Riciclaggio, corruzione e reati economici. La Toscana è il territorio che le mafie prediligono per traffici illeciti e reati finanziari e tributari. Nessuna violenza o mattanze, ma subdole attività che si mimetizzano e utilizzano colletti bianchi e professionisti corrotti. E’ un mondo di mezzo che rende la regione vittima delle organizzazioni criminali, i cui livelli di sofisticazione sono sempre più alti per eludere controlli. Il quarto rapporto sui fenomeni corruttivi e di criminalità organizzata in Toscana (dati 2019) realizzato dalla Scuola Normale Superiore di Pisa su incarico della Regione Toscana racconta questo, ma soprattutto lancia un allarme sulle nuove fragilità legate alla pandemia e alla conseguente crisi economica e sociale che rende il tessuto sociale più fragile ed esposto.
Lo studio verrà presentato domani mattina dalle 10 a questo link. Interverrà l’assessore alla legalità Stefano Ciuoffo, il direttore della Normale di Pisa Luigi Ambrosio, il prefetto di Firenze Alessandra Guidi. Parteciperanno anche: Francesco Nannucci della Direzione investigativa antimafia di Firenze, il procuratore presso il tribunale di Firenze Giuseppe Creazzo, il procuratore generale presso la Procura generale di Firenze Marcello Viola, la presidente del tribunale di Firenze Marilena Rizzo e il presidente di Libera don Luigi Ciotti. E’ previsto anche un videomessaggio di Alessandro Nencini, presidente della Corte di appello di Firenze. Le conclusioni saranno del presidente della Toscana Eugenio Giani.
Le conseguenze della pandemia
“La crisi di liquidità delle imprese toscane e dei territori a tradizionale vocazione turistica e del tessile apre nuovi scenari preoccupanti di colonizzazione criminale dell’economia regionale. Questo impatto si prevede ancora più drammatico in alcuni territori della regione, in particolare quelli già gravemente segnati dalla precedente crisi finanziaria ed economica del 2008”, spiega Salvatore Sberna, autore della ricerca insieme alla professoressa Donatella Della Porta e Alberto Vannucci (Università di Pisa).
La sanità è l’osservato speciale per i prossimi mesi. A seguito dell’emergenza sanitaria, le ingenti risorse che confluiranno e soprattutto le procedure urgenti e straordinarie messe in atto per l’acquisto di forniture possono attrarre come una calamita le organizzazioni criminali. Nel recente passato, intanto, come si legge nel rapporto “sono affiorate modalità “originali” per occultare contropartite e retribuzioni indebite:finanziamenti alla ricerca, sponsorizzazioni, finanziamenti di eventi, congressi, associazioni, benefit personali”.
Corruzione nei contratti pubblici: una nuova tendenza
La Toscana è al 9 posto in Italia per numero di provvedimenti interdittivi della ANAC- Autorità nazionale anticorruzione, con il primato della provincia di Lucca. Ed è anche la seconda in Italia per numero di imprese controllate, segno che l’attività di monitoraggio è molto attiva.
“La Toscana non ha solo un approccio reattivo, ma proattivo: di reazione e prevenzione al fenomeno. Deve alimentare dal basso un controllo di trasparenza per essere immune da queste infiltrazione. L’economia grigia crea vulnerabilità, ma gli strumenti ci sono per reagire”, commenta Vannucci.
Il 63% dei casi toscani riguardano aziende con sede legale nel territorio di origine dei clan, ma si evidenzia anche una nuova tendenza: operatori economici con sede legale in Toscana e attività illecita svolta fuori. “Questo perché – come spiegano gli autori del lavoro – aumenta la capacità di mimetizzarsi nel tessuto economico locale”. Il nome è pendolarismo economico di ritorno e vede al primo posto la provincia di Lucca (33% del totale), seguita da Firenze, Massa-Carrara, Prato (a pari merito con l’11%) e Arezzo (8%). Il 40% del totale episodi hanno visto i comuni come principali stazioni appaltanti, seguono le società a partecipazione pubblica o concessionarie (20%) e le ASL (12%).
Dirigenti e funzionari pubblici, insieme ai professionisti sono i nuovi protagonisti della corruzione. Accanto agli imprenditori (presenti in 34 casi) e ai funzionari e dirigenti pubblici (25 casi), in poco meno della metà – 21 su 52 – dei nuovi eventi si rileva una presenza di professionisti, spesso con un ruolo attivo di promotori, facilitatori o intermediari.
Gli appalti rappresentano il 43% dei casi di corruzione, seguono controlli e verifiche (8,4%) e nomine e incarichi (il 7%). In quest’ultimo campo, in particolare, i casi crescono rispetto al 2018: 5 contro uno dell’anno precedente
A Prato il primato italiano del gioco d’azzardo
Confermato anche per il 2019 il primato di Prato, da anni il territorio in cui si gioca di più e livello pro-capite in Italia. 3.707 euro a testa, quasi il doppio rispetto alla seconda provincia in classifica, Teramo con 2.054 euro. In totale in Toscana nel 2019, su rete fisica, sono stati giocati complessivamente 4 miliardi e 867 milioni di euro. La regione risulta al sesto posto a livello nazionale per ammontare della raccolta con una media di 1.535 euro a testa (1.463 euro è il dato nazionale). Crescono i giochi a base sportiva e le scommesse virtuali, così come le macchinette.
Aumento dei beni confiscati
Crescono del 14% i beni confiscati alle mafie, portando il totale a 489. Il 70% è attualmente in gestione (in aumento del 19% rispetto all’anno precedente) e distribuiti in 69 comuni. Arezzo è la prima provincia, con 83 beni, seguita da Pistoia, Prato e Pisa. Spiccano gli incrementi significativi nelle province di Pistoia (+60% di beni), Prato (+58%) e Firenze (+36%). L’80% sono immobili, seguite da terreni e aziende, in particolare del commercio all’ingrosso e ristoranti o alberghi.
Toscana quinta in Italia nello sfruttamento del lavoro
La regione è al pari della Campania per il numero di procedimenti relativi a reati di sfruttamento lavorativo. Il capolarato non è però solo agricoltura, presente soprattutto nelle province di Siena e Grosseto: i reati riguardano anche pelletterie e confezioni, volantinaggio, pesca e ristorazione
Nel distretto pratese del tessile-abbigliamento il rapporto evidenzia il grave sfruttamento lavorativo non solo della manodopera cinese ma, negli ultimi anni, anche di di migranti di varie nazionalità, spesso richiedenti asilo. Non solo, conseguenza della crisi generata dalla pandemia, si avverte nel rapporto “è l’elevato il rischio di un aumento dei casi nel settore turistico-alberghiero, della ristorazione, del lavoro di cura e domestico”.