Inizia sempre più a delinearsi il grande progetto degli “Uffizi diffusi” che porterà i capolavori contenuti nei depositi del Polo museale fiorentino in varie sedi nel territorio toscano per essere ammirati da più persone possibili e diventare così fattivamente patrimonio di tutti i toscani.
Le sedi del progetto
Nei mesi scorsi erano già stati individuati alcuni luoghi storici pronti ad accogliere le opere: la villa Ambrogiana di Montelupo Fiorentino, la villa medicea di Careggi, le terme del Corallo di Livorno, l’hotel Excelsior di Montecatini, Palazzo Grifoni a San Miniato, Poppi, il Museo della Battaglia di Anghiari, il Museo Civico di Pescia e Castagno d’Andrea dove sarà portato il ritratto di Dante eseguito da Andrea del Castagno.
Adesso però il progetto sembra decuplicare di grandezza e importanza: “Almeno 60, ma anche 100 sedi” per gli ‘Uffizi diffusi‘ e partenza ufficiale del progetto “entro tre mesi”. Queste le novità infatti delle quali ha parlato il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt durante un’audizione in Commissione cultura del Consiglio regionale della Toscana.
La villa medicea Ambrogiana di Montelupo Fiorentino
“Per gli Uffizi diffusi dovrebbero esserci almeno 60 sedi ma io ne vorrei anche 100 – ha detto il direttore ai consiglieri – naturalmente non si potrà fare tutto in un anno, ci vorrà più tempo”. Schmidt ha spiegato che il cuore dell’operazione sarà “la villa medicea Ambrogiana di Montelupo fiorentino, dove porteremo centinaia di opere d’arte, che del resto non faranno altro che tornare a casa, perchè proprio lì erano accolte nel Seicento”. Proprio in riferimento alla Villa ed al progetto della sua rinascita come scrigno d’arte, il direttore degli Uffizi ha chiesto “collaborazione agli enti dello Stato per il restauro architettonico di questo bene: senza dubbio, una delle ville storiche più belle e più importanti al mondo”.
“L’arte come il vino non può restare chiusa nei depositi”
“Spero di annunciare ufficialmente la partenza del progetto Uffizi diffusi entro tre mesi”, ha poi aggiunto. Alla base del piano, ha infine spiegato, “vi è il concetto secondo cui “non è giustificabile nè eticamente corretto tenere le opere chiuse nei depositi. Così come il vino non è fatto per essere messo in cantina ma per essere bevuto, così le opere d’arte non sono fatte per stare in deposito, ma per essere ammirate, bevute con gli occhi. Noi non siamo per l’art pour l’art ma siamo per l’art pour l’homme et la femme.
L’arte non può vivere solo di grandi centri espositivi: serve anche quello, ma occorre dotarsi di una prospettiva policentrica di arte distribuita il più possibile sul territorio, e, ove possibile, nei luoghi dove e per i quali è nata. Agli Uffizi abbiamo già oltre 3000 opere esposte, ce ne saranno altre ancora ma va bene così. Gli Uffizi diffusi invece servono per portare quasi a casa delle persone opere d’arte che attualmente non può vedere nessuno”.