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Ecco il social network “potenziato” che fa rivivere le emozioni (anche di altri)

Uno spazio di realtà virtuale che farà vivere (o rivivere) esperienze emozionali in 3D combinando i segnali neurali e cardiovascolari. Al progetto europeo partecipa anche l’Università di Pisa

Realtà virtuale - © Hammer & Tusk / Unsplash

Cosa succederebbe se sui social, oltre a foto, video e post potessimo condividere vere e proprie emozioni e magari “rivivere” le nostre esperienze? Grazie al progetto europeo “Experience” possono nascere un Facebook o un Instagram “plus”, ovvero un social network molto potenziati rispetto a oggi. Il finanziamento ammonta complessivamente a 4,5 milioni di euro di cui circa un milione per l’Università di Pisa, che ne è partner insieme alle università di Siena, Padova, Roma Tor Vergata e altri atenei europei.

Intelligenza artificiale

La tecnologia ruota attorno alla realtà virtuale che, per la prima volta, sarà incorporata nelle piattaforme social e sarà combinata con segnali neurali e cardiovascolari (di chi compie l’esperienza virtuale) adeguatamente modulati e controllati da sistemi di intelligenza artificiale. Basterà indossare dei visori che incorporano speciali biosensori e si verrà proiettati nell’esperienza vissuta da qualcun altro. Creare i nostri ambienti virtuali sui social, come facciamo con le foto e i video, non sarà più un tabù.

Condividere esperienze sensoriali

Nell’ambito di “Experience”, l’università di Pisa e i suoi partner europei creeranno simulazioni virtuali che suscitino risposte psicologiche, cognitive, neurofisiologiche e comportamentali uniche per ogni soggetto preso in esame. Questo porterà quindi alla generazione automatica di ambienti virtuali a partire dai dati neurofisiologici di ognuno di loro. In seguito, tali ambienti virtuali saranno manipolati per comunicare e suscitare emozioni specifiche e condividere esperienze sensoriali altrui.

Cura (anche) alcune patologie

Ma questa realtà virtuale ad personam può avere anche altre applicazioni oltre i social, perché, spiega l’Ateneo pisano in una nota, “permetterà di valutare le caratteristiche socio-psicometriche (umore, tendenze caratteriali, attitudini, eccetera) di un soggetto, mettendo in luce eventuali patologie psichiatriche e il sistema può essere utilizzato anche per curare patologie molto diffuse, come depressione, ansia e stress”.

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