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La strada come scuola? Sì, a Pistoia succede. La città parla ai giovani

Un laboratorio a cielo aperto. Nelle piazze, nei bar, nei parchi. Il “Diritto di transito” è più di un progetto: si tratta piuttosto di percorsi educativi che coinvolgono i giovani (e la strada)

Laboratorio di fotografia per ragazzi - © Cooperativa Arké

Ragazzi in strada. Sì, ma per una buona causa. Come? Con un laboratorio all’aperto, itinerante. Un modo per conoscere luoghi, tempi, pratiche, esigenze e interessi degli adolescenti e individuare possibili progetti da proporre in futuro. Il target del laboratorio è rappresentato in particolare dai ragazzi che possono trarre beneficio da un incontro informale con educatori, che possono orientarli ai servizi con l’obiettivo di ridurre il rischio di disagio sociale. Dal Parco di Monteoliveto a piazza Mazzini, dalla stazione al parco del Villone Puccini. È qua che gli educatori di strada della cooperativa Arkè, aderente al gruppo Co&So, in collaborazione con la cooperativa Pantagruel sono alla ricerca dei luoghi di aggregazione degli adolescenti di Pistoia.

Diritto di transito

Il pretesto per entrare in contatto con i ragazzi sarà il commento di gruppo a una foto aerea della città e a una foto dello spazio aggregativo non strutturato. A partire da questo gioco nascerà il dialogo utile per raccogliere informazioni. In seguito gli educatori proporranno un laboratorio di visual storytelling per invitare i ragazzi a raccontare se stessi, i loro attuali luoghi di ritrovo e il modo di vivere quegli spazi della città, attraverso foto e videointerviste.

Laboratorio di fotografia per ragazzi – © Cooperativa Arké

L’iniziativa “Ci Si Incontra nell’informale”, promossa dalla cooperativa Arké insieme al Comune di Pistoia, è nata nell’ambito di “Diritto di Transito”, progetto selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e di cui il capofila è il consorzio Arché di Siena.

Gli obiettivi

Il progetto si propone di realizzare percorsi educativi rivolti ai gruppi-informali di pre-adolescenti e adolescenti nei luoghi dove i ragazzi si ritrovano – particolari zone della città, parchi, piazze – ma anche nei contesti formali – a scuola nei centri aggregativi, nei circoli.

L’iniziativa, che ha preso il via a maggio, ha durata triennale e nasce per dare una risposta alla crescente difficoltà di intercettare e coinvolgere i ragazzi in esperienze educative nelle varie istituzioni del territorio, ma anche al crescente disagio procurato in particolare alle fasce di popolazione giovanile dalle ristrette misure anti contagio del Coronavirus, alla constatazione che episodi di cronaca (che parlano di vandalismo come di bullismo) che coinvolgono i giovani sono in aumento, per non parlare di tutto quel mondo sommerso, spesso invisibile, fatto di storie di solitudine dei ragazzi e ragazze di cui solo in parte gli adulti vengono a conoscenza, e alla difficoltà di questi ultimi di sapere essere di aiuto al processo di crescita dei minori e al loro estremo bisogno di essere “riconosciuti”.

In posizione d’ascolto

“Abbiamo tanti laboratori e attività da proporre nei nostri centri diurni” spiega Alessandro Soldi, responsabile del settore infanzia, adolescenza e giovani della Arké Cooperativa Sociale Onlus. “Ma prima vogliamo ascoltare i ragazzi, i loro desideri, i loro interessi. L’esperienza educativa proposta dai nostri operatori avrà successo se potrà contare sulla collaborazione attiva dei ragazzi coinvolti in questa iniziativa che la renderanno viva e significativa grazie al fatto che è stata pensata soprattutto da loro”.

Laboratorio di fotografia per ragazzi – © Cooperativa Arké

“Si tratta di un progetto importante che prende il via in un momento particolarmente complesso legato alla pandemia da Covid, la quale ha causato l’isolamento sociale colpendo in particolare gli adolescenti, in una fase così delicata della loro età” sottolinea il vicesindaco e assessore alle politiche di inclusione sociale, Anna Maria Celesti. “Recenti studi hanno dimostrato che ragazzi tra 15 e 17 anni che vivono distanti dagli altri, molto spesso hanno problemi di apprendimento, di attenzione e difficoltà nel prendere decisioni. Per questo è fondamentale individuare quanto prima i loro disagi per aiutarli a superare questo difficile momento. Il percorso individuato è un passo per andare incontro ai tanti giovani che hanno sofferto e soffrono e dare loro la possibilità e gli strumenti per ricostruire ciò che si è spezzato”.

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