Era il 2017 quando i Dust and The Dukes vincevano la 29esima edizione del Rock Contest di Controradio. A distanza di quattro anni esce finalmente l’atteso disco della band formata da Gabriel Stanza (voce, tastiere, tromba), Enrico Giannini (chitarre) e Alessio Giusti (batteria e percussioni). L’album registrato in presa diretta presso il SAM Recording Studio di Lari vede dieci brani che richiamano l’epicità delle pellicole western, mescolando suggestioni di country, garage e puro rock’n roll con momenti di blues più riflessivo. Nick Cave, Queens of The Stone Age e Tom Waits sono i punti di riferimento del power trio fiorentino che sembra nato dalla polvere del deserto del Grand Canyon dell’Arizona.
Il primo tour europeo della band, che avrebbe dovuto svolgersi la scorsa primavera è stato interrotto a causa dell’emergenza sanitaria mondiale, ed è in attesa di riprogrammazione. Nel frattempo i Dust per presentare al meglio il nuovo disco stanno preparando qualche piccola sorpresa. La dimensione live, del resto, è la dimensione ideale per i Dust & The Dukes, che hanno già suonato in supporto a band del calibro di Bud Spencer Blues Explosion, The Veils e Tinariwen. Il disco è disponibile in CD e su tutte le piattaforme digitali dal 29 gennaio 2021 per Santeria Records, con distribuzione fisica Audioglobe e distribuzione digitale The Orchard.
Ecco la nostra intervista al batterista Alessio Giusti
Ciao Alessio come hanno passato il 2020 i Dust and The Dukes?
Quest’anno di pandemia per noi è stato una disavventura. Dovevamo partire per il tour europeo che però è stato subito interrotto. Nel periodo di lockdown comunque non abbiamo potuto nè provare nè comporre nuovi brani. L’abbiamo vissuto come un periodo di stop forzato e questo ci ha portato ad avere tantissima voglia di suonare. Siamo stati tra i pochi fortunati a poter fare qualche concerto quando è stato possibile. Ne abbiamo fatti tre in tutto l’anno, cosa che per noi con un album già pronto in fase di release non è stato bello, ma ci sentiamo comunque fortunati ad aver potuto suonare. La dimensione live è sicuramente il nostro punto di forza. Abbiamo avuto molto di tempo per riflettere e mettere a fuoco tutto il resto cioè la promozione attraverso i social. Stiamo aspettando che riparta la stagione dei live, senza quello noi siamo un po’ persi.
Il 29 gennaio 2020 uscirà il vostro disco, un disco che abbiamo atteso a lungo e che viene da molto lontano. Come e quando nasce?
Lo abbiamo composto tra il 2018 e l’abbiamo registrato a fine 2018-inizio 2019. Era già pronto da un pezzo, aspettavamo il momento giusto per farlo uscire, pensavamo nel 2020 ma poi l’uscita è stata ritardata. In fase compositiva ognuno di noi porta delle idee e poi ci lavoriamo insieme in sala prove, questo è il nostro metodo di lavoro, i testi nascono spontanei. Con l’aiuto del nostro produttore Andrea Ciacchini abbiamo registrato questo disco di getto, in presa diretta, tutti e tre insieme proprio per essere più fedeli a quello che facciamo sia sul palco che in sala prove, per avere un suono più “crudo”.
Devo dire che questo si sente molto, il vostro suono ha proprio una pastosità che raramente capita di ascoltare, c’è una pienezza di suono che mi sono chiesta come avete fatto a rendere su disco
Di solito per la maggior parte delle registrazioni si parte dal mi strumento la batteria per poi aggiungere le chitarre e la voce si mette per ultima. Invece quello che abbiamo fatto noi è stato suonare insieme anche se in stanze separate, come se fossimo sul palco. Questo dà un’energia che ci porta ad essere coesi.
In occasione dell’uscita del disco avete lanciato un nuovo video per la canzone “Bueno’s” che racconta una storia particolare, un uomo e una donna legati da corde…
L’idea è di Gabriel il nostro cantante, è una rappresentazione personale di ciò che accade nella mente di un pittore e del peccato originale. Le due figure d’argilla rappresentano il primo uomo e la prima donna, Adamo ed Eva. Le corde sono figure retoriche che rappresentano il peccato originale e c’è anche una mela. Tutto questo ‘caos’ avviene nella mente del pittore. La metafora che volevamo raccontare è che molto spesso noi cerchiamo di mettere ordine a un caos che però è naturale dentro di noi e che è come una tempesta di sabbia, è inutile cercare di dare un senso a ciò che è caotico e che va e deve andare così.
Potrebbe essere anche un messaggio rivolto a noi che ci troviamo adesso dentro questa tempesta pandemica, inutile opporsi, ma bisogna lasciar scorrere
Esatto, le cose poi trovano sempre il modo di andare per il verso giusto
E noi lo speriamo! Quali sono i prossimi passi dei Dust and The Dukes?
Ci sono dei video in programma per i nuovi singoli, ancora in fase di lavorazione. Però visto che il 29 uscirà l’album non potendo fare promozione da vivo stiamo lavorando a qualcosa per farvi vivere un’esperienza live anche se a distanza.