Aveva solo 16 anni Francesca Michielin quando vinse X-Factor nel 2011. Adesso, quasi dieci anni dopo, è al quarto disco dopo ‘Riflessi di me’ del 2012, ‘di20’ del 2014 e ‘2640’ del 2017. ‘FEAT’ pubblicato il 13 marzo, poco prima del lockdown, è un progetto che proprio nel momento in cui la quarantena ci separava tutti, si basava sull’importanza dell’incontro con gli altri. 11 canzoni, 11 ‘featuring’ con alcuni dei più interessanti musicisti italiani: Maneskin, Fabri Fibra, Elisa, Carl Brave, Max Gazzè, Giorgio Poi, Takagi & Ketra, Dardust, Fred De Palma, Coma Cose, Gemitaiz, Shiva. In questi mesi le sue hit come ‘Cheyenne’ o ‘Leoni’ ci hanno accompagnati, adesso è il momento di andare ad ascoltarle dal vivo.
L’8 settembre sul palco del teatro romano di Fiesole insieme a Francesca ci saranno il polistrumentista Francesco Arcuri e il percussionista cubano Ernesto Lopez. Un concerto dalle atmosfere electro-pop ma anche strutture melodiche dal sapore orchestrale e urban rock dalle mille sfaccettature multiculturali. La scaletta ripercorrerà la storia musicale di Francesca, dagli esordi, le canzoni più famose, fino ai brani dell’ultimo disco FEAT.
Ciao Francesca! Come stai? Non è un periodo facilissimo per voi musicisti questo
No però dai alla fine dalla crisi c’è una via d’uscita, siamo riusciti a costruire qualcosa di bello e particolare.
‘FEAT’ è uscito proprio poco prima del lockdown, paradossalmente l’idea del disco era proprio l’incontro con altri musicisti, come hai scelto queste collaborazioni?
É stato un insieme di incontri dettati dalla stima, dall’amicizia, dall’interesse, dall’attitudine comune. Anche artisti apparentemente distanti da me come genere musicale sono musicisti che ascolto e che mi piacciono. Alcuni testi li ho scritti io e li ho successivamente proposti a un artista di cui volevo avere una prospettiva specifica, in altri casi sono nati in studio dalla voglia provare a fare qualcosa insieme come nel caso di Elisa e Shiva. É stato tutto abbastanza voluto.
Ti racconto questa storia, nel momento in cui sono salita in macchina per andare al mare, ho acceso la radio e stavano trasmettendo ‘Leoni’ il tuo pezzo realizzato con Giorgio Poi, quindi per me quella è la canzone dell’estate 2020. Mi ha un po’ stupito questa collaborazione con Giorgio, mi sembra lontano dal tuo mondo
In realtà forse è quello più vicino. Io e Giorgio ci conosciamo da tantissimo tempo, conoscevo il suo primo progetto ‘Vado in Messico’, ci siamo sempre confrontati. Tempo fa aveva anche scritto un pezzo per me che poi non ho utilizzato. Insomma, abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto umano e di stima artistica, siamo sempre andati ai concerti l’uno dell’altro. Per FEAT gli ho detto che volevo fare una canzone con lui, ci siamo ascoltati un po’ di testi ed è nata ‘Leoni’.
In un’intervista hai detto che per te il pezzo più importante del disco è ‘Stato di natura’ realizzato con i Maneskin, infatti l’hai messo proprio in apertura, una dichiarazione, quasi un manifesto contro la violenza sulle donne
In ogni disco metto sempre una specie di manifesto programmatico all’inizio, proprio perché per me è fondamentale far capire all’ascoltatore qual è il mio stato d’animo in quel momento. Stato di natura è una canzone manifesto perché ha una serie di situazioni che vengono riproposte sul concetto di violenza verbale, libertà di espressione, rispetto della figura femminile. La canzone è anche molto potente musicalmente.
Le tue canzoni che io preferisco sono quelle che parlano d’amore. Oggi riflettevo sul fatto che l’amore da Dante Alighieri in poi (e forse anche prima) è davvero un tema infinito, potrebbero uscire altre mille canzoni e ci sarebbe sempre qualcosa di nuovo e diverso da dire. Volevo chiederti quanto c’è di te stessa nelle canzoni che scrivi?
Credo che per scrivere canzoni si debba vivere, questo è un presupposto fondamentale. Soprattutto per chi scrive testi questo periodo di lockdown è stato brutto perché non c’è stata la possibilità di incontrare molte persone, amici, ma anche semplicemente passanti con cui parlare. Sicuramente nei miei pezzi ho messo tanto di me. Ma essendo molto giovane spesso mi ispiro ai racconti dei miei amici, alle cose che leggo, ai film che vedo al cinema. Sicuramente c’è tanta vita privata, ma anche incontro e ascolto.
Quando hai vinto X-Factor avevi solo 16 anni, come sei riuscita a gestire il successo in tutti questi anni?
Mi fanno spesso questa domanda, sicuramente la cosa più difficile è stato il concetto di ‘responsabilizzazione’, come se in qualche modo io l’adolescenza me la fossi fatta ‘fuori’. La mia adolescenza non è stata tanto spensierata, mi sono dovuta responsabilizzare molto presto. Credo di aver recuperato la mia vita sociale, le mie esperienze e i miei viaggi una volta finite le superiori. Però alla fine l’ho sempre vissuto come un lavoro artigianale, ho sempre lavorato molto sui pezzi più che su me stessa. Non sono un’artista a cui interessa che la riconoscano per strada, mi interessa che le mie canzoni emozionino, che siano memorabili. Sono sempre stata molto riservata, vivo la mia professione con molto entusiasmo e parlare di ‘successo’ mi risulta sempre un po’ difficile.
Siamo molto felici di poter venire a Fiesole a sentirti suonare, cosa ci stai preparando?
Anch’io sono felicissima di venire a suonare a Fiesole, il teatro romano è un luogo pazzesco, sono onorata. É un set particolarissimo, non l’ho mai proposto prima. Siamo in tre sul palco tutti polistrumentisti. Io suonerò pianoforte, basso e anche l’armonium indiano, uno strumento insolito che non ho mai usato prima. Con me sul palco c’è Ernesto Lopez un bravissimo percussionista cubano e Francesco Arcuri che ha suonato con grandissimi musicisti come Vinicio Capossela che porta sul palco strumenti come la sega musicale. Ci sono tantissimi suoni particolari, è un concerto di musica nuda e cruda, sono molto gasata.