C’è fermento in bottiglia. In poco più di undici anni, da quando la birra è entrata a far parte dei prodotti agricoli, i birrifici agricoli in Italia hanno registrato un exploit. Un aumento del 200% in soli sei anni: dalle 86 unità del 2015 oggi si è toccata quota 264 con un aumento di un terzo del numero dei dipendenti (7.893 contro i 10.315). In Toscana si è passati da 6 agribirrifici con 7 addetti, a 20 agribirrifici con 48 addetti. Numeri che emergono dall’Osservatorio nazionale sulle birre artigianali (ObiArt) del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) e che verranno presentati nel corso dell’incontro sul progetto “Qualibirre” in programma il prossimo 18 novembre a Villa Montepaldi a San Casciano in Val di Pesa.
Una realtà che spazia dal mare alla campagna
Il mondo degli agribirrifici toscani si presenta decisamente frastagliato. La Stecciaia, birrificio di base a Rapolano Terme nel territorio delle Crete Senesi è stato il primo birrificio agricolo con certificazione biologica in Italia e ora ha ampliato la produzione al senza glutine. Nasce all’interno dell’azienda agricola Podere del Pereto di Riva Isabella dove dal 1995 vengono coltivati cereali secondo il metodo biologico. Questi terreni erano una volta di proprietà delle grance del Santa Maria della Scala di Siena, uno dei primi esempi nella storia di ricovero e ospedale per i pellegrini che percorrevano la via Francigena. Il birrificio Luppolo di Mare si trova a Rosignano Marittimo: la birra viene realizzata con la materia prima coltivata, pari a oltre il 70%, nell’annessa azienda agricola. Il Saragiolino prende le mosse dal progetto di riqualificazione dell’azienda agricola di famiglia promosso dai fratelli Lorenzo e Andrea Crociani nel 2012 nella zona della Valdichiana Senese. Oggi è una solida realtà. L’Opificio Birraio a Crespina-Lorenzana in provincia di Pisa si distingue nel panorama toscano perché oltre a produrre in proprio il luppolo ha la certificazione biologica e un impianto di maltazione.
I numeri della produzione in Toscana
Insomma neanche la pandemia ha fermato l’espansione costante in Toscana. Sempre di più le aziende agricole che puntano a una progressiva diversificazione dell’attività e soprattutto a riconvertire il proprio assetto dal punto di vista produttivo, gestionale, e perfino strutturale. Una nuova sfida per cercare di rispondere alla crescente richiesta di birra artigianale, espressione del territorio e di una filosofia produttiva ben precisa. In Toscana sono 91 i birrifici artigianali (spalmati tra Firenze, Siena, Arezzo e Pisa): oltre ai 20 agribirrifici pari al 23% del numero totale, ci sono ben 17 “beer firm”, cioè birrifici senza impianto che producono presso altri birrifici. Ad oggi la produzione di birra artigianale in Toscana è stimata in circa 20.000-25.000 ettolitri per anno.
I progetti regionali in corso
Nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014 – 2020 della Regione Toscana, grazie alle risorse del bando “Sostegno per l’attuazione dei piani strategici e la costituzione e gestione dei Gruppi Operativi (GO) del partenariato europeo per l’innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura (PEI – AGRI)” – annualità 2017, sono stati finanziati due progetti sulla birra artigianale, attualmente in corso di realizzazione: Hops Tuscany per lo sviluppo della coltivazione di luppolo toscano per la produzione di birre artigianali made in Tuscany con azienda capofila il Birrificio Valdarno Superiore srl; Quali Birre per il miglioramento della qualità delle birre agricole toscane nelle dinamiche di mercato e nelle strategie di diversificazione multifunzionale, capofila: Società Agricola Opificio Birrario.
Gli obiettivi dell’incontro
L’appuntamento del 18 novembre è quindi un momento di confronto tra gli operatori del settore alla luce dei primi risultati derivanti dalle attività di ricerca e sperimentazione condotte nell’ambito del Piano Strategico regionale toscano “Qualibirre”, tuttora in corso. “La produzione e domanda delle birre artigianali agricole, nella generalizzata crescita dell’intero movimento brassicolo artigianale, sta assumendo connotazioni oltremodo interessanti – spiega il professore Silvio Menghini che guida l’Osservatorio ObiArt – ed è altresì interessante osservare come tale fenomeno stia conquistando anche territori, ad esempio quello toscano, per tradizione fortemente legati al vino, testimoniando come le imprese abbiano ben compreso l’importanza di diversificarsi”.
Tra i vari interventi attesi quelli delle professoresse Lisa Granchi e Caterina Dinnella del DAGRI chiamate ad esaminare le opportunità di crescita qualitativa delle birre artigianali agricole sia sul piano microbiologico che di shelf life sensoriale, ottenendo prodotti di assoluto pregio, degne di competere sui mercati nazionali e non solo. In merito alle filiere di nicchia, ben rappresentate anche dalla birra artigianale agricola, sarà valutata l’incidenza sul generale fatturato dell’agroalimentare nazionale. Si terrà inoltre conto delle imprese agricole toscane pronte a reinventarsi grazie a nuove professionalità. All’incontro del 18 oltre a vari birrifici, saranno presenti Food Micro Team – lo spin off accademico dell’Università degli Studi di Firenze che si occupa di classificare i vari ceppi microbici autoctoni – e DREAM Italia, la società che contribuisce allo sviluppo rurale sostenibile.