Buoni spesa, pacchi di cibo consegnati dai volontari e donazioni dei privati. L’ordinanza per l’emergenza alimentare – che stanzia 400 milioni di euro destinati alle famiglie più in difficoltà, che per colpa dell’emergenza Coronavirus non riescono più a fare la spesa – prende corpo ieri dopo una lunga giornata di trattative tra l’Anci e il governo per fare in modo che nessuno rimanga escluso e che, soprattutto, la ripartizione dei fondi rispetti davvero le esigenze dei territori.
Secondo i dati resi noti da Anci, alla Toscana saranno assegnati in tutto 21,4 milioni di euro. Nel dettaglio a Firenze andranno 2 milioni di euro, a Prato 1 milione di euro, 883mila euro a Livorno, 502mila euro a Pistoia, 440mila a Massa, 350mila a Carrara, 470mila a Lucca, 464mila euro a Grosseto.
“Non vogliamo lasciare nessuno da solo e abbandonato a se stesso, siamo tutti nella stessa barca” aveva sottolineato il premier Giuseppe Conte annunciando sabato sera la misura, che sarà in vigore già da lunedì. Il provvedimento è già alla Ragioneria di Stato per la bollinatura anche se l’Anci già dice che servirebbe almeno un miliardo, perché i 400 milioni bastano si e no fino al 15 aprile.
“C’è un contributo che viene dato ai Comuni e la possibilità di aggiungere donazioni per la solidarietà – ha spiegato il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli in conferenza Stampa – si tratta di buoni spesa per derrate alimentari e la gestione sarà a cura dei servizi sociali”.
Ma come avverrà la distribuzione? I fondi potranno essere utilizzati dai Comuni in due modi: o attraverso dei buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari presso una serie di esercizi commerciali contenuti in un elenco pubblicato da ogni amministrazione, oppure per comprare direttamente generi alimentari i prodotti di prima necessità. Sul valore dei buoni spesa è ancora in corso tra i tecnici dell’Anci la definizione dei criteri che dovranno poi definire sia l’importo sia la quantità assegnabile ad ogni nucleo familiare. A distribuire i pacchi spesa, come ha detto Borrelli, saranno invece i volontari appartenenti al terzo settore. Ai beni distribuiti dallo Stato si aggiungeranno poi le eventuali donazioni dei privati: singoli cittadini, produttori o distributori alimentari.
Ad individuare la platea dei beneficiari saranno invece i servizi sociali di ogni singolo Comune, che dovranno selezionare tra “i nuclei familiari più esposti agli effetti economici” e tra quelli “in stato di bisogno”, per soddisfare “le necessità più urgenti”. C’è però un ulteriore elemento che andrà tenuto in considerazione: l’ordinanza prevede infatti che prioritariamente debbano essere aiutare quelle famiglie che non percepiscono già “un sostegno pubblico”: dunque prima chi non riceve già il reddito di cittadinanza o altri aiuti come il reddito d’inclusione.
Lo conferma il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. “I buoni spesi non riguarderanno i beneficiari del reddito di cittadinanza, dobbiamo rivolgerci a persone indigenti, cosa che verrà gestita direttamente dai Comuni”. Quanto alla ripartizione, l’80% dei fondi – 320 milioni – verrà distribuito in proporzione alla popolazione residente in ogni singolo comune mentre il restante 20% (80 milioni) verranno distribuiti in base alla distanza tra il valore del reddito pro-capite di ciascuno degli oltre 8mila comuni italiani, calcolato sulla base della dichiarazione dei redditi del 2017, e il valore medio nazionale “ponderata per la rispettiva popolazione”.
“Nessuno resterà solo. Lo abbiamo sempre detto dall’inizio di questa emergenza, ci siamo adoperati per sostenere chi è in difficoltà e ora avremo anche risorse per poter aiutare chi con la crisi attuale non ha i mezzi economici per sostenere la propria famiglia” ha commentato il presidente di Anci Toscana e sindaco di Prato Matteo Biffoni.
“Come Presidente Anci Toscana insieme ai colleghi di Anci e al Presidente De Caro abbiamo lavorato per fare una richiesta puntuale al Governo – afferma Biffoni – dobbiamo garantire il sostentamento a tutti, anche a coloro che ad oggi non hanno avuto bisogno dei servizi sociali ma che davanti a una emergenza sanitaria ed economica si ritrovano senza alcun sostegno economico”.