Era il 2019 quando dopo una fuga di gas “sprofondò” parte del Lungarno Diaz. Due anni di lavori, studi, scoperte, lunedì 14 giugno invece la riapertura al traffico.
Ora dentro l’Arno c’è una barriera di sicurezza: paratie d’acciaio di 7 metri nella voragine che si era aperta e iniezioni di calcestruzzo dentro tubi d’acciaio per consolidare le fondazioni della cavità subacquea, così impedire il risucchio di terreno da parte della corrente del fiume.
La barriera di sicurezza
Con un importo complessivo di circa 3 milioni di euro finanziati dalla Protezione civile nell’ambito degli interventi di somma urgenza per danni causati dal maltempo, la Regione Toscana ha potuto eseguire tutti gli interventi necessari concordati con il tavolo tecnico che si è aperto immediatamente dopo l’evento e che ha visto coinvolti oltre alla Regione anche il Comune di Firenze, Soprintendenza e altri enti.
“Non si è trattato semplicemente di chiudere una voragine – ha spiegato l’assessore regionale alla Protezione civile Monia Monni- ma di esaminare le cause, sondare il terreno fuori e dentro l’alveo del fiume. Solo così si poteva intervenire adeguatamente a protezione della città, del fiume e delle sue sponde. Ora possiamo dire che la situazione è in totale sicurezza, la voragine è stata blindata e la grotta consolidata” .
“Abbiamo colto l’opportunità dei lavori conclusivi di ripristino della viabilità per installare la porta telematica all’inizio del lungarno – sottolinea l’assessore alla Mobilità del Comune di Firenze Stefano Giorgetti –. Un dispositivo per tutelare la ztl che viene incontro alle giuste richieste dei residenti e di cui avevamo già programmato la collocazione. Inoltre a breve avvieremo ripristini provvisori di piazza Mentana e via Malenchini, rinviati in attesa della riapertura di lungarno Diaz. E sono già programmati per l’anno prossimo interventi di manutenzione straordinaria della pavimentazione di questa viabilità”.
La scoperta di una grotta subacquea
Le analisi, i lavori e gli studi hanno portato alla scoperta di una vera e propria una grotta sotto il livello dell’acqua ,responsabile probabilmente di avere creato un effetto risucchio del terreno. Per analizzare questa cavità lunga 10 metri, profonda 6 e larga 3 ci è voluto non solo tempo, ma anche era necessario trovare il periodo adatto per farlo. D’inverno, col maltempo certe indagini non si possono fare. E così gli uomini del Genio civile hanno dovuto aspettare la primavera e il livello di fiume adeguato per compiere le trivellazioni (7 in tutto) per capire il tipo di terreno e le dimensioni della grotta subacquea e intervenire con iniezioni di cemento per consolidarla ; Poi ci sono state le perforazioni (circa 8), i vari scavi esplorativi accompagnati da monitoraggi continui delle strutture e degli edifici del lungarno.
Tra gli altri interventi attuati anche la ripulitura del Canale Chiesi con speciali escavatori ad aspirazione e ancora la realizzazione a 7 metri di profondità – dentro l’alveo del fiume – di una pista di protezione e di un diaframma a quasi 2000 metri di profondità con barre d’acciaio iniettate di calcestruzzo nel tratto tra il Ponte alle Grazie e le scalette. Inoltre è stata attuata la riprofilatura della sezione emersa del rilevato messo in opera a protezione al piede dei muri a fiume, tra il Ponte alle Grazie e il termine della rampa dei canottieri, con recupero banchina porticciolo in corrispondenza delle scalette e rampa; e la predisposizione di pista di servizio larga in sommità 6 metri per una lunghezza complessiva di 150 metri.
Ovviamente a termine degli interventi di emergenza sono stati ricostruiti tutti sottoservizi, i marciapiedi, la sede stradale e la segnaletica. Tra questi ultimi interventi anche l’installazione della porta telematica a tutela della ztl sul lato Ponte alle Grazie.