È il 1852 quando il giovane Leopoldo Alinari apre un piccolo laboratorio di fotografia a Firenze, in via Cornina, con spirito pioneristico: siamo infatti agli albori della diffusione dell’arte fotografica in Toscana, a cui Leopoldo si è avvicinato grazie all’incoraggiamento del calcografo Giuseppe Bardi. Due anni dopo, nel 1854, i due fratelli Romualdo e Giuseppe si uniscono alla società che sarà conosciuta come Fratelli Alinari e segnerà la storia italiana della fotografia.
La loro produzione iniziale si concentra sui monumenti, le vedute e i panorami prima delle città toscane e poi di tutta Italia, specializzando con il passare del tempo sempre di più nel ritrarre il patrimonio monumentale e le opere d’arte.
Nel 1863 si trasferiscono nel palazzo al numero 8 di via Nazionale – che dal 1987 viene ribattezzato in loro onore Largo Alinari – e qui aprono anche la Sala di Posa, l’atelier dedicato alla ritrattistica.
Negli anni in cui Firenze è capitale del Regno d’Italia (dal 1865 al 1871) il loro lavoro cresce e i loro scatti contribuiscono a tracciare il ritratto di una città che muta profondamente il suo aspetto, abbandonando l’antica cinta muraria per fare spazio agli attuali viali.
La fama dei Fratelli Alinari inizia a varcare i confini della Toscana e dell’Italia, tanto che vengono incaricati di immortalare le opere conservate alla Galleria dell’Accademia di Venezia, i dipinti di Raffaello alla Galleria Imperiale di Vienna e in seguito saranno il primo atelier fotografico ingaggiato dai Musei Vaticani e dal Louvre di Parigi. Le loro immagini segnarono un’epoca e contribuirono a far conoscere le bellezze e i tesori italiani in tutto il mondo.
Intanto però nel 1865 è morto a soli 33 anni Leopoldo: il suo posto viene preso dal figlio Vittorio, che dal 1890 dopo la scomparsa degli zii rimane l’unico a guidare la ditta, che ormai è diventato leader nel settore fotografico e celebre in tutta Europa, un ruolo consacrato all’Esposizione Mondiale di Parigi del 1900 dove gli Alinari vengono premiati per le loro fotografie, in particolare lo scatto dell’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano conservata agli Uffizi. Gli Alinari nel frattempo si sono ingranditi e hanno aperto negozi in città importanti, da Roma a Bruxelles, da Parigi a Venezia a Napoli.
La loro attività va avanti fino al 1920 quando Vittorio, a seguito della prematura morte di suo figlio Carlo, cede l’azienda a una società composta da un gruppo di intellettuali, nobili e imprenditori e nasce così la Fratelli Alinari IDEA (Istituto di Edizioni Artistiche). Un atto che segna la fine dell’attività familiare ma non dell’atelier, che nei decenni successivi si arricchisce di archivi importanti come Mannelli, Anderson, Brogi e molti altri, mettendo insieme la più estesa collezione esistente di fotografie su lastre di vite che documentano la storia d’Italia.
Una raccolta preziosissima che oggi fa parte della Fondazione Alinari per la Fotografia fondata dalla Regione Toscana e che presto sarà al centro anche di un Museo per la Fotografia che nascerà nei prossimi due anni a Firenze, per mettere questo incredibile patrimonio a disposizione di tutti.