Una bambina di un anno e cinque mesi, positiva al Coronavirus, è stata sottoposta lo scorso agosto a un trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche per curare una forma di leucemia mieloide ad altissimo rischio. Lo rende noto l’Azienda ospedaliero universitaria del pediatrico Meyer di Firenze dove è stato effettuato il trattamento. “Una scelta difficile” si sottolinea, quella fatta dai medici del Meyer che si sono trovati ad affrontare un caso che “non ha precedenti in Italia”. La piccola, si spiega, doveva essere sottoposta a trapianto in tempi rapidi, ma i tamponi rino-faringei a cui è stata sottoposta nell’arco degli ultimi mesi continuavano a dare sempre lo stesso responso di positività al virus.
A dicembre la scoperta della malattia
Per la piccola la diagnosi di leucemia è arrivata a fine dicembre. Come prevede il protocollo è stata sottoposta a cicli di trattamenti chemioterapici. Poi, a marzo, in piena emergenza Covid, gli esami hanno rivelato che era positiva: fortunatamente la malattia ha avuto un decorso lieve. Però nei mesi successivi non si è mai negativizzata: i medici hanno tentato ogni strada, utilizzando anche due trattamenti di plasma iperimmune. Arrivata l’estate è stato deciso che il trapianto non poteva più attendere. Per farlo il Meyer ha messo in campo un team multidisciplinare: coinvolti reparto trapianti, oncoematologi, infettivologi, immunologi, servizio immuno-trasfusionale e pediatria. Cruciale il ruolo degli infermieri specializzati dedicati alla bambina. Il trattamento è stato poi effettuato in locali dell’area Covid adeguatamente attrezzati per tutelare paziente immunodepressa e operatori.
Ad agosto il trapianto non poteva più aspettare
Il trattamento è stato effettuato il 19 agosto con cellule donate dal padre aploidentico, cioè compatibile al 50%, non essendo stato possibile selezionare un donatore da Registro, e ha avuto esito positivo. “Le cellule – si spiega dal Meyer – hanno attecchito e non si sono verificate, al momento, complicanze particolari. Dopo circa un mese di degenza protetta la bambina” è tornata a casa e “dopo tanti mesi di attesa, finalmente è arrivato anche il tanto sospirato tampone negativo“. Sulla decisione di procedere col trattamento “non avevamo scelta, perciò abbiamo preso il coraggio a quattro mani e abbiamo deciso di andare avanti”, ha commentato Veronica Tintori, responsabile della sezione trapianti ematopoietici del Centro di eccellenza di oncologia ed ematologia, diretto da Claudio Favre. “È ancora presto per cantare vittoria – si osserva dal Meyer -, la piccola dovrà seguire adesso un serrato percorso di cure e controlli per monitorare l’andamento della patologia oncologica, ma il suo recupero rappresenta intanto un grande traguardo”.