Nell’ottobre del 1980 in Via de’ Bardi a Firenze, in una fumosa e umida cantina adibita a sala prove si formano i Litfiba. Il loro nome è un acronimo che unisce: LIT (L’Italia) FI (Firenze) BA (Via de’Bardi). La formazione originale prevede: Antonio Aiazzi (tastiere), Federico “Ghigo” Renzulli (chitarra), Francesco Calamai (Batteria), Gianni Maroccolo (basso) e Piero Pelu’(voce). Nasce così la New Wave italiana che grazie ai Litfiba e ad altre band come i Diaframma rese Firenze la capitale del “Rinascimento rock”.
La data ufficiale del primo concerto della band fiorentina è il 6 dicembre 1980, alla Rokkoteca Brighton di Settignano. Da allora cominciano a suonare in tutta Italia e nel giugno 1982 vincono il Festival Rock Italiano di Bologna presentando anche il loro primo EP autoprodotto “Guerra” (Maso Rec.). Bruno Casini è stato il primo manager della band, testimone di quegli anni straordinari ed esplosivi che ha raccontato anche nel suo ultimo libro ‘New Wave a Firenze Anni in movimento’ facendo parlare i protagonisti della cultura indipendente e alternativa.
Ecco la nostra intervista
Ciao Bruno! Ti ricordi la prima volta che hai visto i Litfiba? Partecipasti anche tu allo storico concerto alla Rokkoteca Brighton?
Sì fu la prima volta in assoluto che li vidi. Mi ricordo che io ero in fondo lontano dal palco ed ero sudato fradicio perchè c’era una condensa pazzesca. 200 persone ultra stipate perchè il posto era molto piccolo. Nonostante i problemi tecnici, Aiazzi che suonava con una mano e con l’altra teneva le casse, c’era però un’energia incredibile, già si captava che da loro usciva qualcosa di unico. Fu un concerto epico con Piero che si buttò diverse volte sul pubblico, poi verso la fine è franato sul pavimento e per qualche settimana è andato in giro con le costole mezze rotte.
Quel concerto ha dato il via a un decennio incredibile per Firenze, in cui oltre alla Rokkoteca di Settignano c’erano anche molti altri locali che hanno fatto la storia
Il Banana Moon chiuse nell’aprile dell’80 poi continuò con altri nomi prima Blackhouse, poi Discipline, poi KGB. Dieci giorni prima del debutto dei Litfiba il 26 novembre dell’80 aprì a Firenze il Casablanca con uno show di Johnson Righeira che cantò Vamos a la playa. Dopo un anno aprì il Tenax, poi il Manila, poi il Laster che era gestito da Antonio Aiazzi e fu accolto dall’underground fiorentino più colto, facevano cinema, performance, concerti di musica elettronica. Poi aprirono molti altri locali come il Last Exit, il Videodiva, c’erano tante opportunità per mostre e installazioni artistiche. Penso che quella sia stata una stagione straordinaria, francamente nessuno ha capito la scintilla che ha dato fuoco a tutta questa ondata incredibile della New Wave fiorentina.
I tuoi concerti preferiti dei Litfiba quali sono?
Nel ’85 suonarono a Barcellona al 666 un locale ultra dark in occasione della Biennale dei giovani artisti dell’Europa del Mediterraneo. Furono invitati da questo locale e fecero un concerto pazzesco sul pavimento perchè non c’era il palcoscenico. Suonarono completamente al buio, fu un concerto un po’ apocalittico perché alle pareti c’erano delle lapidi di marmo vere, al primo piano c’era uno spazio con i tavoli che erano bare rovesciate e il dj che trasmetteva solo musica classica. Al secondo piano uno shop per i vestiti e all’ultimo piano il parrucchiere per farsi i capelli. Poi suonarono al loft del Metropol a Berlino in un serata dedicata alla New Wave fiorentina insieme ai Pankow e registrarono una cassetta rarissima di cui ci sono 500 copie, ha un valore inestimabile. Con loro c’era anche il regista Corso Salani che registrò immagini che adesso però non si trovano più.
Le performance di Piero erano famose anche perchè lui era un’avanguardia vivente, prima di suonare andava ai cassonetti e quello che trovava lo portava sul palco, lavatrici, neon, anche un aspirapolvere che poi fracassava, un vulcano!
Ricordiamo anche la Mefistofesta al Casablanca nell’82, in cui i Litfiba fecero una performance di 30 minuti sul palco dell’attuale teatro di Rifredi. Si aprì il sipario rosso e c’erano i Litfiba senza Piero con una bara in mezzo. Questa bara dove l’ha presa Piero? Ancora nessuno l’ha capito.
Bruno Casini – © Filippo Milani