Un vino che si “autotroproduce” senza interventi chimici: lo sta sperimentando nella terra dei più grandi vini italiani, la Toscana, il giovane enologo Jacopo Vagaggini che ha avviato una nuova produzione: un vigneto 5.0. Si tratta di un vigneto sperimentale nell’azienda di famiglia, Amantis, con una densità di impianto di 20.000 ceppi per ettaro, circa 4 volte quella di un vigna tradizionale. Questo vigneto è oggi capace di produrre senza il minimo intervento chimico e meccanico.
L’esperimento
L’idea di questo vigneto – spiega una nota – nasce dalla voglia di sottoporre la vite a condizioni di stress elevatissimo, come accade quando si aumenta drasticamente la competizione tra le piante per l’approvvigionamento di acqua e sostanza nutritive. Le piante, allevate ad alberello ad una distanza di 0,7m x 0,7m, necessitano pochissima lavorazione, soltanto manuale: i tralci vengono potati in inverno e legati in primavera.
Il terreno non viene lavorato, l’erba cresce pochissimo, frenata dalla forte competizione con le viti. Inoltre, non essendoci passaggio di pesanti macchine agricole, il suolo non si compatta mai, favorendo la naturale ossigenazione e l’assorbimento di acqua piovana. I trattamenti non sono necessari; la disposizione delle piante fa sì che su tutti e 4 gli angoli della vite si formino delle correnti d’aria che mantengono l’uva asciutta e sana. Si tratta quindi di una vigna super-ecofriendly, in quanto per la sua lavorazione non c’è emissione di carburanti né utilizzo di prodotti chimici. Lo stesso trend è applicato in cantina, dove le uve vengono lavorate con il minor intervento possibile, chimico e meccanico, sempre nel rispetto di un prodotto di qualità.
Jacopo Vagaggini ha spiegato: “Ho sempre sognato una vigna capace di sfruttare al meglio le incredibili risorse delle viti. Negli ultimi tempi le piante si sono molto indebolite a seguito dell‘utilizzo eccessivo di prodotti chimici e di trattamenti meccanici. Con questo vigneto, che da tempo studio, ho adottato un approccio diverso, lo stesso che ho utilizzato nel corso delle mie tante esperienze all’estero: l’arte di sapersela cavare da soli. Il risultato è sorprendente: le viti sono capaci di gestirsi in maniera praticamente autonoma, garantendo produzioni regolari e di qualità elevatissima”.