Il passaggio in zona arancione della Toscana aggrava la situazione delle piccole imprese della regione. Lo sostengono le principali associazioni di categoria, che si muovono su un piano “istituzionale” chiedendo a governo ed enti locali contributi a fondo perduto e sospensione delle tasse. Gli artigiani di Confartigianato Firenze lanciano anche un allarme via social con la campagna #LeCasseSonoVuote, postando foto dei loro registratori di cassa vuoti per segnalare il crollo degli affari patito nell’ultimo periodo.
Un problema d’inadeguatezza
“Non è una protesta contro la zona arancione, necessaria considerata l’emergenza sanitaria in corso” commenta Alessandro Sorani, presidente di Confartigianato Firenze. “Pensiamo sopattutto all’approssimazione e all’inadeguatezza che sta mostrando questo Governo nel venire incontro alle esigenze delle imprese e aiutarle ad affrontarle questa situazione economica critica”.
Un settore in “estinzione”
Secondo Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana, “a primavera la chiusura del settore comportò nella nostra regione una perdita stimata in 500 milioni di euro, quella che inizia oggi rischia di consegnarci, al termine, un settore in via di estinzione“. Occorrono dunque “scelte tese – sostiene Gronchi – a dare un segnale chiaro di prospettiva. Penso alla questione affitti, alle tasse, ai contributi, solo per citare alcune voci, che devono essere congelate. Ci deve essere un’equazione lineare: zero incassi, zero costi”.
A piedi verso Roma
Puntano invece sulla protesta di piazza i manifestanti del gruppo Ristoratori Toscana, in marcia a piedi verso Roma dove arriveranno il 13 novembre per una manifestazione al Pantheon: “Non ci muoveremo fino a quando il premier non ci riceverà, siamo pronti a passare tutta la notte in piazza”, afferma il presidente di Ristoratori Toscana, Pasquale Naccari.
“Stiamo assistendo al peggiore scenario che potevamo immaginare”
Scenario peggiore rispetto a marzo
Anche la Confindustria è sulla stessa posizione. “Stiamo assistendo al peggiore scenario che potevamo immaginare” commenta Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana e presidente di Confindustria Firenze, dopo l’inclusione della Toscana tra le zone arancioni. “Ci aspettiamo che venga affrontato con rigore, competenza e tempi industriali, mettendo in atto tutti gli strumenti utili a sostegno delle imprese della regione. Lo scenario economico e sociale rischia di essere molto più complicato del marzo scorso. Non vorremmo diventasse ingestibile“.
Imprese sicure, ma non basta
I dati sanitari mostrano un quadro più che preoccupante e le previsioni economiche tratteggiano un futuro pesantemente incerto e difficile per tutte le filiere. “Oggi non esiste comparto toscano che non sia in seria difficoltà, a partire dall’industria del turismo e degli eventi completamente azzerata, che avrà bisogno di contributi e interventi dedicati anche per affitti, utenze e tasse; alla moda, alla meccanica, fino all’agroalimentare che sta risentendo pesantemente del blocco dell’Horeca” spiega Bigazzi. “Le nostre imprese sono sicure, ma rispetto a marzo il quotidiano ci propone circostanze sempre nuove, che stiamo affrontando con senso di responsabilità e impegno. I rigidi protocolli messi in atto dalle aziende tutelano e garantiscono la sicurezza dei nostri dipendenti dentro i cancelli, ma il virus sta premendo dall’esterno, e abbiamo poche armi per combattere le difficoltà che crea alla gestione della quotidianità aziendale: per questo sollecitiamo tempestività nell’esecuzione di tamponi e nella comunicazione dei risultati, anche utilizzando i medici del lavoro e quelli di base”.
Esportazioni, meno 38%
Bigazzi teme che “questa crisi potrebbe avere un impatto strutturale di lungo periodo, con il rischio di perdere un patrimonio di saper fare difficilmente replicabile. Solo nel secondo trimestre di quest’anno le esportazioni toscane, al netto dei metalli preziosi, hanno avuto una flessione del 38%, rispetto allo stesso trimestre del 2019 e noi sappiamo quanto il canale estero sia fondamentale per la tenuta del nostro sistema economico”.