L’obiettivo è di coprire la Toscana con la banda larga ad alta velocità entro il 2022. Tutto il territorio, oltre le grandi città, fino ai borghi più piccoli e alle aree interne dove gli investimenti delle grandi compagnie arrivano sempre tardi. Si chiamano “aree bianche”, o a fallimento di mercato, per indicarne proprio la scarsa convenienza economica nella logica di mercato, ma qui ci vivono ben 770mila cittadini che hanno diritto come gli altri “alla cittadinanza digitale, perché senza essere connessi non si potrà più lavorare e vivere”, spiega con convinzione l’assessore alle infrastrutture digitali della Regione Toscana, Stefano Ciuoffo, che da mesi sta portando avanti un progetto ambizioso e necessario: far navigare tutti i toscani con la fibra ottica che entrerà direttamente nelle case, nelle scuole, nelle aziende e negli uffici pubblici.
Un intervento della Regione Toscana che, come si apprende, coinvolgerà ben 531mila immobili, tra privati e imprese, dal valore di circa 160 milioni di euro, a fronte di una spesa di 74 milioni. La concessione per la costruzione, manutenzione e gestione della rete per 20 anni è stata affidata ad Open Fiber Spa e per velocizzare l’iter burocratico e mettere subito a cantiere tutti gli interventi, la Regione ha attivato una serie di conferenze di servizi. Entro la fine di quest’anno dovrebbero arrivare a conclusione la metà dei lavori in programma.
La strategia regionale – che si muove all’interno del perimetro disegnato dal Piano nazionale banda larga – ha avuto un’accelerata in seguito alla pandemia che ha cambiato ritmi di vita e abitudini e reso la rete il perno intorno a cui ruotano gran parte delle relazioni, affettive, sociali e lavorative. Come questo bisogno verrà soddisfatto lo spiega l’assessore Stefano Ciuoffo.
La banda ultralarga vuole colmare un divario digitale che non è solo tecnologico, ma sociale oltre che economico. Un gap che colpisce soprattutto i piccoli borghi e le aree più interne. Come interviene la Regione per colmare queste differenze?
Scontiamo innanzitutto la situazione inaspettata e imprevedibile della pandemia che ci impone di accelerare dei piani di copertura del territorio che gli operatori telefonici pensavano di coprire, non del tutto, tra qualche anno. E va anche premesso che l’intervento pubblico fu determinato, tramite la società pubblica Infratel, nel 2017 sulla base dell’individuazione delle cosiddette aree bianche. Ma il punto adesso è che la rete serve a tutti in ogni parte della regione e del Paese. Partendo da questo duplice svantaggio stiamo intervenendo su Open Fiber, al fine di velocizzare i lavori che erano già in programma, e stiamo chiedendo con forza, attraverso la Conferenza delle Regioni, di aggiornare la nuova consultazione pubblica degli operatori privati affinché i territori rimasti esclusi nella prima fase di investimenti possano trovare un loro spazio.
Un problema che sconta anche l’inefficienza della rete nazionale e il ritardo generale sulle opportunità che la tecnologia offre.
Il ranking europeo Digital Economy and Society Index posiziona l’Italia al quart’ultimo posto fra i Paesi europei, con carenze più gravi sull’utilizzo dei servizi internet, sull’integrazione delle tecnologie digitali, ma anche sull’utilizzo dei servizi digitali e sul lato delle competenze del capitale umano. Il contrasto al digital divide, con i progetti della banda ultralarga sta proseguendo anche se continuano ritardi nei lavori di infrastrutturazione. Per questo la Regione Toscana intende dispiegare un progetto a valere sul Recovery Plan) che incida sulla trasformazione digitale della pubblica amministrazione, a partire dalla stessa amministrazione regionale, e che sia di supporto alla trasformazione digitale degli enti locali.
Lo spettro della Dad è sempre presente, nonostante tutti stiano lavorando per scongiurarlo. Avete fatto qualcosa di specifico per le scuole?
Sì, dopo un censimento puntuale svolto dai nostri uffici regionali, abbiamo stanziato ed erogato a gennaio 2,5 milioni di euro con un intervento straordinario, affinché gli istituti scolastici potessero dotarsi di connessioni internet idoneo al modello della didattica a distanza.
Rendere concreto e tangibile il diritto “alla cittadinanza digitale” per ciascun cittadino. Perché senza essere connessi non si potrà più lavorare e vivere
Pensando all’infrastruttura digitale toscana, a che punto siamo?
Con l’intervento pubblico contiamo di ultimare i lavori nelle “aree bianche” entro il 2022, così come riferito anche recentemente dal concessionario Open Fiber. Contestualmente gli operatori privati, che abbiamo incontrato nei mesi scorsi, stanno dispiegando i loro nuovi piani di investimento, tenendo conto del cambio di paradigma a cui la pandemia mondiale ci ha portato.
I benefici di questa nuova infrastruttura per i territori?
In primo luogo potremo rendere concreto e tangibile il diritto alla “cittadinanza digitale” per ciascun cittadino. Perché senza essere connessi non si potrà più lavorare e vivere, quasi. Dallo smart working alle nuove opportunità per studio e turismo, ognuno si dovrà adeguare ormai ai nuovi stili di vita che il Covid ha determinato.
Abitare o lavorare in un borgo sarà come farlo in una città
Cosa farà la Regione nel prossimo futuro per implementare al meglio le infrastrutture tecnologiche del territorio?
Con i soldi del Recovery Plan vorremmo mettere a sistema il patrimonio informativo pubblico toscano e massimizzare la produzione di Open Data e Big Data a supporto decisionale e delle attività di cittadini, enti e imprese, digitalizzando in modo progressivo l’intero patrimonio attualmente cartaceo presente negli Archivi ed offrendolo come servizi online, portali web, open data e open cultural contents ai cittadini. Rendere così la Toscana una regione di eccellenza nello sviluppo di competenze digitali di base e specifiche e nella conoscenza e capacità d’uso dei servizi pubblici digitali disponibili. Vogliamo, e già in parte stiamo cominciando a fare, rendere i servizi pubblici digitali in Toscana fruibili in modo più semplice e veloce, integrando le piattaforme software toscane con quelle nazionali, come app IO, pagoPA, SPID, sistemi unici di gestione procedimenti e modulistica nazionale.
Occorre, successivamente, sviluppare e stimolare progettualità nei territori per la realizzazione di applicazioni legate al 5G, all’Internet of Things nei Comuni toscani, incoraggiare progettualità che sfruttino le potenzialità delle nuove tecnologie per l’attivazione di reti locali nel mondo delle filiere produttive verticali. Così facendo abitare o lavorare in un borgo sarà come farlo in una città.