Pinocchio esce dalla Toscana per incontrare il mondo dell’architettura, protagonista del progetto “Urbanalogy Pinocchio/Architetto”, un’analogia urbana tra le vicende del burattino, il disegno e la fotografia.
Una rilettura del romanzo in un progetto dinamico che riparte dai luoghi non-luoghi della narrazione di Collodi e ci guida alla scoperta degli spazi e delle forme dell’architettura contemporanea e del passato.
Pinocchio come nuova e inesauribile fonte di ispirazione per progettare con coraggio le città del futuro. Resilienti, a misura d’uomo, con sperimentazione, in bilico tra natura, narrazione e artificio. Come solo Pinocchio sa insegnarci: così umano con le sue bugie e debolezze, così toscano con la sua ironia iconica e senza tempo.
Gli autori sono Irene Taddei, fotografa e Massimo Gasperini, architetto e illustratore, entrambi toscani. Collaborano da anni al progetto Urbanalogy in un intreccio di analogie formali e concettuali col desiderio di tracciare l’identikit delle nostre comunità e città in rapido mutamento. Un tentativo di catturare sulla carta l’istantanea del presente. Ma per riprogettare il futuro c’è bisogno di un valido alleato. È qui che entra in scena Pinocchio.
Nel 2020 nell’arco di 8 mesi “Urbanalogy Pinocchio/Architetto” prende vita. Dall’archivio fotografico di Irene Taddei vengono selezionati venti scatti, dettagli di “architetture pinocchiesche” tra Toscana ed Europa, per incontrare nuove venti illustrazioni oniriche di Massimo Gasperini. Il tutto unito dal filo rosse delle parole, estratti dell’originale de “Le avventure di Pinocchio. Storia di un Burattino” di Carlo Lorenzini selezionati dall’Accademia della Crusca. Il progetto è “in progess” e nel 2022 diventerà un volume-catalogo per Pacini Editore, ed è già un film, sintesi del progetto selezionato da Alessandro Melis come “Italian Best Practice” per la 17^ Biennale dell’Architettura di Venezia.
Urbanalogy/Pinocchio Architetto 2021 © disegni Massimo Gasperini, fotografie Irene Taddei
Ecco la nostra intervista agli artisti Massimo Gasperini e Irene Taddei
Com’è nata l’idea di Urbanology Pinocchio/Architetto?
Quello con Irene è un incontro casuale ma davvero felice – commenta Massimo Gasperini. Ci siamo ritrovati in viaggio sullo stesso itinerario di indagine espressiva e artistica, ma con strumenti differenti. Io il disegno, lei la fotografia, ma entrambi alla ricerca della genesi formale degli spazi urbani. Così nasce il nostro gioco di rimandi e città risonanti.
Pinocchio/Architetto è l’evoluzione di cui Urbanology aveva bisogno. Dall’analisi delle origini e della nascita degli spazi urbani, volevamo andare verso la progettazione degli spazi del futuro. Ripartendo da Pinocchio.
È una rilettura del grande classico in un dialogo che oscilla tra invenzione e trasfigurazione dell’immaginario, partendo dalle vivide suggestioni del romanzo per rendere reali, alla nostra maniera, le parole dell’autore.
Perché avete scelto Pinocchio e cosa rappresenta per voi?
Pinocchio è l’emblema della toscanità nel mondo. E pensare che tutte le ambientazioni del romanzo sono profondamente toscane, ma non sono mai riconducibili ad un’unica e singola città davvero esistente in Toscana felice – commenta Massimo Gasperini. Ma leggendo tra le pagine veniamo subito immersi nella Toscana che emerge forte con una sua impronta identitaria distintiva. Così nei miei disegni utopici e nei dettagli fotografici degli scatti di Irene ritorna la toscanità, ritornano le torri, le cupole, i battisteri.
Come Pinocchio anche il nostro progetto è un gioco che diventa serio un racconto decontestualizzato ma profondamente toscano nell’anima e senza avere una geo-localizzazione precisa.
Per questo Pinocchio è perfetto per ripensare le nostre città e creare una nuova scenografia, una nuova architettura moderna e contemporanea. Affinché le nostre città siano proprio come Pinocchio: una costruzione perfetta, un burattino che in fondo è un’architettura perfetta capace di muoversi nello spazio e produrre così nuove architetture.
Pinocchio per me è ironia, che si presta a molteplici interpretazioni – commenta Irene Taddei. Il romanzo è costantemente attraversato dall’ironia. Pinocchio è la figura della sintesi, è il simbolo della Toscana ma è anche il simbolo della bugia con il suo naso universalmente riconosciuto. Così la nostra arte, la nostra produzione è come un fraintendimento. Io ritraggo dei dettagli spinti di architettura: è la mia interpretazione degli spazi cittadini. Massimo con i suoi disegni interpreta la fiaba di Pinocchio e lo spazio. Sono entrambe bugie buone, utili per ripensare lo spazio e il tempo in un viaggio dove ritrovare la suggestione della favola e l’armonia dei luoghi propriamente toscani ovunque nel mondo.
Massimo, Come avete scelto gli episodi del romanzo da reinterpretare?
Ci siamo fatti guidare dall’istinto, consapevoli che non sarebbero potuti mancare i capitoli più amati dai lettori. Per noi il romanzo come è un’architettura del viaggio che ci aiuta a svelare l’architettura bugiarda dei nostri tempi, quella lontana dalla resilienza.
Uno degli episodi più forti che abbiamo rappresentato è quello con il pesce-cane, infilzato dall’architettura del “Teatro del Mondo” dell’architetto Aldo Rossi per la Biennale del 1981, dalle quali sbucano le gambe di Pinocchio. È l’architettura che uccide l’organismo e lo ricrea. È la trasformazione che ritroviamo nella fotografia di Irene dell’architettura berlinese della banca a forma di squalo-balena. Il titanio e il vetro luccicano come la pelle dell’animale. È l’immagine della trasformazione della natura in architettura. È la sintesi tra natura, storia e artificio.
Irene, come Pinocchio è fonte di ispirazione per le città resilienti del futuro?
Pinocchio è la fonte di ispirazione ideale perché è allo stesso tempo così umano e così architettonico, è una costruzione artificiale, è un frutto dell’ingegno e dell’ingegneria del suo Geppetto. È artificio e architettura all’ennesima potenza. Per questo Pinocchio siamo noi e Pinocchio è per sempre
Il nostro progetto è un viaggio nello spazio e nel tempo nelle nostre produzioni artistiche. La nostra reinterpretazione di Pinocchio rende il romanzo come un manifesto della toscanità che possiamo ritrovare ovunque nel mondo. Nell’armonia dei paesaggi densi di suggestione, nelle architetture. Questa favola senza tempo può guidarci nel dare forma a città resilienti. Città come spugne che sanno cogliere il meglio del proprio passato senza rinnegarlo. Trarne ispirazione per progettare nuove forme vivibili per il futuro. Non sterili e fantomatici “Paesi dei Balocchi” ma città che recuperano i propri luoghi abbandonati e l’architettura negata, se ne prendono cura per dare vita a luoghi rigenerati. Dove vivere nella maniera corretta, nel benessere nell’armonia.
Il progetto è realizzato in collaborazione con la Presidenza del Consiglio Regionale della Toscana, i comuni di Pisa e di Volterra, Navicelli di Pisa s.r.l., Forti Holding S.p.a., ProVolterra, ANCE Pisa. Tra i partner e promotori del progetto: Fondazione Nazionale Carlo Collodi, Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, Comune di San Giuliano Terme, Confcommercio Provincia di Pisa, Federazione degli Architetti della Toscana, Associazione Inclusione Graffio e Parola Onlus, OAPPC della Provincia di Pisa.