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Spike Lee, nei giorni della protesta per la morte di George Floyd, parla agli italiani

Nel suo nuovo film ‘Da 5 Bloods – Come fratelli’, il regista torna sul tema delle discriminazioni dei soldati afroamericani nei conflitti bellici Usa e dichiara: “girare a Sant’Anna di Stazzema è stata una delle migliori esperienze della mia vita”

Spike Lee

Esce sulla piattaforma Netflix, venerdì 12 giugno, il nuovo film del regista afroamericano Spike Lee, Da 5 Bloods – Come fratelli. E’ la storia di quattro afroamericani, veterani della guerra in Vietnam, che tornano sui luoghi dove hanno combattuto per ritrovare i resti del loro caposquadra e un tesoro che hanno nascosto lì per molti anni. I quattro protagonisti si dovranno confrontare con i fantasmi del passato, con le forze della natura e con la pesante eredità del conflitto in quei luoghi.

E tornano, nel film di Spke Lee, le denunce sulle condizioni di vita dei soldati afroamericani che hanno preso parte ai conflitti bellici del loro paese, come già era avvenuto in Miracolo a Sant’Anna, pellicola del 2008, che ripercorreva la strage di Sant’Anna di Stazzema perpetrata dai nazisti sulla popolazione locale. Un film che ha riportato alla luce una drammatica pagina della storia italiana, nella quale si sono incrociati i destini dei contadini toscani con quelli dei soldati di colore, arrivati da oltreoceano. Nel suo nuovo film Spike Lee mette l’accento su come la popolazione afroamericana, una volta tornata in patria dopo aver combattuto per il proprio paese, invece degli onori, ha trovato solo odio e discriminazione.

Intervistato gli scorsi giorni da Arianna Finos, per Repubblica.it, Spike Lee ha dichiarato: “girare quel film in Italia è stata una delle migliori esperienze della mia vita da regista. Girando nei veri luoghi di Sant’Anna di Stazzema, dove la strage era avvenuta, ci ha convito e coinvolto emovtiamente. Essere lì dove le persone sono state assassinate, ci ha fatto sentire il loro spirito e il loro sostegno. Ed è stata una delle poche volte che ho potuto sperimentare una cosa simile”. (per guardare l’intervista clicca qui).

Mai come in questi giorni il cinema di Spike Lee torna ad essere di grande attualità, visto il dibattito, le forti proteste, le manifestazioni di piazza che si stanno tenendo in tutto il mondo, in seguito all’uccisione dell’afroamericano George Floyd, avvenuta lo scorso 25 maggio a Minneapolis a seguito delle violenze subite da parte delle forze di polizia. L’attualità ha riportato alla luce ciò che non avrebbe più dovuto accadere. Vicende di violenza e razzismo come quella al centro del film di Spike Lee, Fa la cosa giusta, dove si raccontava della morte per soffocamento, causata dalla polizia, dell’afroamericano Radio Raheem, personaggio immaginario ma ispirato alla vera storia del writer di colore Michael Stewart, venticinquenne picchiato fino ad essere ucciso nel 1983, da agenti della polizia newyorkese, solo per aver messo la propria firma su un muro della stazione della metro della First Avenue.

Il regista premio Oscar alla carriera nel 2015, autore di film che hanno fatto la storia del cinema, come Lola Darling, Malcom X, Fa la cosa giusta, La 25° ora, Inside ManBlacKkKlansman, solo per citarne alcuni, nella video-intervista lancia anche un messaggio agli italiani: “quello che voglio dire ai fratelli italiani è che il razzismo esiste in tutto il mondo. Guardate cosa accade nelle vostre città, come sono trattati gli africani e cosa devono affontare: i razzismi non sono solo negli Stati Uniti”. Un vero appello ad unirsi alle proteste in corso in questi giorni, alle battaglie che il regista ha in qualche modo espresso, in diverse forme, in tutti i suoi film, affinché cessi ogni forma di discriminazione e violenza in generale e nei confronti delle persone di colore.

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