Il vento nei capelli, i primi amori, la libertà di potersi muovere in città o tra le più remote strade di campagna, sono tanti i ricordi e le emozioni che più di una generazione legata al Ciao, ciclomotore iconico della Piaggio, il più venduto nella storia italiana. Ed è proprio per ridare vita a questo mezzo di trasporto ricco di fascino che Tiberio Casali, titolare di Ambra Italia, azienda con sede a Rufina (FI), ha progettato un kit per trasformare il vecchio ciclomotore a miscela in una e-bike, ovvero una bicicletta a pedalata assistita dotata di motore da 250W che può raggiungere la velocità massima di 25 km/h. Grazie a questa iniziativa i vecchi Ciao potranno uscire dalla polvere di garage e cantine e tornare a viaggiare, in una forma completamente rinnovata e green, per le strade delle nostre città.
Per capire meglio come è nato questo progetto “made in Tuscany” abbiamo intervistato Tiberio Casali, ideatore e progettista.
Come è nata l’idea di trasformare il Ciao in una e-bike?
L’idea non è una idea perché in realtà la trasformazione del Ciao in elettrico esiste già da nove anni e si trova facilmente cercando su YouTube, oltre ad essere stata oggetto di una tesi universitaria. Queste sono tutte modifiche “amatoriali”, fatte anche ingegnosamente ma che non rispettano i criteri di idoneità alla circolazione del mezzo o il design originale del Ciao. Con il mio progetto, invece, ho voluto rendere il mezzo circolabile su strada mantenendo il design caratteristico. Tutti gli interventi che apporto sul Ciao sono conformi alla normativa europea, certificati da Accredia e rispettano la norma UNI EN 15194.
Quali sono gli obiettivi di questo progetto?
Il progetto è finalizzato a riportare in vita quei mezzi che hanno fatto parte della vita delle persone e che oggi non possono circolare perché sono euro 0. Le persone hanno difficoltà a distaccarsi dal Ciao, c’è un forte legame affettivo ed emotivo con questo ciclomotore, in questo modo possiamo riportarglielo in vita in maniera completamente green.
Che caratteristiche ha il Ciao e-bike?
È dotato di un motore da 250W e una velocità massima di 25km/h. Ho fatto volutamente questa scelta per evitare l’immatricolazione, in questo modo il Ciao non è più un ciclomotore ma una bici elettrica e può essere utilizzato per circolare su strade e piste ciclabili, non ha bisogno di targa e di indossare il casco.
Perché proprio il Ciao? Da dove viene questa passione per i motori?
Fin dalle scuole medie ho lavorato d’estate per mettere da parte i soldi e comprare il primo motorino da cross, poi a 17 anni ho acquistato la Vespa Primavera. Mi sono sempre divertito ad “aggeggiare”, è nel DNA della nostra generazione. Dalla mia dimestichezza con gli impianti elettrici, la passione per la progettazione e dopo aver venduto l’azienda di cui ero amministratore, mi sono messo qui a divertirmi con il Ciao e dal divertimento è nato un progetto che spero abbia sempre più riscontro.
La trasformazione avviene grazie ad un kit?
Esatto, al centro c’è il kit formato da componenti meccanici e strutturali ma anche estetici ed elettrici. Naturalmente tutta la parte strutturale ed elettrica è stata oggetto di certificazione. Il kit non può essere installato da solo, non è “plug and play”. Questo deve essere installato da una officina autorizzata che ha un contratto con me e monta il tutto seguendo precise istruzioni operative. La prima officina autorizzata è “La strana officina” di Rufina, sono poi in via di start up una a Napoli e Campobasso, sto definendo con una officina in provincia di Reggio Emilia e c’è interesse da un’altra officina molto importante di Milano.
Quando le persone vengono a conoscenza di questa iniziativa che reazione hanno?
Ci sono persone estremamente entusiaste. Sto lavorando a dei mezzi, ad esempio, di una signora di 85 anni di Piombino, di una di 56 anni di Bolzano e di un dirigente di una importante casa di moda di Milano. Ci sono poi i “puristi” che considerano il Ciao intoccabile. Certo è che oggi bisogna avere il coraggio di cambiare e fare delle scelte ecologiche e rispettose del nostro pianeta. Trasformare il Ciao in una e-bike ci permette di recuperare un mezzo che sarebbe invece destinato allo smaltimento.
Con questo progetto resta viva la storia di ogni singolo Ciao?
Ogni cliente ha una propria pagina sul sito web con la storia del mezzo e le foto del prima e dopo il restauro. Ogni Ciao ha il suo nome e se il cliente decide di cambiare colore al mezzo, accanto al telaio, aggiungiamo un talloncino con il colore originale. Dietra la forcella c’è poi un QR code con cui il cliente, semplicemente inquadrandolo, può accedere a tutta la documentazione e dichiarazione di conformità per circolare.
Il costo del kit può essere un ostacolo a questa forma di circolarità?
Il prezzo è di 2850 euro per ogni kit di trasformazione che viene installato solo su Ciao perfettamente conservati e funzionanti. Ha poco senso investire questa cifra in un mezzo in cattive condizioni. Per questo motivo, anche a costo di perdere il cliente, proponiamo un restauro completo che riusciamo ad eseguire ad un costo che va dai 1100 a 1400 euro, oltre il prezzo del kit. È uno sforzo in più ma così restituiamo al cliente un Ciao come appena uscito di fabbrica.
E per il futuro?
Vorremmo implementare la rete delle officine autorizzate. Qui a Rufina riusciamo a lavorare a 3-4 mezzi al mese, per ogni Ciao sono necessari circa 10 giorni di lavoro artigianale e di fine restauro. Sono pezzi da collezione per questo cerchiamo officine appassionate ma in grado di garantire gli standard estetici ed elevata qualità.