Fino al 7 novembre Crumb Gallery a Firenze ospita la mostra “Contingency” dell’artista americana Regan Wheat.
In esposizione una serie di olii su tela, piccoli ritratti di bambini. Sono immagini riprese dalla cronaca quotidiana di feriti, sfollati, morti e dispersi. Sono bambini dislocati in zone di conflitto e di guerra, apparentemente isolati, il cui futuro dipende da situazioni contingenti, da circostanze esterne.
L’artista riesce a catturare in questi volti la loro condizione di perpetuo stato intermedio, quasi di sospensione, a testimoniare la presenza dei dispersi: non sono né qui né là, non hanno un ruolo attivo se non quello di incarnare i fallimenti sistemici incorporati nelle nostre istituzioni e gli effetti che hanno proprio sui più piccoli tra noi.
Non a caso, la dimensione dei dipinti è minuta, specificatamente ritagliata sul viso, per focalizzarsi sugli sguardi, a volte cancellati. Il colore ha, qui, una funzione fondamentale: è un colore vibrante che vuole, in qualche modo, restituire un senso di vita a coloro a cui la vita è stata strappata per sempre.
“È nei volti dei bambini – che dovrebbero essere il futuro, la speranza – che si specchia questa immane tragedia. Li guardiamo per un attimo, ritratti nelle pagine dei giornali, per poi dimenticarli subito dopo, rimpiazzati da altre notizie, annullati come gocce nel mare.” spiega Regan Wheat. E ritraendoli sulla tela, la Wheat ha voluto immortalare tutti loro che hanno riempito per un effimero momento le cronache internazionali e non farli sparire per sempre.
“Il titolo della mostra, contingency – sottolinea Rory Cappelli nel testo in catalogo pubblicato per l’occasione- vuole richiamare quel senso di perdita ineluttabile che avvolge e assale l’essere umano quando a scomparire dal radar delle storie e della Storia sono i bambini: bambini siriani trucidati da una guerra terribile, bambini messicani incastrati in confini che li hanno inghiottiti senza lasciarne traccia, bambini africani travolti in conflitti etnici o costretti a fuggire perché la loro terra è diventata un immenso deserto, bambini palestinesi persi in campi senza più ulivi. Vittime, tutti, delle colpe di altri. Occhi, volti, mani, pennellate dense di colore e di dolore che parlano e spiegano più di quanto potrebbe mai fare nessuna cronaca.”
Con il termine contingency, la Wheat si riferisce anche alla stessa natura contingente della pittura, “c’è la condizionalità o causalità, una disgiunzione e una sintesi che avvengono nell’apparire e nello scomparire dell’immagine” racconta. “Per me è importante che il mezzo rispecchi il messaggio, da qui la contingenza del titolo per questo progetto.”
Regan Wheat è nata in Kansas, ma vive e lavora in Itali,. E’ un artista multimediale che fa un lavoro di archiviazione, analizza ciò che manca nel linguaggio, nella storia e nei luoghi, evidenziando il sottile divario tra significato e comprensione. Opera all’interno dello spazio immaginario della parola, delle storie dimenticate contenute nella memoria collettiva che sembrano mantenere e perpetuare il proprio significato, nonostante il crollo di schemi culturali, sociopolitici e storici.