La didattica a distanza “non è didattica”, “non è vero che funziona”, “è stato ed è un esperimento fallimentare”. Lo scrivono alcune docenti dell’istituto comprensivo le Cure di Firenze, in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, per chiedere garanzie sul rientro in classe a settembre.
Quella che viene chiamata didattica a distanza, sostengono le docenti, “è un canale per continuare ad avere un rapporto in qualche misura umano con i nostri studenti e le loro famiglie, ma non certamente per garantire il diritto costituzionale per cui si è combattuto”. “Non è uno strumento democratico – si legge ancora nel documento – non garantisce alcune partecipazione”.
Le famiglie, si afferma ancora, sono state caricate di “di responsabilità e competenze che non dovrebbero avere e che non hanno”, e in questo momento “sono in grande difficoltà”. “Dal 4 maggio – aggiungono le docenti – saranno tante le attività che riprenderanno, non ci sogneremo mai di chiedere di rientrare ora ma ci sfugge il motivo per cui, insieme a ristoranti, musei, biblioteche, non si sia pensato almeno alle classi termine di ogni ordine e grado”.
“Non chiediamo di tornare domani tra i banchi di scuola – affermano ancora le docenti – ma chiediamo una certezza per il futuro. Chiediamo che a settembre dirigenti scolastici, insegnanti e famiglie possano riascoltare il suono della campanella. Chiediamo informazioni certe dalla commissione di lavoro e dalla nostra ministra”. “Quello che stiamo togliendo ai nostri bambini, alle nostre bambine – si afferma ancora nella lettera -, ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze, non sarà più recuperabile domani”.