Un raggio di luce per analizzare in tempo reale la qualità di sangue ed emoderivati e assicurarne lo stato di conservazione e la sicurezza. Un dispositivo dalle dimensioni ridotte ma dalle potenzialità enormi sotto il profilo pratico è valso il terzo posto a Minilysis (minimal invasive device for detection of emolysis), progetto di ricerca della Scuola Sant’Anna di Pisa nella recente competizione Start Cup Toscana. Il team pisano con questa novità è in attesa di partecipare alle finali nazionali dell’edizione 2021 di PNI, “Premio Nazionale per l’Innovazione”, il 30 novembre e 3 dicembre all’Università Torvergata di Roma.
Il progetto ha mosso i suoi passi all’interno dello Smart Medical Theatre Lab dove vengono sviluppati dispositivi medici innovativi. Il laboratorio coordinato dal ricercatore Giuseppe Tortora si occupa di robotica medica, chirurgia robotica mininvasiva, dispositivi fotonici per la diagnostica, robot autonomi basati sull’intelligenza artificiale e utilizzati per applicazioni mediche e sociali ma porta avanti anche ricerca e sviluppo di dispositivi affidabili ed efficaci, da poter utilizzare al di fuori del laboratorio. In questa categoria rientra il dispositivo messo a punto dal ricercatore Giorgio Pitruzzello insieme alla dottoressa Simona Storti, responsabile del laboratorio analisi dell’Ospedale del Cuore/Fondazione Monasterio e dalla data analyst Liu Rong Rong.
Giorgio Pitruzzello ha introdotto l’idea di un dispositivo che permesse un monitoraggio in tempo reale delle condizioni di qualità di sangue ed emoderivati durante lo stoccaggio e il trasporto tra strutture ospedaliere. “E’ il primo dispositivo che non solo svolge un ruolo attivo di verifica ma soprattutto consente questo controllo anche al di fuori dei laboratori per le dimensioni ridotte del dispositivo – raccontano Tortora e Pitruzzello – . Grazie a una luce a led si possono verificare le condizioni delle sacche di sangue, valutando perfino l’emolisi“. Elemento quest’ultimo di grande utilità per verificare la sicurezza e l’integrità di sangue ed emoderivati.
Con Minilysis quindi la tecnologia da laboratorio fa il suo ingresso nel mondo imprenditoriale e si affaccia sul mercato con un occhio attento a quello che avviene fuori dai confini nazionali. Ad oggi si sta lavorando all’ingegnerizzazione del primo prototipo e da qui all’anno prossimo dovrebbe essere pronto per il mercato. Il progetto, finanziato dal Mise e dalla start up Abzero potràssere utilizzato da tutte le strutture ospedaliere impegnate nel trasporto di sangue ed emoderivati.
Al di là dell’importanza sotto il profilo diagnostico, il dispositivo promette un consistente risparmio in termini di costi indiretti per le aziende sanitarie. In Italia ogni anno si buttano 36mila sacche di plasma, frutto di donazioni, per una non corretta conservazione. La possibilità di costante monitoraggio è una garanzia di qualità del prodotto e un ulteriore supporto per la gestione più idonea. La possibilità, volendo, di abbonarsi per l’utilizzo del dispositivo apre inoltre nuovi scenari per molte strutture sanitarie.