Dalla Toscana arriva un progetto di citizen science, ovvero di scienza partecipata che coinvolge non solo gli scienziati ma i comuni cittadini, per studiare il cosmo.
Si chiama Reinforce e invita tutti a dare un contributo nelle studio delle onde gravitazionali, delle particelle e della luce, anche senza una formazione scientifica. A lanciare l’appello è l’Osservatorio Gravitazionale Europeo (EGO) di Cascina per il progetto che e vede impegnati in prima linea i ricercatori del Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa, con la collaborazione di altri nove partner internazionali.
La citizen science cerca cittadini-scienziati
“La citizen science costituisce un approccio nuovo e partecipato alla ricerca scientifica, in cui tutti possono dare un contributo importante – spiega il professor Massimiliano Razzano, che coordina il gruppo di ricerca dell’Ateneo – grazie al fondamentale contributo di questi “cittadini-scienziati” è stato possibile scoprire nuovi pianeti extrasolari, oppure nuove specie di animali, giusto per fare alcuni esempi. Con il progetto REINFORCE vogliamo coinvolgere ancora di più le persone comuni nella ricerca in fisica e nello studio delle onde gravitazionali, una delle frontiere più nuove nello studio dell’Universo”.
Ma come si può partecipare in concreto al progetto? I cittadini potranno contribuire allo studio e all’ottimizzazione di Virgo, il più grande rivelatore di onde gravitazionali in Europa, ospitato a EGO, presso Cascina. Sarà ad esempio possibile identificare le principali sorgenti di rumore, in particolare i cosiddetti glitch, segnali presenti nel rivelatore che peggiorano la qualità dei dati e possono confondersi con segnali di tipo astrofisico.
I collaboratori potranno eliminare i rumori di fondo
Il segnale provocato dalle onde gravitazionali è debolissimo, e riuscire a catturarlo è come riuscire a sentire cadere un fiammifero in una sala di una discoteca. Per riuscirci bisogna identificare e rimuovere la musica, la voce delle persone e tutti gli altri “rumori” che coprono il suon. Analogamente, per rendere ancora più sensibile Virgo è necessario studiare ed eliminare le sorgenti di rumore ambientale, e a questo scopo l’aiuto degli appassionati può essere molto importante.
Per fare un esempio concreto, i collaboratori esamineranno estratti dei dati raccolti da Virgo e sarà chiesto loro di individuare visivamente i punti in cui ci sono segnali di interferenza, che possono essere causati non da fenomeni cosmici ma da sorgenti “terrestri” come microsismi, temporali o piccoli movimenti nei componenti ottici del rivelatore. La caratterizzazione dei glitch e delle altre sorgenti di rumore sarà utilizzata per sviluppare nuovi algoritmi di machine learning, e questo lavoro collaborativo aiuterà a migliorare la sensibilità del rivelatore ai segnali gravitazionali, spingendo ancora più lontano il nostro sguardo nel cosmo.
Un webinar online per partecipare al progetto
Per partecipare non è fondamentale avere una specifica formazione scientifica e tutti possono dare il loro contributo. E proprio per descrivere e promuovere il progetto, i ricercatori di Reinforce hanno organizzato il prossimo 16 ottobre alle 15 il webinar “Come aiutare gli scienziati nella caccia al rumore nelle onde gravitazionali”, in cui i ricercatori presenteranno le tematiche scientifiche del progetto, con particolare attenzione alle attività legate alle onde gravitazionali.
“Rendere accessibili i dati unici di queste ricerche a una platea molto più ampia è uno strumento formidabile per avvicinare sempre più persone alle sfide affascinanti e visionarie della scienza, a cui possono per altro contribuire concretamente – sostiene Stavros Katsanevas, direttore di EGO – ad esempio la rivelazione dei segnali delle onde gravitazionali, da parte di LIGO e Virgo, è stata spesso metaforicamente battezzata come primo ascolto del ‘suono’ dell’universo. Nel progetto Reinforce abbiamo immaginato di rendere effettivamente udibili, ovvero di trasformare in suoni, i dati raccolti dagli interferometri gravitazionali, in modo da permettere di discernere i segnali e i rumori tramite l’ascolto. Questo per altro ci permetterà di coinvolgere nel nostro programma anche le persone non vedenti, che potrebbero rivelarsi più brave di chi vede ad ascoltare gli echi del cosmo”.