Nel comune di Capalbio in località Garavicchio si trova il Giardino dei Tarocchi, uno dei parchi d’arte contemporanea più affascinanti della Toscana e anche una delle attrazioni più originali e divertenti della Maremma. Lo ha ideato a partire dal 1979 Niki de Saint-Phalle che si è ispirata al Parc Guell di Gaudì a Barcellona. Si tratta di un percorso onirico tra le 22 figure del gioco dei Tarocchi. L’artista ci ha lavorato con l’aiuto di Jean Tinguely fino alla morte nel 2002.
La realizzazione del Giardino ha richiesto 17 anni di impegno, un enorme lavoro e una spesa di circa 10 miliardi di lire. L’artista si è autofinanziata tramite altre opere, libri, film e la produzione di una linea di profumi. Tra i principali collaboratori di Niki, oltre a Jean Tinguely, partecipano in tempi diversi anche Rico Weber, Ricardo Menon, Roberto Aureli. Ma il progetto è ideato da Niki, regista di un lavoro collettivo che organizza apporti tecnici dei più diversi settori: artisti polimaterici, architetti, arredatori, ceramisti, operai specializzati, esperti di amministrazione, di botanica.
Dal 9 luglio al 3 novembre 2021 il Comune di Capalbio rende omaggio all’opera straordinaria di Niki de Saint Phalle, centrata sul suo rapporto artistico con l’Italia, con una grande mostra curata da Lucia Pesapane. Grazie alle testimonianze di amici e collaboratori, che con l’artista hanno dato vita al Giardino dei Tarocchi, l’esposizione racconta l’attualità del messaggio femminista, ambientalista, avanguardista e impegnato che l’artista ha lasciato in dono alla Toscana.
La mostra
La mostra “Il luogo dei sogni: Il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle” segue un preciso percorso tematico. Si svolge in due luoghi espositivi che si intersecano e si completano a vicenda, ma ognuno di questi ha una sua anima specifica. A Palazzo Collacchioni, nel borgo antico di Capalbio, si ripercorre la storia del Giardino dei Tarocchi, dalla fine degli anni Settanta ad oggi attraverso foto, video, sculture, maquettes, collages che aiutano a comprendere il suo modo di lavorare e il suo vero spirito.
Nella Galleria Il Frantoio vengono esposti alcuni lavori storici, tra cui gli assemblages degli anni ’60, maquettes in creta cruda preliminari alla realizzazione del Giardino, suo capolavoro finale, e inediti video di archivio.
L’esposizione conta più di 100 opere, tra sculture, disegni, video, fotografie comprese tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta, alcune delle quali inedite e mai presentate al pubblico. La generosità dei collezionisti con la collaborazione della Fondazione Il Giardino dei Tarocchi, The Niki Charitable Art Foundation e Fondazione Capalbio hanno reso possibile questo importante progetto.
Chi è Niki de Saint Phalle
Niki de Saint Phalle, pseudonimo di Catherine Marie-Agnès de Saint Phalle è stata una pittrice, scultrice, regista e realizzatrice di plastici francese. A Capalbio Niki ha dato vita a un progetto collettivo dove protagonista assoluta è l’arte. Già negli anni Ottanta l’artista mise in atto la sua ricerca per vivere in una collettività diversa, in una società compassionevole ed empatica e ricca di valori comunitari.
Non solo come artista ma anche come donna d’azione e d’avanguardia, femminista ante litteram, a partire dagli anni Cinquanta difese i diritti civili degli afro-americani. Negli anni Novanta fu forte la sua critica nei confronti del vecchio Continente, che promulgava una ascesa pericolosa del conservatorismo, schierandosi in favore di un’Europa unita e progressista. “Gli uomini sono molto inventivi – ha dichiarato – Hanno inventato tutte queste macchine e l’era industriale, ma non hanno nessuna idea di come migliorare il mondo”.
“Sogno di abitare in uno spazio senza frontiere”– ha sempre dichiarato. Le sue riflessioni riguardo alle questioni ecologiche e al cambiamento climatico diventarono sempre più urgenti, soprattutto negli ultimi anni della sua vita. Alla luce di questi impegni sociali, che tanto l’hanno appassionata, Niki avrebbe certamente considerato la crisi che stiamo affrontando oggi come un momento cruciale per creare qualcosa di nuovo e migliore. Profondamente convinta della capacità umana di innovazione e reinvenzione avrebbe interpretato questo tempo come un momento di presa di coscienza collettiva, che può aprire una nuova via contro l’arroganza e l’aggressività del sistema politico, economico e finanziario.