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Ciak&Wine: il cinema e le storie di chi ama e produce il vino

Dal 14 al 21 maggio – in occasione della Settimana delle Anteprime dei vini di Toscana – la rassegna cinematografica propone 8 film online, on demand, su Più Compagnia, visibili gratuitamente

Una rassegna cinematografica per raccontare i segreti del vino e le vicende umane e professionali di chi lo produce: si chiama Ciak&Wine e si tiene dal 14 al 21 maggio, su Più Compagnia, la piattaforma in streaming del cinema La Compagnia di Firenze.

Dalle vigne americane di proprietà di Maynard James Keenan, cantante dei Tool, alla rivoluzione tutta italiana dei “Barolo Boys”, dai vini delle Langhe, alla millenaria pratica di immersione delle uve nell’acqua di mare dell’Isola d’Elba, la rassegna Ciak&Wine porta gli spettatori alla scoperta delle eccellenze enologiche, italiane e internazionali, tra tradizione, ambiente, storia e nuove prospettive.

Sarà proposta al pubblico dei cinefili e ai wine lovers, una selezione di otto titoli, tra fiction e documentari, da “gustare” online, on demand, gratuitamente, su Più Compagnia.
Giunta alla seconda edizione, Ciak&Wine è organizzata da Regione Toscana, in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana – cinema La Compagnia, in occasione della Settimana delle Anteprime dei vini di Toscana (14 al 21 maggio).

Il programma di Ciak&Wine

Blood Into Wine, di Ryan Page, Christopher Pomerenke (2014, 100’, v.o. sottotitolata in italiano).
Documentario sulla vita di una delle figure più interessanti del panorama rock internazionale, l’artista pluripremiato con il “disco di platino” Maynard James Keenan, leader della band Tool, e sulla sua battaglia per far avere credibilità, nell’industria del vino, al suo vigneto, situato nell’aspro terreno dell’Arizona.

Barolo Boys, di Paolo Casalis e Tiziano Gaia (2010, 64’).
Vincitore del “Premio DOC Wine Travel Food 2014” come Miglior documentario dell’anno, il film racconta l’epopea dei “Barolo Boys”, un gruppo di amici, piccoli produttori delle Langhe, che a cavallo tra anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso, cambiò radicalmente il mondo del Barolo, facendolo diventare, per la prima volta, un vino riconosciuto a livello internazionale, apprezzato Oltreoceano, le cui bottiglie raggiunsero quotazioni astronomiche.

Vinodentro, di Ferdinando Vicentini Orgnani (2014, 100’).
Dopo aver degustato il Marzemino, la vita di Giovanni Cuttin cambia radicalmente: da timido impiegato di banca, il protagonista del film diventa uno dei più grandi ed esperti sommelier italiani. Di pari passo, anche la sua carriera professionale subisce un’impennata e lo stesso succede per le sue relazioni amorose. Tutto sembra procedere a gonfie vele, fino a quando viene accusato dell’omicidio di sua moglie, Adele, e messo sotto torchio dal commissario Sanfelice.

Langhe Doc. Stories of Heretics in the Italy of Warehouses, di Paolo Casalis (2011, 52’).
Sono tre i protagonisti del film: un pastore, un produttore di pasta artigianale e un produttore di vino, che in questo documentario descrivono le Langhe, un territorio nel piemontese, tra i più belli d’Italia, ma nel quale sviluppo lo economico ha portato con sé l’urbanizzazione, la cementificazione e l’abbandono delle aree meno redditizie. Sono loro a denunciare il degrado sociale, culturale e paesaggistico delle Langhe. Sono tre “eretici”, che non accettano un destino che sembra già segnato e che continuano a lottare per migliorare il proprio territorio.

Sulle strade dei vini, di Paolo Casalis (2021, 60’)
Il documentario segue il viaggio di quattro cicloturisti veneti: Marco, ciclista e illustratore, i suoi amici, Lidia e Carmelo, giovane coppia di fidanzati, e Adrian. È un viaggio fatto di chilometri in bicicletta, di visite alle cantine e di incontri con i produttori, di brindisi e di degustazioni. E’ un tour alla scoperta dei vigneti biodinamici, dei vitigni internazionali e delle varietà autoctone. In Alto Adige, con coraggio, spirito di innovazione e capacità di fare gruppo, si guarda al futuro della produzione vitivinicola.

Ricreato all’Elba Nesos: un vino antichissimo di 2400 anni fa

Vinum insulae, di Stefano Muti (Italia, 2019, 15’)
L’uva in immersione nel mare, proprio come 2500 anni fa facevano gli antichi Greci nell’Isola di Chio: succede all’Isola d’Elba, dove il viticoltore elbano, Antonio Arrighi, si è messo a produrre vino, recuperando una pratica dalle tradizioni millenarie. Il corto racconta un esperimento enologico unico, denominato progetto Nesos, un “vino marino”.

Il vino di Leonardo, di Marco Carosi (Italia, 2019, 26’)
Tra le infinite doti di Leonardo Da Vinci, anche quella di sapiente enologo ed amante del vino. Il documentario va a svelare un lato poco conosciuto di Leonardo: il suo amore per la vigna, il suo legame con la produzione vinicola, per la quale ha lasciato dettagliate e preziose indicazioni di coltura. Un viaggio nei luoghi leonardiani (dalla campagna di Vinci, alla Milano del Cenacolo) e la scoperta degli aspetti più umani, intimi e familiari di Leonardo da Vinci.

Il romanzo del Sangiovese, di Andrea Zanfi (Italia, 2013, 27’)
Il Romanzo del Sangiovese è un documentario firmato da Andrea Zanfi che, dalla Maremma alla Romagna, percorre le terre del più diffuso vitigno italiano attraverso un inedito espediente letterario: il Sangiovese, in prima persona, racconta se stesso, le terre e gli uomini che lo coltivano, con le tonalità della psicologia, dell’antropologia e dell’enologia. Strettamente connesso all’omonimo romanzo di Andrea Zanfi, il film è un viaggio anche temporale e naturalistico: con la voce antica e il tono scanzonato dei suoi corregionali, il vitigno svela anche qualche piccola e scomoda verità sul suo passato e sul suo presente. Il dialogo immaginario tra il Sangiovese e chi lo coltiva si conclude con un appello, affinché l’osannato vino, dopo aver conquistato il mondo, possa tornare sulle tavole toscane e romagnole. Il filmato si apre significativamente con immagini di repertorio sul Chianti, tratte dal documentario di Sergio Micheli “Perché Siena Viva”, del 1968 e si conclude con un convivio di campagna nel quale le contraddizioni del mondo contemporaneo sembrano, almeno per qualche momento, allontanate. Un lavoro di indubbia poesia che si muove sul filo della memoria e dell’identità.

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