Parte da Firenze un rinnovato impegno per promuovere progetti di sviluppo sempre più sostenibili e attenti alle necessità dei singoli territori. Seguendo l’esempio di agricoltori e allevatori “primi custodi del territorio” come li ha definiti il ministro Stefano Patuanelli in apertura dell’Open Forum sull’Agricoltura Sostenibile al Teatro della Pergola. In vista della riunione dei Ministri dell’agricoltura del G20 a Firenze lo storico palcoscenico fiorentino ha visto sfilare ministri dell’agricoltura e delegati dei Paesi G20 e non, rappresentanti degli agricoltori e delle organizzazioni internazionali, imprenditrici e imprenditori. Il ministro Patuanelli, facendo gli onori di casa, ha ricordato come “l’agricoltura ha un ruolo prioritario per la salvaguardia del nostro pianeta. Agricoltori e allevatori sono un anello fondamentale per il raggiungimento di quella sostenibilità economica, sociale e ambientale sulla quale ci stiamo impegnando su tanti fronti“. Patuanelli ha aggiunto: “ho la fortuna di presiedere il G20 che capita ogni venti anni. Facciamo sì che questo momento sia ricordato come il momento in cui Paesi hanno iniziato a cambiare approccio e hanno iniziato a percorrere quel cammino verso la sostenibilità“. E a proposito della teoria che vuole l’uomo avviato all’estinzione ha sottolineato: “non solo avrà la capacita di invertire la rotta ma lo farà anche grazie al contributo degli agricoltori, dei produttori e anche grazie alle persone di buona volontà che prenderanno decisioni giuste“.
La testimonianza di una giovane agricoltrice
Una sfida, quella di Firenze, passata dalla testimonianza di tanti attori dello scenario mondiale. A intervenire anche una giovane imprenditrice agricola, Serena Stefani: prima donna a guidare un Consorzio di bonifica in Toscana: l’Alto Valdarno 2. Ha raccontato della sua piccola azienda in Casentino ereditata dai nonni, della scelta fatta a 20 anni di dedicarsi alla terra e riconfermata 8 anni fa con il marito quando ha scelto di rimanere invece di andare al Nord. “La mia è una piccola azienda di montagna dell’area interna dell’Appennino Centrale in cui a fare la differenza sono due elementi: la multifunzionalità e il territorio – ha spiegato con un pizzico di emozione alla platea -. Qui coltiviamo i grani antichi con coltivazioni biologiche, produciamo foraggi, abbiamo un allevamento di suini del Grigio del Casentino allo stato brado e un’attività legata ai cavalli che è la principale per la nostra economia. Abbiamo sviluppato una scuola di doma e addestramento, offriamo attività di trekking nel parco delle Foreste Casentinesi e abbiamo un agriturismo per il pernottamento. Così lavoriamo per raggiungere una sostenibilità economica che ci consenta di arrivare a un adeguato reddito aziendale e a programmare investimenti futuri“. Parlando del suo ruolo nel consorzio di bonifica e delle necessità di approvvigionamento idrico per le persone che come lei si dedicano alla terra ha ribadito l’importanza di “avere certezza di risorse a prezzi sostenibili per la crescita di una agricoltura sostenibile e il miglioramento di ambiente e territori e la vita di chi abita lì“.
La ricetta del Santa Chiara Lab di Siena
“Sicurezza alimentare, lotta alla fame, agricoltura sostenibile sono temi guida che la presidenza italiana del G20 ha messo al centro per l’agroalimentare – ha dichiarato il professor Angelo Riccaboni, Presidente del Santa Chiara Lab – Università di Siena e Presidente della Fondazione PRIMA – Barcellona – . In questi mesi preparatori al vertice ONU sui sistemi agrifood, con il Tavolo MAECI sulle Filiere alimentari, che ho avuto l’onore di coordinare, vi è stato un grande sforzo comune nel portare all’attenzione queste sfide, individuando azioni e soluzioni concrete: “Uniti nel cibo” definisce 10 impegni e precise responsabilità nei riguardi dell’ambiente e della società, da tradurre in pratiche aziendali e di filiera sempre più virtuose che consentano di conciliare il perseguimento degli Obiettivi di Sostenibilità sociale ed ambientale con le condizioni di equilibrio economico. Con il documento dimostriamo che in Italia esiste un modello eccellente di agricoltura sostenibile che possiamo concretamente portare all’attenzione internazionale, un riferimento virtuoso per far fronte alle sfide attuali, per un futuro più prospero, giusto e sostenibile”.
I lavori dell’Open Forum
L’Open Forum è stato una finestra aperta sul mondo agricolo e sulle sfide che si aprono. Quattro le sessioni del pomeriggio: la prima focalizzata sull’aumento della produttività, dell’occupazione e del valore aggiunto nei sistemi agricoli. La seconda sessione dedicata alla necessità di migliorare i mezzi di sussistenza e la crescita economica inclusiva delle comunità rurali. La terza sezione sulla sostenibilità ambientale e l’ultima sulla cooperazione internazionale, con un focus specifico sulla crescente domanda di cibo in Africa e sul ruolo dell’agricoltura sostenibile.