Un nuovo spettacolare allestimento per i preziosi lavori del Museo Bargello a Firenze. In occasione della riapertura oggi dopo lo stop imposto dall’emergenza Covid-19, il museo ha presentato anche la nuova Sala degli Avori, dedicata alla collezione di opere e oggetti in avorio, che copre un arco temporale di 15 secoli ed è tra le più prestigiose al mondo, sia in termini numerici (250 esemplari) sia per qualità e varietà.
Valorizzare i tesori in avorio del museo
Il riallestimento è stato pensato per migliorare le modalità di conservazione – sostituite le vetrine risalenti agli anni Ottanta, ormai inadeguate – e valorizzazione delle opere. Sono stati inseriti anche alcuni capolavori prima conservati nei depositi,
come un Crocifisso barocco che torna in esposizione dopo quasi un secolo di assenza. Sono stati inoltre sottoposti poi a restauro apparati pittorici e decorativi.
La sala, che si trova al primo piano del museo, raccoglie preziosissimi e antichi avori come il Dittico con scene della vita di san Paolo e Adamo nel Paradiso terrestre e la placca con l’Imperatrice bizantina, databili tra il V e il VI secolo. C’è poi il raro Flabellum carolingio dall’abbazia di Tournus, l’Olifante della Saint Chapelle, donato al re di Francia nel 1274, la Madonna dei Granduchi, ma anche pitture e sculture medioevali e rari mosaici.
“Il riallestimento è il primo di una serie di progetti programmati al Bargello per la messa in sicurezza, valorizzazione e nuova fruizione delle magnifiche collezioni di arti decorative – spiega la direttrice dei Musei del Bargello, Paola D’Agostino – per questo motivo abbiamo deciso di presentare il nuovo riallestimento nel giorno di riapertura dei musei, dopo mesi di chiusura forzata ma di grandi lavori da parte del personale e di vari professionisti impegnati in cantieri su tutti e cinque i musei”.
L’appalto, del valore di oltre 490mila euro, è stato curato da Invitalia. Del progetto di riallestimento si è occupato l’ufficio tecnico dei Musei del Bargello insieme allo studio Guicciardini e Magni Architetti.
Una collezione che risale al tempo dei Medici
La maggior parte degli oggetti che compongono la collezione di avori del museo appartiene al poderoso lascito dell’antiquario lionese Louis Carrand che, alla sua morte, nel 1888, accrebbe il Bargello di quasi duemila e seicento opere tra sculture, gioielli, pitture, oreficerie, tessuti, smalti e non solo. Altri avori provengono invece da acquisti ottocenteschi e dalle antiche collezioni granducali fiorentine.
Ma già negli anni settanta dell’Ottocento esisteva all’interno del museo un’intera sala intitolata alla collezione di “Avori, Ambre e Cristalli di Monte” in cui erano conservate le raccolte granducali fiorentine e corrispondeva al grande ambiente di accesso al primo piano del palazzo, esattamente corrispondente alla sala attuale.
Anche prima del notevole implemento dovuto al nucleo Carrand, gli avori mediceo-lorenesi rappresentavano dunque un settore numericamente assai rilevante nel percorso espositivo del Bargello, ponendolo in linea con alcuni grandi musei europei come il South Kensington Museum di Londra e il Musée de Cluny di Parigi.