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Viaggi /L'intervista

I turisti si riscoprono ‘cittadini temporanei’ con la vacanza long stay

Palumbo, Toscana Promozione Turistica: “Un’occasione per ripensare non solo i centri minori ma anche le città d’arte”. La vacanza lunga, legata anche alle opportunità dello smart working può offrire una nuova modalità di viaggio, più a contatto con le comunità e i luoghi

La vacanza fino allo scorso anno era diventata quasi sinonimo di stress. Si viaggiava a ritmi concitati, cercando di visitare più  destinazioni possibili in un breve lasso di tempo. Lo chiamavano ‘turismo mordi e fuggi’, appassionato sì ma breve quando due morsi ad un panino del fast food. Un viaggio che si consumava in fretta, due giorni a Firenze, due a Venezia, tre a Roma, un’altra manciata a Napoli e poi via, un nuovo aereo da prendere per il rientro verso casa. Mediamente il turista internazionale fruiva così dei nostri centri e delle città invase da un numero enorme di viaggiatori difficile da gestire. Città che fino a qualche mese fa provavano a trovare soluzioni per gestire i flussi ingenti di viaggiatori e che oggi, improvvisamente povere del turismo internazionale per la pandemia in atto, devono ripensarsi, anche nei modelli e nell’offerta.

Una crisi che diventa dunque opportunità per cambiare pelle. Ne è convinto anche il direttore di Toscana Promozione Turistica Francesco Palumbo che abbiamo incontrato a Suvereto, nel corso di una delle tappe della manifestazione itinerante “Un’altra estate”, promossa da Regione Toscana e Il Tirreno con l’obiettivo di sostenere il turismo turismo diffuso, soprattuto legato ai borghi, all’enogastronomia ed alle tradizioni dei luoghi. Un percorso avviato da qualche anno e che oggi ben si coniuga con le nuove esigenze dei viaggiatori che stanno prediligendo – anche in questa stagione solitamente legata al mare – anche i piccoli centri della campagna e delle zone più interne.Lo confermano anche i dati di Coldiretti che emergono da un’analisi condotta da Notosondaggi: 2 italiani su 3 faranno una pausa nei borghi, mete capaci di unire patrimonio naturale, paesaggistico, culturale ed artistico, oltre a regalare un ricco paniere di produzioni agroalimentari di qualità.

Francesco Palumbo, direttore di Toscana Promozione Turistica

Palumbo, da anni puntate sulla riscoperta dei piccoli centri. La domanda per queste destinazioni, a partire da campagna e borghi è in crescita?

Ho riscontrato un elemento positivo: Non c’è più differenziazione tra cittadini e turisti

“Per i borghi è una stagione fortunata. Lo abbiamo visto anche seguendo la manifestazione ‘Un’altra estate’ che da anni promuove questo tipo di turismo e di esperienza. Oggi con la situazione che stiamo vivendo legata al Covid possiamo scoprire e visitare luoghi che avremmo tenuto fuori dai nostri abituali itinerari che ci vedevano privilegiare le mete più note. E in questa nuova tendenza ho verificato anche un aspetto che reputo positivo: non c’è più una netta differenziazione tra cittadini e turisti. Questo significa turismo di qualità, il lusso oggi è nella modalità di fruizione delle esperienze.”

Il lusso è anche il privilegio di poter godere di una vacanza lunga. 

Abbiamo pensato: Chi non vorrebbe diventare cittadino toscano per 3, 4 o 5 mesi?

“Durante il lockdown abbiamo lanciato in Toscana l’offerta long-stay, orientata sulla lunga permanenza. Avevamo verificato che in una serie di comuni stava aumentando  la domanda per unire vacanze e lavoro, grazie alle opportunità dello smart working. Allora abbiamo pensato: ‘Chi non vorrebbe diventare cittadino toscano per 3, 4 o 5 mesi?’- Un’offerta che ben si presta anche a quelle località cosiddette minori (che poi minori non sono) e che offrono un costo accessibile di permanenza in bed&breakfast, agriturismi o alberghi. La pandemia ci costringe a ripensare modelli e offerte, integrando meglio forme di turismo più duraturo e sostenibile, legato al concetto di cittadinanza. Pensiamo ai viaggiatori che oggi potrebbero affittarsi uno spazio che diventi casa per un lungo periodo: chi non vorrebbe farlo anche a Firenze? E’ sì  questa un’occasione per i piccoli comuni ma mi auguro possa esserlo anche per le città d’arte”.

A proposito di Firenze. Con quale offerta si può riconvertire?

Diventare cittadini temporanei significherebbe contribuire alla ricchezza economica e sociale delle destinazioni

“Dobbiamo ripensare l’offerta delle città d’arte e la loro fruizione. In questo momento in centri come Firenze sono sofferenti il piccolo commercio, i ristoranti, i bar, gli hotel a cui mancano turisti che arrivavano da Asia, Nord America e Nord Europa, con capacità di spesa elevata Però ad esempio la lunga permanenza del turismo italiano potrebbe essere una prima risposta, da replicare poi in un momento successivo anche verso il viaggiatore internazionale. L’obiettivo è quello di stimolare forme di conoscenza diverse, diventando – come dicevo –  ‘cittadini temporanei’, che si integrino a fondo nella città e non solo la visitino per due o tre giorni. Questo consentirebbe di creare un rapporto diverso con la destinazione, contribuendone alla ricchezza economica e sociale. L’offerta  di lunga permanenza consente nuove forme di sostenibilità dei flussi turistici favorendo l’innovazione anche nei modi di fruizione della città di Firenze”.

Le prime prove si stanno già iniziando a fare con i borghi, come sta andando?

“Abbiamo degli ottimi feedback. La Toscana è la seconda destinazione in Italia per prenotazioni e la prima del centro Italia. Questo ci conferma le enormi potenzialità della destinazione che ci consentiranno di poter lavorare per ricostruire nuove offerte, congeniali ai territori e sostenibili.”

 

 

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