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Il terremoto del 1920 visto da un sismologo

I primi studi sull’evento del 7 settembre, le molteplici possibilità di analisi e la “memoria del terremoto”. Ecco perché il sisma che colpì Garfagnana e Lunigiana, a distanza di un secolo, ha ancora molto da insegnare

Terremoto 1920, Piazza Medicea (Fivizzano) - © Provincia Massa-Carrara

Nel 1986, quando da giovane laureato mi fu proposto di impegnarmi nella ricerca nel campo dei terremoti, mi venne dato da studiare un ponderoso volume pubblicato da poco tempo e che rappresentava un esempio di studio approfondito e ad ampio spettro di un singolo terremoto. Il titolo del volume era “Progetto terremoto” e sulla copertina c’erano i promotori dello studio: la Regione Toscana e il Gruppo nazionale per la difesa dai terremoti.

Era il risultato di studi compiuti da ricercatori di vari enti sull’evento del 7 settembre 1920 che colpì Garfagnana e Lunigiana. Studi promossi dalla Regione, accompagnati da un cofanetto con mappe varie. Forse il primo studio monografico in Italia di un terremoto, sicuramente uno studio di altissimo livello, come lo posso valutare adesso.

In Garfagnana e Lunigiana è molto radicata “la memoria del terremoto”

Da giovane inesperto lessi tutto il volume, molte cose non le capii del tutto, ma rimasi colpito dal fatto che un terremoto potesse offrire così tante sfaccettature di analisi; i titoli dei capitoli erano relativi alla sismotettonica, alla ricostruzione macrosismico, alla stima della pericolosità sismica, agli effetti di sito e la microzonazione, alla valutazione della vulnerabilità degli edifici, eccetera.

Perché è importante il terremoto del 1920? Dopo 100 anni rimane il terremoto più forte che si conosca in tutto l’Appennino settentrionale. La magnitudo è pari a 6.5, come il terremoto di Norcia del 30 ottobre 2016. Colpì un’area che ha conosciuto nei secoli diversi terremoti nelle sue varie porzioni: 1481 (Fivizzano), 1545 (Borgo Val di Taro), 1740 (Barga), 1834 (Borgo Val di Taro), 1837 (Ugliancaldo), tra i maggiori eventi storici.

Nel 1920 no, questa volta il terremoto distrusse contemporaneamente sia la Garfagnana sia la Lunigiana, non ci fu paese che non subì danni se non venne addirittura distrutto. Fu risentito in tutto il nord Italia fino al Friuli e a sud fino ad Ancona e Perugia.

Affidarsi alla fortuna non serve. La conoscenza del fenomeno è la chiave per la prevenzione

Per quella magnitudo le vittime furono relativamente poche. Sicuramente il fatto che sia avvenuto la mattina presto di settembre, con il sole già sorto e la popolazione attiva nell’agricoltura già nei campi a lavorare, ha salvato molte vite. Ma si ricorda anche come una scossa avvertita il giorno prima da molti ha avuto il suo effetto: molti infatti si trattennero all’esterno delle proprie case durante la notte e nelle ore successive e scamparono a morte sicura.

Oggi sappiamo che solo nella minima parte dei casi una scossa è premonitrice di scosse più forti, ma il comportamento della popolazione è la migliore dimostrazione della cultura sismica ben sviluppata in questa area, dove, al contrario di tante altre regioni in Italia, è molto radicata quella che chiamiamo “la memoria del terremoto”. Anche molti decenni dopo un forte terremoto, in Garfagnana e Lunigiana la popolazione ha sempre ben presente di vivere in un territorio sismico e che un forte terremoto può avvenire in qualsiasi momento. Questa è la prima e più importante regola per la riduzione del rischio sismico: la consapevolezza di essere esposti al fenomeno terremoto.

Questo elemento ci ricorda anche un altro elemento: dal terremoto ci si difende prima che questo si verifichi. Garfagnana e Lunigiana, e in generale la Toscana, possono insegnare a molti che la conoscenza del fenomeno è la chiave per la prevenzione e non serve affidarsi alla fortuna.

Difendersi dal terremoto è possibile.

 

 

Per un ulteriore approfondimento sul terremoto della Garfagnana e Lunigiana potete leggere l’articolo sul sito web di INGVterremoti.

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