“A mezzogiorno tutte le case del paese erano incendiate; i suoi abitanti fissi e gli sfollati erano stati tutti trucidati. Le vittime superano di gran lunga i cinquecento, ma il numero esatto non si potrà mai sapere”, così Manlio Cancogni descrive quel 12 agosto del ’44 a Sant’Anna di Stazzema. E lo stesso orrore arriva fino ad oggi, al 77° anniversario della strage nazifascista, una delle più atroci: le SS e le truppe fasciste in ritirata sterminarono centinaia di civili, 560 se ne contano, tra cui 130 bambini. La più piccola, Anna Pardini, aveva 20 giorni.
Le celebrazioni ufficiali sono state una staffetta di ricordi e moniti, scanditi da momenti ricchi di significato, come la deposizione delle corone di fiori, la Santa Messa celebrata sul sagrato della chiesa dall’arcivescovo di Pisa, Giovanni Paolo Benotto, e poi il corteo con le autorità e i gonfaloni che è salito al Monumento Ossario nell’area sacrale, dove si sono tenuti i discorsi delle autorità. Presente anche una delegazione di lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio.
Numerose anche le testimonianze arrivate per vie ufficiali e attraverso i social. Come dall’ambasciata di Germania in Italia: ”Anche 77 anni dopo, i terribili crimini perpetrati dai soldati tedeschi a Sant’Anna di Stazzema lasciano senza parole. Ci raccogliamo nel ricordo delle vittime”. Anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, è intervenuto: “Una mancanza di umanità che resta impressa nel profondo delle nostre menti e dei nostri cuori. Fu una vergogna infinita”.
“La Toscana non dimentica. Siamo qui oggi come ogni anno e sempre lo saremo per dire mai più. Mai più odio, mai più violenza e sopraffazione – ha detto il presidente Eugenio Giani nel corso della cerimonia – Oggi è un giorno solenne di raccoglimento e di memoria e Sant’Anna riassume lo spirito di tutta la Toscana e di tutta Italia perché i segni devastanti delle ideologie totalitarie devono essere monito per recuperare quello spirito di libertà, di solidarietà e democrazia che ha visto la nascita della nostra Costituzione e della Repubblica, non dimentichiamolo, democratica fondata sul lavoro. E i lavoratori della Gkn, anche loro oggi qua insieme a noi, sono venuti a Sant’Anna per ricordarlo e per per ribadirlo”.
Maurizio Verona, sindaco e presidente del Parco Nazionale della Pace di Sant’Anna di Stazzema ha sottolineato nel suo intervento la necessità di “attualizzare quei valori che la nostra Costituzione, nata anche in questi luoghi, delinea. Oggi, in particolare, vogliamo rappresentare il valore del lavoro che durante il fascismo era calpestato, il valore della cittadinanza, che oggi ha trovato un suo simbolo in Eseosa Fostine Desalu che ha reso grande l’Italia alle Olimpiadi nella staffetta 4×100. Anche per quanto riguarda il cammino della legge di iniziativa popolare contro la propaganda fascista e nazista, con soddisfazione, posso dire che è iniziato il percorso parlamentare con l’assegnazione alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati con il numero 3074, con pareri favorevoli della Commissione I Affari Istituzionali e la X Attività produttive. E’ stato un grande successo di popolo con una enorme mobilitazione di associazioni, movimenti politici, amministratori, ma soprattutto una mobilitazione di migliaia di cittadini tra cui moltissimi giovani”
“Oggi siamo a Sant’Anna per commemorare quelle vittime innocenti ma anche per guardare con speranza al futuro, per assolvere ad uno dei più importanti doveri della vita civile ed istituzionale della nostra Repubblica: il dovere della memoria e dell’onore al sacrificio di chi ci ha preceduti. Senza memoria non vi è futuro, né per noi né per le generazioni successive. E senza saper rendere onore, non potremmo dirci cittadini, non saremmo nulla”, ha detto il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, Deborah Bergamini, nell’orazione nel corso delle commemorazioni.
A rappresentare il Consiglio regionale della Toscana, Federica Fratoni, consigliera segretaria dell’Ufficio di presidenza, che ha ricordato come l’eccidio rappresenti “una tappa fondamentale della storia recente del nostro paese, di quel cammino disseminato di tante vittime civili, oltre 4mila in Toscana, che ha portato alla libertà”.
La lettera del presidente della repubblica, Sergio Mattarella
In questo abisso di disumanità affondano le radici della libertà riconquistata, nel nostro Paese e in Europa
“Il 12 agosto di settantasette anni or sono i militari delle SS compirono nelle frazioni di Stazzema un eccidio di civili indifesi, tra i più spaventosi dell’intera guerra. Centinaia e centinaia furono i morti. Bambini trucidati insieme alle loro madri e ai loro nonni. Stazzema era considerata un rifugio per i più deboli, per gli sfollati. Divenne invece terra insanguinata, teatro di crudeltà atroci e di un feroce disprezzo per la vita umana, fino allo scempio del rogo di vittime nella piazza di Sant’Anna. Tanto orrore non potrà mai essere dimenticato. È iscritto nel testimone che le generazioni più mature consegnano ai giovani”. Lo scrive in un messaggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“In tanto dolore, in questo abisso di disumanità affondano le radici della libertà riconquistata, nel nostro Paese e in Europa. La Repubblica nasce proprio nel ripudio della cultura di morte, della volontà di potenza spinta fino a divenire ideologia dell’annientamento. L’Europa divenuta comunità è la risposta pacifica e lungimirante a quel nazionalismo che tanti conflitti ha generato nel nostro continente. La Repubblica oggi si inchina davanti al sacrario di Stazzema. Un sentimento profondo unisce gli italiani ai familiari delle vittime dell’eccidio e ai valorosi superstiti che per tutta la vita hanno portato il fardello di un dolore così grande, continuando a spendersi per far conoscere, per ricordare, per trasmettere, con la forza della loro testimonianza, il messaggio più semplice e potente: mai più”.
“Il riscatto dall’oppressione e da tante sofferenze fu possibile grazie allo spirito di solidarietà e giustizia, al rispetto dei diritti inviolabili, che il nostro popolo seppe far prevalere. La democrazia e la libertà richiedono ora di essere continuamente alimentate da valori civili e dal senso di comunità. Anche per questo, la memoria dei momenti più drammatici resta un patrimonio prezioso anche per affrontare le sfide dei tempi nuovi e delle necessarie innovazioni”.