Cultura /

Il Bargello per Dante: una mostra racconta il complesso rapporto del Poeta con Firenze

L’esposizione è dedicata alla ricostruzione del rapporto tra Dante e la sua città natale, dagli anni immediatamente successivi alla sua morte fino agli anni Cinquanta del Trecento

Il rapporto tra Dante Alighieri e la sua città natale Firenze non è mai stato semplice. Si tratta di un grande amore spezzato il 10 marzo 1302 giorno in cui il Sommo Poeta venne per motivi politici esiliato per sempre dalla città. Da quel giorno cominciò per Dante una peregrinazione che lo portò in giro per tutta Italia, un lungo esilio durante il quale scrisse la sua opera più importante la Divina Commedia. Più volte tentò di far ritorno nella sua amata Firenze senza però mai riuscirci.

In occasione dei 700 anni dalla morte una mostra al Bargello sede nel Medioevo del Palazzo del Podestà dove proprio nella sala dell’Udienza (oggi salone di Donatello) venne pronunciata la sentenza del suo esilio, arriva una mostra che vuole raccontare come artisti, scrittori e poeti hanno tentato nel corso dei secoli di ricucire questo rapporto lacerato dalla storia e restituire al Poeta la dignità e importanza di cui era stato privato a causa delle ripetute condanne.

Fa riflettere il fatto che nella Cappella del Podestà (proprio accanto alla sala dell’Udienza), solo pochi anni dopo la morte del Sommo poeta avvenuta nel 1321 Giotto con la sua scuola impostava il suo ultimo capolavoro pittorico, ancora poco noto al grande pubblico, e ritraeva per la prima volta il volto di Dante, includendolo tra le schiere degli eletti nel Paradiso. 

La mostra

“Onorevole e antico cittadino di Firenze” è il titolo dell’esposizione che dall’11 maggio all’8 agosto porta nel museo fiorentino oltre cinquanta tra manoscritti e opere d’arte provenienti da biblioteche, archivi e musei di assoluto prestigio internazionale.

I prestiti provengono dalla Galleria dell’Accademia di Firenze, dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, alla  Biblioteca Medicea Laurenziana, dalla Biblioteca Riccardiana, dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, dalla Biblioteca Trivulziana di Milano, e ancora dalla Bibliothèque nationale de France di Parigi, dall’Archivo y Biblioteca Capitulares di Toledo e dal Metropolitan Museum of Art di New York e altri ancora.

Si tratta di copisti, miniatori, commentatori, lettori, volgarizzatori, le cui vicende professionali e umane si intrecciano fittamente, restituendo l’immagine di una città che sembra trasformarsi in uno scriptorium diffuso, al centro del quale campeggia la Divina Commedia, e in cui i libri circolano con abbondanza e prendono vita nuove soluzioni artistiche e codicologiche proprio in relazione al poema dantesco.

Tra le opere in mostra anche il Lignum Vitae di Pacino di Bonaguida, capolavoro su tavola della Galleria dell’Accademia di Firenze eccezionalmente concesso in prestito al Museo Nazionale del Bargello, realizzato dal pittore e miniaturista tra il 1310 e il 1315, che traduce per immagini, in modo insolitamente dettagliato, i temi del testo letterario Lignum vitae, trattato scritto da san Bonaventura da Bagnoreggio nel 1274. 

Galleria dell’Accademia, Pacino, Lignum vitae

Le parole di Dante prendono vita

Nel percorso le parole che gravitano intorno alla figura di Dante, oltre a mostrarsi visivamente nei codici e nelle opere d’arte, si trasfigurano in suono e accompagnano il visitatore. Grazie ad un accordo istituzionale con la Fondazione Teatro della Toscana e con l’Associazione Oltrarno, che ha curato e prodotto una serie di registrazioni audio, alcuni testi, selezionati dai curatori della mostra, risuonano nell’ultima sezione e contribuiscono ad animare i versi di Dante e i diversi registri della lingua fiorentina del Trecento attraverso le voci dei giovani attori della scuola diretta da Pierfrancesco Favino.

La mostra ricostruisce per la prima volta, in modo originale e unendo le competenze di studiosi di discipline diverse, le dinamiche con cui Firenze, pochi anni dopo la morte di Dante, si riappropria della sua figura e della Commedia, che da tutti è subito chiamata “il Dante” – ha spiegato Luca Azzetta, docente di Filologia della letteratura italiana dell’Università di Firenze e curatore della mostra –. È un episodio unico nella storia della letteratura italiana, da cui dipendono le modalità con cui Dante è arrivato fino a noi”.

 

I più popolari su intoscana