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Il Covid, la musica e il nuovo disco con Edda: intervista a Gianni Maroccolo

‘Vivo da sempre il presente, non ho aspettative e non contemplo la speranza’ uno dei rocker più indomabili della scena italiana ci offre il suo punto di vista sull’attuale situazione del mondo musicale

Gianni Maroccolo - © Antonio Viscido

Gianni Maroccolo non ha certo bisogno di presentazioni. È una delle personalità più importanti del rock italiano, con il suo basso Fender ha lavorato con Litfiba, Cccp, poi Csi e infine Prg, Marlene Kuntz e molti altri. Compositore prolifico e instancabile nel 2004 ha dato il via a una serie di progetti solisti. Insieme al suo ‘amico di scorribande musicali’ Stefano Rampoldi in arte Edda ha da poco ‘regalato’ al suo pubblico il disco ‘noio; volevam suonar’ realizzato in piena quarantena. Il 17 giugno arriva anche ‘Alone vol. IV ‘ con la partecipazione di una serie di ospiti davvero speciali: Don Backy, Matilde Benvenuti, Giorgio Canali, Flavio Ferri dei Delta V, Umberto Maria Giardini, L’Aura, Teho Teardo e il ritorno, appunto, di Edda, già ospite del vol. I.

Ecco la nostra intervista.

Ciao Gianni, il mondo della musica sta attraversando un grave crisi, non sappiamo quando potremo tornare a vedere un concerto. Nei giorni scorsi si sono moltiplicati gli appelli dei cantanti per sensibilizzare il Governo sul problema. Tu non hai aderito, come mai?
Penso che il Governo, almeno fino a qualche giorno fa, avesse da gestire altre priorità più impellenti e che tutto sommato il mondo dello spettacolo e dello sport, potessero attendere. Insomma stava accadendo (e in parte accade) qualcosa di molto grave e doloroso e non mi sentivo di richiedere o pretendere qualcosa in un momento dove c’erano persone molto più in difficoltà di me. questo non significa che non ritenessi legittimi appelli e richieste per il mio/nostro settore; ho pensato che era meglio che in emergenza pensassero prima agli altri.

Il ministro Franceschini nei giorni scorsi ha dichiarato di voler fare una ‘Netflix’ della cultura, un termine che fa inorridire tutti gli amanti dell’arte e della musica. Tu cosa ne pensi? 
Non riesco a decifrare ancora Franceschini. È intelligente e preparato, ma forse poco adatto a fare il ministro della cultura. L’ipotesi di una Netflix della cultura la trovo inutile e soprattutto lontana dalle reali necessità di chi prova a fare arte e cultura. Invece di grandi proclami basterebbe fare poche cose anche più semplice come ad esempio permettere alla Siae di utilizzare il fondo di solidarietà bloccato da anni per cavilli burocratici.

La cosa peggiore di questa situazione è l’impossibilità di sapere cosa accadrà nel futuro, se ne usciremo, quando e come. Il coronavirus ci obbliga a un eterno presente, io mi chiedo quanti danni riporteremo, psicologicamente intendo
Vivo da sempre il presente, non ho aspettative e non contemplo la speranza. I danni inevitabilmente ci saranno. Dovremmo tirarci su le maniche per l’ ennesima volta e ricostruire. Non sarà facile per nessuno, ma non temo il futuro.

Senza voler essere troppo tragici, in questa situazione siamo dei privilegiati, possiamo guardare film, ascoltare musica. Penso che nonostante tutto la musica non si fermerà, gli artisti continueranno a comporre e sarà interessante a distanza di anni vedere come il virus si ripercuoterà sull’arte e sulle opere dei musicisti. Tu stai lavorando a qualcosa in questi giorni?
Per fare musica non è propriamente un lavoro. lo faccio tutti i giorni e non sempre finalizzato ad un progetto. In questo senso la “quarantena”, ad eccezione dell’ annullamento di tutti i concerti previsti da primavera a ottobre, la mia vita non è cambiata molto.

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Come nasce l’idea di realizzare un disco insieme a Edda? Come rispondi alle critiche di chi dice che la musica non va mai ‘regalata’ perchè si svaluta il lavoro di tante persone che lavorano duramente in questo settore?
Proprio nel periodo di clausura io e Stefano si è deciso di fare un disco insieme. Da tempo ci eravamo ripromessi di farlo e lo abbiamo fatto. Con pochissimi mezzi tecnici e a distanza. Stavamo lavorando alla rivisitazione di “Sognando” di Don Backy, per alone IV e a quel punto nel giro di poche ore l’idea di un disco insieme. Solo dopo qualche giorno la scelta condivisa di regalare l’ album. Ci chiedevamo cosa avremmo potuto fare, quale contributo mettere a disposizione in un momento di grande difficoltà. Beh cosa possono fare due musicisti in casi simili se non fare musica ?! E, nel nostro caso, regalarla a chiunque lo desideri. Così è nato “noio; volevam suonar”. Un modo come un altro di fare la nostra parte. E colgo l’occasione per ringraziare la Contempo Records di Firenze che ha deciso di supportarci pubblicando il disco oltre che in digitale, anche in cd e vinile. Un grande sforzo economico in tempo non certo facili.

Foto di Antonio Viscido

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