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La Toscana e i miliardi del Recovery fund, tante opportunità (e qualche rischio)

L’assemblea di Anci Toscana al tempo della pandemia. È questo il pretesto per un confronto aperto tra sindaci. Per Nardella la burocrazia rischia di “farci restituire ogni euro”, mentre Giani pensa a premiare i progetti virtuosi dei piccoli borghi. Ecco come

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I sindaci chiedono soprattutto rispetto. Ma anche risorse, fiducia e semplificazione (reale) della burocrazia. L’assemblea di Anci Toscana ha rappresentato un momento sincero, crudo e appassionato di confronto. Un pretesto per scoprire e condividere i bisogni, un’occasione per essere ascoltati. Il contesto in cui tutto questo ha avuto luogo non è certo canonico o tradizionale. Presidente e direttore dell’Anci regionale, insieme a pochi altri, erano fisicamente al Museo Novecento di Firenze. Gli altri, sindaci e uditori di Toscana, hanno invece seguito e interagito tramite Zoom e attraverso la pagina facebook dell’associazione. Più di duecento i partecipanti. “Questi numeri non li avevamo mai raggiunti” si lascia scappare il direttore Simone Gheri. Un successo che non si aspettava neppure Matteo Biffoni, sindaco di Prato e presidente Anci. “È stato un anno molto particolare per gli amministratori” ha detto. “E se siamo qua non è per compiere un passaggio necessario. Questo appuntamento ci è utile per stringere qualche bullone e per fare il punto. Purtroppo, nel farlo, utilizziamo le piattaforme on-line e i nostri smartphone. Eppure in questi mesi abbiamo paradossalmente rafforzato la presenza sui territori”. In effetti sono stati organizzati molti ‘stati generali’ che hanno riguardato temi specifici, dal mare alla montagna fino alle città d’arte. Ma stavolta il contesto è del tutto diverso. Qua si analizza il presente per costruire il futuro. Un passaggio che, nel bel mezzo della pandemia, non è affatto scontato.

I confini di Dante

“Suddividere la Toscana in sei aree, come fece Dante Alighieri: Lunigiana, Val di Chiana, Casentino, Garfagnana, Maremma e Mugello”

“Con cautela e coraggio, riapriamo i musei e tutti i luoghi di cultura….” ha detto tra le altre cose il direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti. Non proprio un saluto, il suo. Si è trattato piuttosto di una richiesta che suona come una speranza. Ha parlato perché qua, al Museo, tra tanti amministratori presenti è lui il padrone di casa. Ma questo appello già segna il tenore della conversazione che seguirà e che coinvolgerà sia i sindaci delle grandi città sia quelli dei comuni più piccoli. È proprio a quest’ultimi che ha pensato la Regione Toscana. “Presto realizzeremo una legge per faciliterà le attività dei borghi, favorendo gli interventi sul territorio” ha assicurato il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, intervenuto da Roma. Era nella capitale per un incontro tra i presidenti dei consigli regionali. “Uno dei primi”, ha aggiunto. Ma quali saranno i parametri? Quali i confini che stabiliranno la dimensione dei borghi? Se lo sono chiesto anche i sindaci che soprattutto nei piccoli e piccolissimi comuni stanno conducendo ormai da tempo battaglie quotidiane, un giorno dopo l’altro. A loro ha risposto il presidente della Regione Eugenio Giani. La sua idea non è quella di fare la conta del numero di abitanti, che “è limitativo”, ma premiare i “progetti virtuosi”. “Nell’assegnazione delle risorse vorrei prevedere capitoli su temi dedicati, suddividendo la Toscana in sei aree. Come? Partendo da quelle già citate anche da Dante Alighieri: Lunigiana, Val di Chiana, Casentino, Garfagnana, Maremma e Mugello”. Giani ha ricordato le tante scadenza che ci aspettano. “I 208 miliardi del Recovery fund saranno decisivi. Noi – ha aggiunto – proseguiremo seguendo tre profili: il Recovery, i fondi di coesione e il piano regionale di sviluppo”.

La burocrazia che uccide

“O si cambia il sistema normativo o dovremo restituire all’Europa ogni singolo euro”

Ma occorre essere attenti. A ricordarlo, prima che il governatore parlasse, era stato il sindaco di Firenze. “O si cambia il sistema normativo applicando solo le normative comunitarie, oppure dovremo restituire all’Europa ogni singolo euro di quei miliardi previsti dal Recovery fund” ha detto Dario Nardella senza giri di parole. “Colpa della burocrazia”. Ammette di aver fiducia nel governo, ma ritiene che il decreto semplificazioni “non abbia risposto ai bisogni”. Per farsi capire, poi, cita la ventennale (e tormentata) vicenda della variante di Grassina. “Mai fare la posa della prima pietra con il codice italiano degli appalti, perché sai quando cominci ma non sai quando finisci”, chiosa Nardella. “Noi sindaci ci rimbocchiamo le maniche per risolvere i problemi, ma come possiamo realizzare il Recovery plan se questa è la situazione? Come possiamo lavorare se non possiamo neanche assumere?”. Il Comune di Firenze vorrebbe infatti incrementare il proprio personale, ma per farlo occorre organizzare un concorso che – parole di Nardella – “ci costringerebbe a usare venti palestre”. Il sindaco si dedica poi alla descrizione delle varie implicazioni burocratiche che non rallentano solo Firenze, ma anche tanti piccoli e medi comuni. “Questa sfida o la vinciamo tutti insieme o non la vince nessuno”, aggiunge.

I comuni “spendono” bene

Quello di Nardella è un appello all’unione delle istituzioni. E questa idea, ognuno a modo suo, tutti la condividono. Del resto su una cosa i comuni sono tutti d’accordo: queste piccole e grandi amministrazioni sono le sentinelle del territorio, ne rappresentano il presidio. E anche se costrette a destreggiarsi tra burocrazie e paure, ansie e vaccini, opportunità progettuali limitazioni, tutti chiedono “fiducia e risorse”. “Abbiamo dimostrato con i fatti che noi i soldi li sappiamo spendere bene, sappiamo cos’è necessario per i nostri territori” ha detto Biffoni. Questi comuni, oltre che con la pandemia sanitaria, devono fare i conti anche con quella sociale ed economica. Per loro il peggio non è affatto passato. I sindaci sanno bene quant’è importante confrontarsi e coordinarsi. La creazione delle zone rosse localizzate nelle province di Siena e Pistoia, infatti, sono scelte difficili e dolorose che nascono però da un confronto diretto tra i territorio e la Regione. “Prima di firmare l’ordinanza, e pur assumendomi la piena responsabilità, mi sono confrontato con i sindaci” ha detto Giani. “È una scelta difficile che ricade sulla popolazione, ma so che sarà efficace. Anche chi lavora da sindaco si assume ogni giorno tantissime responsabilità. Quindi invito tutti a liberarsi dai sensi di colpa. Se smettiamo di star dietro all’anti-politica, meglio sarà per i cittadini.

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