Non è solo una bevanda, è la “regina” della socialità, simbolo dello stare insieme e della condivisione. Ecco che cosa rappresenta la birra nell’estate post-Covid: un’occasione per riscoprire una nuova normalità e, contemporaneamente, per valorizzare le realtà locali, espressione di territori e comunità.
Lo ha capito da tempo anche la Regione Toscana che, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014 – 2020, ha finanziato due progetti sulla birra artigianale (attualmente in corso di realizzazione) con l’intento di promuovere la cultura birraia e formare consumatori consapevoli.
Hops Tuscany
Il primo, Hops Tuscany, nasce dall’esigenza di sviluppare in Toscana la coltivazione del luppolo per produrre i coni, materia prima indispensabile per la birra: in questo modo si utilizzano prodotti locali, di qualità superiore rispetto a quelli di importazione, da destinare al processo di birrificazione artigianale.
Quali_Birre
Quali_Birre ha invece l’obiettivo di elevare le competenze tecniche ed economiche degli imprenditori impegnati nella produzione di birre agricole attraverso la definizione di un protocollo operativo e il trasferimento ai birrifici artigianali delle conoscenze relative alle caratteristiche microbiologiche e agli strumenti necessari a innovare il processo di produzione, conservazione e marketing.
Un settore in continua crescita
“La produzione della birra artigianale e agricola – ha commentato la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi che, lo scorso lunedì 26 luglio, ha partecipato all’incontro del Caffè della Versiliana dedicato a “Le Birre artigianali in Toscana” – è un’attività in continua e rapida crescita in Toscana e l’inserimento della produzione del malto e della birra tra le attività agricole sta determinando un importante impulso nell’ambito del nostro settore primario”.
I birrifici artigianali in Toscana
In Toscana sono presenti 91 birrifici artigianali (situati prevalentemente nelle province di Firenze, Siena, Arezzo e Pisa), dei quali 17 sono “beer firm”, cioè birrifici senza impianto che si avvalgono di altri birrifici per la realizzazione della propria produzione. I birrifici agricoli sono 21 e rappresentano il 23% del numero totale dei birrifici artigianali presenti in Toscana. Ad oggi la produzione di birra artigianale in Toscana è stimata in circa 20.000-25.000 ettolitri per anno.
Non solo enoturismo: la nascita del beer tourism
La birra, insomma, diventa una chiave per conoscere da vicino i produttori, visitare località dalla forte tradizione brassicola, gustare i frutti della filiera, partecipare a corsi di degustazione, fiere ed eventi. Nascono così nuove esperienze di viaggio che, seguendo l’esempio del già consolidato enoturismo, potrebbero tradursi in un unico concetto: beer tourism.
“La cultura della birra artigianale e agricola in Toscana non solo sta crescendo ma si sta sempre più professionalizzando – ha continuato Saccardi – perché siamo di fronte a un prodotto che piace a tutti, che ha saputo trasformarsi da prodotto di nicchia in un’eccellenza di alta qualità alla portata di tutti, fiore all’occhiello del nostro Made in Italy. Tra l’altro, una delle compagne preferite delle uscite con gli amici o di un brindisi. E, ammettiamolo, qual è la frase dopo ‘ci prendiamo un caffè’ più gettonata al mondo? ‘Ci facciamo una birra’. Non sarà un caso. Aggiungo che grazie a questo prodotto e dunque alla promozione della cultura birraria e della formazione di consumatori consapevoli, in Toscana la birra può essere la chiave per un turismo di prossimità, dove i birrifici si fanno bussola per scoprire storia, natura ed eccellenze locali”.