È una scoperta straordinaria quella che è venuta alla luce durante la quarta campagna di scavi al santuario romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni.
Già nel 2020 erano emersi dal fango caldo gli altari romani di Iside, Fortuna Primigenia e Apollo. Ma lo scavo che si è tenuto nei mesi di giugno, luglio e agosto 2021 ha confermato che quello di San Casciano è un santuario ricchissimo, unico nel suo genere, sicuramente un importantissimo luogo di culto per la comunità.
Il team dello scavo diretto da Jacopo Tabolli, funzionario archeologo della Soprintendenza, e da Emanuele Mariotti, archeologo professionista esperto di topografia e geofisica applicata all’archeologia formato da studenti, specializzandi e dottorandi dalle università di Pisa, Siena, Firenze, Roma La Sapienza e Sassari ha portato alla luce dei ritrovamenti straordinari.
Si tratta di centinaia di monete d’oro, argento e bronzo, il basso rilievo del muso di un toro, cinque bronzetti sacri di offerenti, un putto in bronzo e poi cinture in lamina di bronzo, fiaccole miniaturistiche, clave di Ercole ed altri attributi sacri.
Si tratta delle offerte votive dei fedeli che potrebbero testimoniare un rito antico di venerazione presso la sorgente dove il fedele entrava in connessione con la divinità salutare.
Data l’importanza del ritrovamento la Soprintendenza di Siena Grosseto e Arezzo sta contestualmente predisponendo un ampio progetto di paesaggio archeologico dedicato alla tutela valorizzazione e fruizione del sito, finalizzato all’apertura al pubblico del santuario.
Da giugno 2021 è attivo anche il progetto Art Bonus dedicato al restauro e alla conservazione delle architetture sacre del Bagno Grande volto a incoraggiare mecenati a contribuire all’impresa.
Il Funzionario Archeologo Jacopo Tabolli ha dichiarato: “Il percorso di ricerca e tutela del Bagno Grande segna con queste scoperte un altro passo fondamentale. La Soprintendenza, infatti, ha da subito scommesso sull’impresa di scavo, riconoscendo nella multidisciplinarietà e nella condivisione dei risultati la cifra fondamentale del progetto. Il gruppo di ricercatori coinvolto nello studio e pubblicazione dello scavo supera i quaranta studiosi e si è arricchito proprio in questa quarta campagna di scavi di colleghi che stanno affrontando tutto ciò che le analisi archeometriche e archeoambientali possono restituirci.
E siccome l’archeologia non è mail il lavoro di un singolo, ma il risultato degli sforzi di tanti, le scoperte inattese che si sono dischiuse sotto di noi non sarebbero mai state possibili senza la passione dei tanti studenti delle università italiane e straniere che in questi due anni hanno accettato la sfida di dedicare una gran parte delle loro estati a completare un processo di alta formazione all’archeologia da campo in un contesto come quello del Bagno Grande. Qui dove la stratificazione non è solo quanto si scava “dall’alto” ma anche quanto riemerge tramite l’acqua calda ‘dal basso’ è certamente una palestra unica per i giovani archeologi e siamo orgogliosi di poter ancora offrire momenti come questo”.
Le monete del deposito votivo
Il tesoro delle monete d’oro, argento e bronzo e il toro scolpito: voti del santuario
Al di sotto delle colonne abbandonate si è dischiuso intatto il deposito votivo del santuario. Sotto il volto di un grande toro, magistralmente scolpito in bassorilievo su un blocco della vasca, a oltre due metri di profondità sono riemerse nel fango caldo le offerte degli antichi fedeli che si recavano presso la sorgente sacra.
Si tratta di centinaia di monete d’oro, argento, oricalco e bronzo che celebrano la pax augustea, l’apogeo flavio e le gesta di Traiano, Adriano e Marco Aurelio, assieme ad una serie di cinque bronzetti sacri di offerenti – tra cui si riconosce uno splendido Pan – e poi cinture in lamina di bronzo, fiaccole miniaturistiche, clave di Ercole ed altri attributi sacri.
Il putto di San Casciano dei Bagni
Il putto in bronzo del Bagno Grande sorride ancora dopo 2000 anni
Il pezzo forse più eclatante è un putto in bronzo: un bambino che reca la sacra bulla al collo e che ancora sorride teneramente a distanza di duemila anni dalla sua deposizione nell’acqua calda.
L’artista che lo plasmò, certamente afferente ad un’altissima scuola (con chiari modelli ellenizzanti alle spalle), realizzò questo capolavoro agli inizi del II secolo a.C.
Il Putto del Bagno Grande richiama il celeberrimo Putto Graziani ai Vaticani e, proprio come questo, sulla sua coscia destra corre una misteriosa iscrizione antica che celebra l’offerta nel santuario e la sua divinità.
Le “orme” scolpite nel travertino: antico rito di venerazione
Ma le sorprese non sono finite. Accanto agli altari, lo scavo della superficie della vasca sacra ha portato alla luce una serie di “orme” scolpite nel travertino. Erano ricolme di piombo e tracce d’argento, come le primissime analisi in XRF condotte dall’Università di Siena, dipartimenti DSSBC e DBCF hanno dimostrato.
Sono piedi di adulti, giovani e bambini, sono zoccoli di toro e orecchie. In molti casi si conservano interamente i piedi, che calzavano eleganti sandali. Come sempre in archeologia occorre prudenza nell’interpretazione, ma analoghe testimonianze sono spesso legate alle “vestigia” di Iside e Serapide e potrebbero testimoniare un rito antico di venerazione presso la sorgente dove il fedele nel percorrere le orme o nel porre l’orecchio presso il bordo della vasca, entrava in connessione con la divinità salutare.
Sulla fine del II secolo d.C., accanto agli altari degli dei, i Romani offerenti nel santuario sarebbero andati “con i piedi di piombo” e il gesto della loro offerta è rimasto per sempre suggellato sulla vera della vasca.