A fare i grandi piatti spesso sono i dettagli, anzi i singoli prodotti. Ciò che rende davvero unico un gelato, ad esempio, è anche la granella di biscotto; a fare la differenza in un hamburger è invece il tipo di formaggio utilizzato. Non è un caso, quindi, se Sammontana, storica azienda con sede a Empoli, ha da poco lanciato il cono e il barattolino “Aria di Toscana” con pezzi di Cantucci Toscani IGP e Vin Santo del Chianti DOC. La stessa McDonald’s, oltre ad aver inserito nel menù panini con carne Chianina, sposando la qualità del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, ha scelto il Pecorino Toscano DOP per la linea speciale My Selection, firmata da Joe Bastianich.
Cosa significa tutto questo? Semplice: che le ricette vengono apprezzate soprattutto quando impiegano materie prime del territorio e produzioni certificate DOP e IGP e che i Consorzi di tutela possono trarre enormi benefici da queste operazioni. È quanto emerso nella ricerca “DOP IGP valore trasformati” realizzata dalla Fondazione Qualivita con il supporto del Ministero delle politiche agricole con l’obiettivo di analizzare il segmento dei prodotti trasformati con ingredienti caratterizzanti delle filiere italiane DOP IGP.
“Abbiamo realizzato una ricerca specifica sul rapporto tra DOP IGP e prodotti trasformati perché riteniamo che rappresenti una via di crescita strategica per le produzioni territoriali di qualità – afferma Cesare Mazzetti, presidente della Fondazione Qualivita –. È il primo studio completo sul settore e vuole essere un punto di partenza per avviar un confronto concreto sullo sviluppo futuro delle IG in questo comparto, per individuare le tematiche prioritarie, capire le linee di sviluppo e partecipare alla costruzione di regole e procedure in grado di valorizzare e tutelare al meglio le DOP IGP, sfruttando le enormi potenzialità che la ricerca ha messo in evidenza”.
DOP IGP valore trasformati: i dati principali della ricerca
Lo studio nasce proprio per approfondire il rapporto tra Dop economy italiana e il mondo dell’industria e dell’artigianato alimentare. I risultati parlano di un 68% Consorzi di tutela “attivi” che hanno concesso l’autorizzazione all’uso della IG come ingrediente. Nel complesso si contano 13.000 autorizzazioni rilasciate negli anni dai Consorzi e dal Mipaaf, di cui 4.600 attive nel 2020 che coinvolgono circa 1.600 imprese della trasformazione.
DOP e IGP sono usati soprattutto in condimenti (42% delle IG coinvolte) e primi piatti (41%), salumi (33%) e dolci (31%), seguono poi formaggi e gelati (25%), marmellate, pizze e bevande (23%).
Nel complesso, si stima un valore alla produzione DOP IGP destinato a prodotti trasformati pari a 260 milioni di euro che supera il miliardo di euro per l’industria e l’artigianato alimentare.
Le opportunità da cogliere
Le DOP IGP possono cogliere molteplici opportunità nel settore dei trasformati: diffusione più ampia su scala nazionale e internazionale, aumento dei canali distributivi, ingresso in nuovi settori merceologici, possibilità di destagionalizzazione, aumento della notorietà, rafforzamento della reputazione, vantaggi in termini di packaging, di export e di sviluppo sul mercato web.
“La ricerca mette in luce come le DOP e IGP possano dare valore sul mercato alla nostra industria alimentare, al nostro artigianato enogastronomico e alla nostra ristorazione, veicolando tutto l’appeal dell’agricoltura italiana e del made in Italy – commenta Mauro Rosati, direttore di Qualivita -. Dobbiamo costruire sinergie ancora più strutturate fra i comparti per rendere più efficaci le filiere, dare maggiori garanzie a consumatori e imprese e cogliere appieno le possibilità dei ‘trasformati di qualità'”.
Un potenziale sviluppo per i Consorzi di tutela
I Consorzi, oltre al coordinamento delle attività principali – tutela e promozione e, negli ultimi anni, turismo enogastronomico -, devono “riflettere su come lavorare con risorse ad hoc anche sul settore dei trasformati, visto il valore che esso è in grado di generare. Tutto ciò che abbiamo oggi – conclude Rosati – è frutto di un connubio ‘occasionale’ tra prodotti DOP IGP con industria e artigianato alimentare, mentre attività di marketing mirate da parte dei Consorzi potrebbero aprire uno sviluppo potenziale davvero ampio”.
Lo scenario normativo
L’analisi rileva un quadro normativo europeo frammentato e un “primato” italiano in termini di regolamentazione: l’Italia è infatti l’unico paese ad aver introdotto un meccanismo di autorizzazione – in capo ai Consorzi riconosciuti – per conferire una maggiore tutela alle IG.
L’impegno delle istituzioni
“L’alto livello qualitativo, la bontà e la certezza dell’origine sono un valore aggiunto delle nostre DOP IGP – evidenzia il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, sen. Gian Marco Centinaio –. Un valore aggiunto che si mantiene tale anche quando diventano ingredienti di prodotti trasformati e si traduce in un plus ulteriore per i brand più famosi, che – a loro volta – diventano uno strumento per far conoscere a un numero sempre maggiore di consumatori le eccellenze del nostro agroalimentare. I Consorzi di tutela, insieme alle istituzioni, non solo mettono in campo iniziative volte a tutelare le denominazioni, ma sono impegnati anche a far sì che la qualità dei nostri prodotti resti alta e che DOP IGP siano conosciute e apprezzate da un pubblico più vasto. In un momento in cui c’è una crescente attenzione del consumatore verso l’origine delle materie prime e una sempre maggiore richiesta di made in Italy il sodalizio con l’industria può accrescerne notorietà e distribuzione”.