Proseguono a grandi ritmi le operazioni di recupero delle ecoballe dal Golfo di Follonica. Sono oltre 12 quelle già individuate e portate in salvo grazie al lavoro della Marina Militare e delle buone condizioni del mare in cui si sono trovati ad operare.
La vicenda
Nel 2015, 56 ecoballe contenti plastica compressa trasportate dalla Motonave Ivy sono state disperse in mare. Dopo cinque anni, lo scorso 22 luglio 2020 è stato deliberato lo stato di emergenza, della durata di sei mesi, e Angelo Borrelli, capo dipartimento della Protezione Civile è stato nominato a coordinamento dell’intervento di recupero. Delle 56 balle di plastica, 16 sono già state recuperate incidentalmente da pescatori nel corso degli anni o si sono spiaggiate.
I rischi per l’ambiente
Le ecoballe di rifiuti sono una vera e propria bomba a orologeria biologica, come l’ha definite il sindaco di Piombino. Sono disperse in mare a largo dell’isolotto di Cerboli, nel tratto di mare fra l’Elba, Follonica e Piombino. È necessario togliere le balle di plastica compressa dai fondali del golfo di Follonica perché c’è il rischio che si sfaldino causando la dispersione di milioni di pezzi di plastica che potrebbero invadere le spiagge e le coste più belle di questo tratto di mare e di costa toscana. Fortunatamente questo rischio è stato scongiurato perchè le ecoballe ripescate sono ancora integre. Una volta recuperati, i rifiuti saranno smaltiti in discarica dall’azienda individuata dalla Regione Toscana.
Le operazioni di recupero
La Marina Militare ha schierato nelle acque del golfo di Follonica tre navi specialistiche e il Gruppo Operativo Subacquei del Comsubin che stanno operando con sonar per la ricerca subacquea, sottomarino a comando remoto (ROV), gru di sollevamento, camera di decompressione e sistemazioni logistiche, in grado di garantire, dopo il recupero in mare delle ecoballe, lo stoccaggio del materiale in attesa delle procedure di smaltimento.
L’operazione di recupero si articola in tre fasi: la ricerca e localizzazione dei contatti, l’identificazione dei contatti stessi e il recupero delle ecoballe. In particolare per quanto riguarda la terza fase avviene tramite l’immersione dei subacquei sui contatti identificati, l’inserimento dell’ecoballa nelle reti di contenimento, il sollevamento in superficie e l’imbarco della stessa sulla Nave Caprera.
Le criticità del mare
Trattandosi di un’operazione in mare, su questa influiscono le condizioni meteo marine, la visibilità e le correnti subacquee, oltre allo stato di rinvenimento delle ecoballe. Le prime ecoballe recuperate si trovano ad una profondità di 40-50 metri. Nel caso di materiale individuato ad oltre i 60 metri di profondità, la Marina Militare richiederà l’intervento di Nave Anteo che effettuerà il recupero mediante l’impiego dell’impianto integrato per immersioni profonde.
Il sistema di protezione civile in azione
Questa emergenza ha dimostrato, ancora una volta, le capacità d’intervento dell’intero sistema di protezione civile. Questa attività è, infatti, portata avanti con tutte le strutture operative che stanno lavorando insieme mettendo in campo le diverse professionalità per la buona riuscita delle operazioni. Oltre al Dipartimento che coordina le attività sono stati individuati, in qualità di soggetti attuatori, il Ministero della Difesa – Marina Militare, l’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale e la Regione Toscana. Il Ministero dell’Ambiente, l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (ARPAT) garantiscono il controllo e il monitoraggio ambientale. A supporto alle operazioni, nell’area portuale di Piombino, è stato poi istituito il Coa – Centro operativo avanzato.