Quando tutto il paese s’emozionava per l’ascolto di quell’Estate italiana del duo Bennato-Nanni, Giovanni Di Lorenzo ancora non era venuto al mondo. Sarebbe nato tre anni dopo a Castelnuovo Garfagnana. È per questa ragione che anche sfogliando wikipedia c’è scritto proprio il nome di quel paese, Castelnuovo, e non Ghivizzano, luogo in cui è davvero vissuto e cresciuto. È qui che ancora abitano i genitori e il fratello, è qui che ha comprato casa, è qui che ha la residenza. Ed è sempre qui che sabato prossimo, 24 luglio, l’intero borgo lo accoglierà per festeggiarlo, regalandogli così la sua seconda “notte magica” di questa pazza estate italiana.
Per Di Lorenzo, questa, è una stagione d’oro. D’accordo, avrà pur visto sfumare all’ultimo minuto la qualificazione del suo Napoli alla champions league. Un risultato sportivo che non incide certo sul suo rendimento, sulla crescita costante, sul successo che invece di lì a breve ha ottenuto indossando la maglia della nazionale. Il Napoli gli ha appena rinnovato il contratto fino al 2026, e già si diffondo voci di corteggiamenti spagnoli. “È nel mirino dell’Atletico Madrid”, si legge un po’ ovunque. “Niente di vero”, assicura il suo procuratore. Ma non è certo di calciomercato quello di cui vogliamo parlarvi.
Un paese in festa
A fine mese Di Lorenzo raggiungerà i compagni di squadra a Castel di Sangro, sede del ritiro. Ma in anticipo su quella scadenza, sabato prossimo, c’è un appuntamento che lo aspetta, che lo vede protagonista e a cui tiene tantissimo: il suo paese, Ghivizzano, si tingerà d’azzurro per lui. Ci sarà una gran festa, con tanto di riconoscimento formale da parte dell’amministrazione comunale di Coreglia Antelminelli. “Si tratta di un atto ufficiale che abbiamo approvato a giugno, all’unanimità, e che gli avremmo consegnato a prescindere dall’esito dell’Europeo. Certo, si tratta di un gesto simbolico. Ma quel che conta, per noi come per lui, è il valore affettivo di questo piccolo riconoscimento” ci spiega il sindaco Marco Remaschi che con Di Lorenzo, nel corso degli anni, ha sempre mantenuto un rapporto costante.
A dirla tutta, però, per vedere il borgo colorarsi coi toni della nazionale non è necessario attendere l’inizio della festa. Ghivizzano è già azzurra da giorni. Nella parte alta del paese millenario fa bella mostra di sé la trecentesca torre della Rocca dell’allora signore di Lucca, Castruccio Castracani. Ebbene, ogni giorno quella torre s’illumina d’azzurro mettendo in evidenza il numero 2, una sera dopo l’altra.
Questione di numeri
Il 2 non è solo il numero stampato sulla schiena di Giovanni Di Lorenzo nel corso nell’Europeo. Il 2 è il suo numero, punto e basta. Dov’è stato possibile ha sempre scelto quel 2 che, da che mondo e mondo, prima delle personalizzazioni e dei nomi stampati sulle magliette, nella classificazione più tradizionale del calcio che fu ha sempre rappresentato il terzino. E la sua gente? Attende, acclama e coccola quel 2 così speciale. Da Roma alla finale di Wembley erano tutti lì. Non incollati al televisore, ma riuniti come una vera comunità in piazza IV Novembre di fronte al maxischermo. Così è stato ogni volta, per ogni partita, fatta eccezione per il debutto contro la Turchia. Prima la Svizzera, poi Galles, Belgio, Spagna e, finalmente, l’Inghilterra. Un crescendo di presenze che si è concluso col suono delle campane, i fuochi d’artificio e una diffusa e giustificata felicità.
A differenza di Marco Tardelli, che pur essendo originario di un altro paesino delle Alpi Apuane (Careggine) ha sempre dichiarato di sentirsi “pisano” perché è lì che è cresciuto umanamente e sportivamente, Giovanni Di Lorenzo continua a identificare Ghivizzano come casa sua. È la sua culla, il suo porto sicuro. “Anche se il lavoro l’ha portato lontano, appena può torna per rivedere la famiglia e gli amici, a cui è molto legato” assicura Remaschi. Dopo alcune esperienze nelle squadre della Media Valle, Giovanni è approdato alla Lucchese (l’ultimo giocatore ad aver vestito sia la maglia rossonera sia quella della nazionale era stato Eusebio di Francesco). Per è stata la volta di Reggio Calabria, Matera, Empoli e infine Napoli e la nazionale. Un crescendo rossiniano che non l’ha fatto sbandare e che non l’ha allontanato dal focolare da cui ha origine e a cui fa sempre ritorno, anche ora che ha una famiglia tutta sua.
Una famiglia modello
Tutti in paese dipingono suo padre, sua madre, sua nonna e suo fratello come “persone straordinarie”. E lo straordinario, in questi caso, è essere normali. “È gente per bene, umile, si fa ben volere da sempre. Proprio come Giovanni. Anche ora che ha tutti i riflettori puntati addosso, il legame col paese, con la famiglia e con la gente di qua è davvero indissolubile” confessa il sindaco. “La famiglia Di Lorenzo è gentile, sempre sorridente. Si fermano a parlare con chiunque. Del resto, qua, ci conosciamo tutti…” ci racconta Francesca Romagnoli, che oltre a lavorare per l’Unione dei Comuni della Media Valle è anche assessore a Barga e vicina di casa di Giovanni “che, insieme al fratello, incarna i valori dei loro genitori”. Valori che spesso si manifestano con l’assenza. Non dalla vita dei propri figli, sia chiaro. Anche perché sappiamo che Giovanni, dopo ogni partita e in qualsiasi posto del mondo si trovi, la prima cosa che fa dopo essere rientrato negli spogliatoi è quella di chiamare a casa, a Ghivizzano. No, l’assenza a cui facciamo riferimento si riferisce alla dimensione pubblica. Spesso rifiutano le interviste non per pudore o imbarazzo, ma solo per rispettare il figlio e per evitare che le loro chiacchiere possano in qualche modo disturbarlo o distrarlo. “Hanno sempre sostenuto Giovanni”, chiosa il sindaco. “Ma gli hanno anche permesso di tenere i piedi ben saldi a terra”.
E allora che festa sia. Sabato prossimo, 24 luglio, dalle 21 in poi. Nella stessa piazza IV novembre che ha ospitato i compaesani in festa, che ora sono orgogliosi di lui più che mai. “La vittoria della nazionale e di Giovanni ha unito tutti, più di quanto non lo fossero già” ci spiega Francesca. “Il Comune, il centro parrocchiale, i gruppi sportivi… Sono tutti ugualmente coinvolti. Il paese si è sentito investito di un ruolo. E ora, sempre più coesi, vivremo giustamente questo momento di festa organizzato per celebrare uno dei nostri ragazzi“. Che, ne siamo convinti, si presenterà con la medaglia d’oro attorno al collo. Com’è giusto che sia. E chissà se qualcuno, sabato sera, parafrasando la frase simbolo di questa vittoria europea non griderà in coro “It’s coming Ghivizzano”.