Zeder” e “Regalo di Natale”.
Dal 1995 presiede la Fondazione Federico Fellini, e come autore ha pubblicato l’autobiografia bestseller “La grande invenzione” e diversi romanzi, il più recente dei quali è “L’archivio del diavolo”.
Il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico torna a Firenze in veste di scrittore con un libro che è l’incontro attraverso i secoli tra un maestro della settima arte e due giganti della cultura italiana: Dante e Boccaccio.
Il romanzo
Ravenna, 1321: esiliato e misconosciuto, Dante Alighieri esala l’ultimo respiro. Trent’anni dopo Giovanni Boccaccio, studioso appassionato dell’opera dantesca, riceve un incarico singolare: andare in quel convento, dove risiede la figlia di Dante, divenuta monaca con il nome di suor Beatrice, e consegnarle un risarcimento in denaro per l’esilio ingiustamente subito dal padre.
“L’alta fantasia” è un viaggio di riparazione e di scoperta, ma anche di fatica e di pericoli, non ultima l’accoglienza non sempre entusiastica ricevuta da Boccaccio nei conventi dove l’opera del sommo poeta era ancora vietata, in odore di eresia.
Ma sarà anche l’occasione per ricordare i momenti più importanti della vita dell’Alighieri: le sensibilità di bambino e l’incontro con Beatrice, la politica e i tradimenti, l’amarezza della cacciata da Firenze, il tormento e l’estasi della scrittura.