Giovane, musulmana, femminista, incazzata questi sono alcuni degli aggettivi con cui si può provare a descrivere Sana personaggio protagonista dell’ultima fortunata serie del telefilm Skam Italia. Sana è un personaggio rivoluzionario, che sfugge da ogni incasellamento. Come dice Marina Pierri nel suo libro sulle Eroine delle serie tv, Sana è una cercatrice, ma quello che cerca lo cerca non fuori, ma dentro di sè, è una ricerca per capire chi è e chi vuole essere nel mondo. Una delle scene più belle della serie è un momento in cui Sana si trova a una festa con le sue amiche, chiede dov’è il bagno e si chiude in una stanza per pregare. Una scena molto toccante che fa capire quanto il ‘mondo interiore’ della preghiera, ma non solo, sia per lei fondamentale per ritrovare se stessa in un mondo esterno in cui quasi tutti la accusano e la prendono in giro per la sua scelta. Per interpretare il personaggio di Sana Beatrice Bruschi è stata aiutata dall’attivista e scrittrice musulmana Sumaya Abdel Qader che ha collaborato anche alla stesura della sceneggiatura di SKAM Italia.
Ecco la nostra intervista
Ciao Beatrice! Il personaggio di Sana da te interpretato protagonista dell’ultima serie di Skam Italia è una giovane donna che lotta per essere se stessa, il suo “problema” è che il velo da lei indossato rende immediatamente visibile a tutti quella che è la sua scelta di vita
Sì, il personaggio di Sana era complicato ed era una bella sfida proprio per questo. Era fondamentale mostrare quanto fosse importante per lei e anche per tante ragazze musulmane di seconda generazione indossare il velo. Era importante far capire agli altri che è una scelta che loro fanno, potremmo anche dire che per molte di loro il velo è il simbolo della loro libertà. Per interpretare questo personaggio ho indossato il velo sulla mia pelle, per capire cosa provava una ragazza adolescente musulmana. Una ragazza che ha 17-18 anni come Sana, è in un’età molto difficile, l’adolescenza è l’età delle insicurezze, di non sentirsi mai giusti o mai abbastanza. Quello che fa Sana cioè lottare ed essere convinta al 100% di chi è lei è per me di un coraggio allucinante che io alla sua età sicuramente non avevo, è da ammirare. Io dico sempre che questo lato di Sana mi ha cambiata, è entrato dentro di me, andare in giro a testa alta, sempre, senza avere paura del giudizio degli altri.
Bisogna dare risposte intelligenti, alle loro domande stupide
Bisogna anche dire che Sana è sempre incazzata perchè vive la discriminazione tutti i giorni sulla sua pelle
Sana è una stronza, ma ti dico secondo me Sana è stronza anche perchè è stronza lei (ride). E’ costretta, come tante ragazze come lei che indossano il velo in Italia, a farlo, a mettere un muro. Io ho notato in molte ragazze musulmane che conosco gli stessi atteggiamenti che ha Sana. Sono costrette a mettere un muro perchè hanno paura del giudizio degli altri e sono stanche di sentire sempre le stesse cose. Secondo me non c’è una soluzione, una risposta definitiva. Lo dice anche Martino della quarta stagione, lui dice: “Bisogna dare risposte intelligenti alle loro domande stupide” ed è vero, come però è vero anche che le ragazze sono stufe di dare risposte e non per forza devono rispondere. Bisognerebbe semplicemente accettare l’essere umano che abbiamo davanti che sia musulmano, cristiano per quello che è.
Penso che Sana sia davvero un’eroina contemporanea, che cerca di affermare la propria identità
E’ una ragazza in cerca della propria identità di donna, ma non solo, cerca il proprio posto nel mondo. Si chiede: a chi appartengo veramente? Al mondo musulmano o quello delle mie coetanee? Sana non trova una risposta, perchè la risposta non c’è. Bisogna ‘barare’, molte volte la verità assoluta non esiste, è un incastro di tante cose. In questa esperienza che ho fatto ho avuto modo di conoscere una miriade di persone e famiglie, tra cui la consulente Sumaya che è veramente un modello da seguire. Sumaya mi ha ammaliato, la ascoltavo e pensavo ‘voglio essere te, voglio avere la metà della tua intelligenza’. Skam Italia in questo senso mi ha dato veramente tanto. Con Sumaya siamo ancora molto amiche. Pensa che quando sono stata invitata da lei a pranzo per la prima volta, mi aspettavo che mi preparasse un piatto giordano. Arriva e mette in tavola delle fettuccine al ragù e io mi sono sentito in colpa, perchè mi sono detta: è ovvio che mi avrebbe servito un piatto di pasta perchè è nata e vissuta in Italia.
Il 29 ottobre uscirà per HarperCollins il tuo primo libro “Nessuna differenza. Come ho capito che le emozioni ci rendono tutti uguali” come mai hai deciso di scriverlo?
L’esperienza di SKAM Italia è quella che ha dato il via a una serie di riflessioni. Sono rimasta molto colpita da questo studioso che si chiama Paul Ekman che ha “scoperto” le emozioni universali: rabbia, paura, tristezza, sorpresa, disprezzo, disgusto e felicità. Sono universali perchè tutti noi in qualsiasi luogo del mondo ci troviamo le proviamo e quando le proviamo abbiamo la stessa espressione sul viso. Io ho visto questa cosa come un legame che abbiamo tutti noi esseri umani, per quanto possiamo essere diversi, con culture diverse, lingue diverse, colore della pelle diverso, dentro di noi alla fine siamo esseri umani che provano tutti le stesse emozioni. Nel libro ho associato a ognuna di queste emozioni un capitolo in cui racconto un’esperienza che ho vissuto nella mia vita.